[Cerchio] Torino. Antirazzisti da Eataly

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Author: Federazione Anarchica Torinese - FAI
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To: cerchio
Subject: [Cerchio] Torino. Antirazzisti da Eataly
Torino. Antirazzisti da Eataly

Una domenica sera diversa dalle altre ad Eataly, il supermercato del gusto
di via Nizza. Un folto gruppo di antirazzisti, dopo aver disseminato in
giro flier con brevi testi sulle disperate lotte degli immigrati chiusi
nei CIE di Torino, Milano, Bologna, Roma, Bari, hanno aperto uno
striscione contro i Centri per immigrati senza carte, dove sono quotidiani
i soprusi e le violenze contro chi resiste alla deportazione.
Una nuova legge razzista ha stabilito che i “clandestini” possano esservi
rinchiusi sino a sei mesi, triplicando così la prigionia amministrativa di
uomini e donne colpevoli di essere nati in paesi poveri e di aver tentato
di fuggire la miseria, la guerra, la fame.
Gli antirazzisti hanno attraversato il supermercato/ristorante
distribuendo volantini che sollecitavano chi stava gustando manicaretti a
riflettere sulla condizione dei tanti che in questi giorni rifiutano il
cibo, si cuciono la bocca, si tagliano urlando la loro voglia di libertà.
Urla nel silenzio. Un silenzio che è urgente rompere.
Numerosi frequentatori di Eataly hanno plaudito l’iniziativa ed espresso
solidarietà agli immigrati in lotta.

Qui i flier sulle lotte nei CIE: http://piemonte.indymedia.org/article/4464

Di seguito il testo del volantino distribuito.

Siamo quello che mangiamo?

Se immaginassimo uno straniero che, ignaro sugli usi del nostro paese, si
facesse oggi un giro in questo supermercato del gusto, certamente si
farebbe l'idea di una società civile e raffinata, ove ciascuno è libero di
soddisfare come preferisce i propri appetiti e desideri. Purtroppo le cose
non stanno così, e gli stranieri in particolare non se la passano affatto
bene.
Per questo siamo qui oggi, affinché nessuno si dimentichi che questi
privilegi sono possibili solo al prezzo di vergognose diseguaglianze,
sulle quali non è più possibile tacere. Non è un mistero per nessuno che
ormai la stragrande maggioranza dei lavori più bassi e faticosi, dalla
raccolta nei campi alla cura dei nostri anziani, dai cantieri edili alle
pulizie, siano lasciati agli immigrati. Mal pagati, sfruttati e denigrati
dai padroni italiani, sono costretti a vivere a testa bassa in cambio
delle nostre briciole, col ricatto costante di essere trovati senza
documenti ed essere trattenuti in un CIE. In questi luoghi i pestaggi da
parte della polizia sono all'ordine del giorno, come le omissioni di
soccorso del personale medico e gli psicofarmaci nascosti nel cibo per
provocare un sonno lungo e silenzioso. Con le nuove normative in materia
di sicurezza ora la prigionia è stata prolungata fino a sei mesi; poi c'è
l'espulsione coatta.
E tuttavia questo regime di paura e segregazione non sembra togliere
l'appetito agli italiani.

In questi ultimi giorni, da quando i reclusi del Centro di Lampedusa hanno
deciso di ribellarsi e bruciare quel lager, in molti CIE si susseguono
rivolte e gesti disperati, da Malta a Milano, da Bologna a Gradisca
d'Isonzo. A Torino alcuni detenuti del CIE di Corso Brunelleschi si sono
tagliati per protesta, qualcuno ha ingerito delle batterie e ne è rimasto
avvelenato, qualcuno prosegue lo sciopero della fame e della sete, un
altro ha cercato di impiccarsi, un altro ancora siccome ha reagito contro
il poliziotto che gli toccava la ferita è stato arrestato e trasferito in
carcere. A Bari si sono cuciti le labbra, a Roma dopo l'ennesimo morto i
reclusi di Ponte Galeria sono entrati tutti in sciopero della fame. Il
ragazzo algerino diceva di sentirsi male, ma il medico non l'ha voluto
visitare, e gli è stato risposto che le medicine poteva andarsele a
prendere al suo paese. È stato picchiato dalla polizia e il giorno dopo,
giovedì mattina, è stato trovato morto.

Non staremo a guardare mentre politici di destra e di sinistra varano
leggi razziste e diffondono parole di odio e persecuzione. Non ci
rassegneremo all'indifferenza dei più, né al silenzio imposto
dall'informazione di regime, perché non possiamo più sopportare di vedere
gente perbene che assapora delizie mentre altri ingoiano ferri e sono
costretti allo sciopero della fame per essere ascoltati. Chiedono di
essere lasciati in libertà, ed hanno bisogno del nostro aiuto. Siamo
sicuri che tra un bicchiere di vino biologico ed un risotto equo e
solidale in molti avranno lo scrupolo di riflettere su questi fatti
gravissimi che succedono con sempre più drammatica frequenza. Qualcuno
forse ci griderà contro, altri vorranno sapere come fare qualcosa, nessuno
in ogni caso potrà rifiutarsi di fare un piccolo esame di coscienza.
Se a ragione si dice spesso che siamo quello che mangiamo, non possiamo
più nascondere ai nostri occhi quel confine sempre più netto che separa
chi ha tutto da chi non è niente, chi è libero da chi è schiavo.

Chiudiamo i lager!
Solidarietà con tutti gli immigrati in lotta per la libertà!

Assemblea Antirazzista di Torino
assembleaantirazzistatorino@???