Cari colleghi di criticalmasse
L'infame qui presente, pur autosospeso dalla lista (per esigenze
dettate dalla mancanza di autocontrollo sulla propria aggressività)
sente l'esigenza di alcune necessarie puntualizzazioni, prima dei
saluti (definitivi?).
In primo luogo per me la CM è un mezzo, non un fine. Un veicolo per
"portar fuori" idee sulla mobilità, non una vetrina per mettere in
mostra un'ortodossia militante. Uno strumento di comunicazione con
tutti quelli che, là fuori, possono aver voglia di comunicare, di
interrogarsi, di capire.
Aggiungerei che trovo abbastanza rudimentali le chiavi di lettura
riduzioniste che pretendono di vedere solo bianco o nero, fascismo o
antifascismo, giusto o sbagliato. Il mondo là fuori, volenti o
nolenti, è fatto al 99% di zone grige, di persone in cerca di una
collocazione ideale e politica, di individui cui una vita di lavaggio
del cervello televisivo e sociale ha piantato nel cervello idee
sbagliate.
Con queste persone va cercato e trovato il modo di comunicare, di
dialogare, senza accomunarli tutti a quell'1% residuale di
fascionazisti "duri e puri" coi quali non è possibile alcun confronto
che non sia quello dello scontro fisico. "Comunicare" che si sviluppa
in varie fasi, la prima delle quali passa attraverso l'esperienza di
"qualcosa di completamente diverso", come può essere la critical mass.
Un'esperienza che, a mio parere, "apre la testa" delle persone a tutta
una serie di istanze che sono di per sé all'esatto opposto del
fascismo.
Io ritengo che su questa "funzione comunicativa" della CM non ci sia
comunità di vedute e d'intenti, o meglio non siamo d'accordo sul
comunicare "cosa", sul "come" e su "a chi".
Sul "cosa" comunicare mi sembra che un'esigenza primaria emersa dalla
discussione sia quella di "identità", ovvero esibire all'esterno la
propria collocazione politica ed usare la massa critica (che è sempre
"troppo massa" e "troppo poco critica") per rimarcare un antagonismo
conflittuale e poco incline alla dialettica. Il senso di questo tipo
di messaggio si potrebbe riassumere in "o sei con me, o sei contro di
me". Personalmente, oltre a non avere alcuna appartenenza da esibire,
trovo questo approccio decisamente sterile e volto a produrre solo
spaccature e divisioni. L'antitesi di quel dialogo che invece mi
interessa instaurare.
Dalla scelta del "cosa" comunicare ne discendono forme e modi, che non
di rado assumono i connotati della provocazione gratuita (come, ad
esempio, quando si "libera" una strada per un tempo irragionevolmente
lungo). In questo caso i destinatari della comunicazione ricevono un
messaggio puramente conflittuale, che molto difficilmente li
avvicinerà alle istanze della ciclabilità urbana.
La mia percezione è che fin dall'inizio questi due approcci, queste
due "anime", siano convissute più o meno pacificamente in seno alla CM
romana, ma che in tempi recenti l'allargamento della partecipazione
"meno critica" abbia fatto perdere terreno ai fautori dell'approccio
"conflittuale", innescando richieste di maggior "identificazione".
Questa è l'analisi, sulle possibili soluzioni ci si sta interrogando,
io posso immaginare tre possibili scenari.
Nel primo prevale la corrente "oltranzista", e si produce una massa
critica meno "massa" e più "critica", sul lungo periodo si innescano
conflitti anche violenti che allontanano i residui "moderati" e
riducono ulteriormente la partecipazione.
Nel secondo prevale l'opzione "acritica", la massa cresce di numero ma
perde progressivamente coscienza di sé finendo con l'invadere le
strade senza costrutto e senza portare più alcun messaggio. Anche
quest'opzione si conclude con la fine della critical mass, per
esaurimento della spinta ideale.
La terza possibilità consiste nel trovare la via di mezzo che salvi
capra e cavoli, come è stato fin qui. A me pare che la richiesta di
maggior caratterizzazione politica della cm vada più nella direzione
del "primo scenario" che del terzo, come pure l'insostenibile
dilazionamento dell'orario di partenza nella direzione del secondo. Ci
sarà da lavorare duro per evitare derive nell'una o nell'altra
direzione.
Varie ed eventuali
1) all'ultima cm ho ritenuto del tutto inutile percorrere le vie
deserte di Garbatella. Mi sono chiesto a che pro, cosa stessimo
comunicando e a chi, e non ho trovato risposte.
2) l'idea dei "mini video" ispirati ad "Italia uno" mi produce un
profondo ribrezzo, ci leggo il segno di una sudditanza ormai
introiettata all'onnipresente dominio mediatico berlusconiano. In
questo caso davvero "il mezzo è il messaggio", usare le forme
comunicative del proprio avversario significa implicitamente ammettere
la propria sconfitta.
3) E' da un bel po' che l'esperienza critical mass va perdendo di
originalità ed inventiva, e mi dispiace di non poter portare in questo
senso alcun utile contributo.
Disclaimer:
Quanto sopra è stato scritto ai soli fini di precisare il mio
pensiero, non vuole essere il punto di partenza di una discussione. Ho
sentito l'esigenza di metterlo per iscritto, ma non risponderò a
domande in merito, se non privatamente.
Se volete commentatelo, ma non rispondendo direttamente.
L'infame saluta
--
Marco Pierfranceschi
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Mammifero Bipede
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"Tutti pensano a cambiare il mondo,
ma nessuno pensa a cambiar se stesso"
L. Tolstoj