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Aihe: [NuovoLab] L'8 marzo per la difesa del lavoro delle donne, per l'autodeterminazione, contro la violenza e il razzismo





L'8 marzo per la difesa del lavoro delle donne,
per l'autodeterminazione, contro la violenza e il razzismo









Il Governo sta giocando una crociata razzista e xenofoba contro i migranti, che strumentalizza la violenza contro le donne per alimentare una rappresentazione collettiva isterica e fuorviante sul tema della sicurezza. L’obiettivo è di mistificare la realtà e spostare l’attenzione da una verità statistica incontrovertibile: la violenza sulle donne avviene molto più spesso dentro l’ambito familiare che ad opera di sconosciuti. Questo approccio aumenta l’intolleranza e la paura e non affronta il tema dei rapporti di potere nella nostra società, ignorando le tensioni culturali, sociali e economiche del paese, di cui le donne - a casa, nella società e nel lavoro - sono le prime vittime. (...)
La Cgil nazionale - insieme a Cisl e Uil - ha deciso di dedicare l’8 marzo alla violenza contro le donne, diffondendo un manifesto che recita “diamoci un taglio”. Noi, donne delle Rete28Aprile, partecipiamo a questa battaglia contro la violenza contro le donne, contro il razzismo e contro l’intolleranza, ma non condividiamo la scelta unitaria della Cgil e non comprendiamo come questo 8 marzo l’iniziativa possa ridursi a un manifesto e soprattutto come si possa tacere sull’attacco durissimo che le donne stanno subendo sui temi del lavoro.

Le misure del Governo e della Confindustria contro il lavoro puntano, infatti, con particolare accanimento a mettere in discussione i diritti delle donne.

1. La controriforma del sistema contrattuale indebolisce il contratto nazionale di lavoro e rinvia gli aumenti salariali all’incremento della produttività. Questo finirà per aumentare orari e ritmi di lavoro, allargando i già altissimi differenziali salariali tra uomini e donne.


2. Le donne - che già prima avevano i salari più bassi e le condizioni di lavoro peggiori e più precarie - stanno pagando oggi un prezzo durissimo a causa della crisi economica, a cominciare dal settore tessile - già duramente provato dalle delocalizzazioni e da una crisi strutturale di lungo periodo - e in tutti i settori industriali e manifatturieri, dove spesso sono proprio le donne le prime a entrare in cassa integrazione o a perdere il posto di lavoro.



3. Nel settore pubblico, nella scuola e nella sanità, il Governo ha tagliato centinaia di migliaia di posti di lavoro femminile. Sono soprattutto donne quelle che nella pubblica amministrazione il ministro Brunetta chiama “fannulloni”. Sono soprattutto donne quelle che pagheranno per l’introduzione del cosiddetto “maestro unico”. Si usano termini maschili e si pretende che siano neutri, ma a pagare sono prima di tutto le donne.



4. Il modello sociale di convivenza proposto dal Governo è dominato dal mercato e da una cultura familista e regressiva. La bilateralità - oltre a stravolgere il ruolo del sindacato - smantella lo stato sociale universale e pubblico; il Libro Verde taglia i servizi sociali erogati dallo Stato e li demanda al mercato e alle famiglie, cioè alle donne, su cui ancora oggi ricadono quasi esclusivamente le responsabilità di cura dei figli e degli anziani.



5. Una serie di leggi e di proposte normative danno, poi, la misura di quanto il Governo si accanisca contro le donne:
• l’abrogazione della legge che impediva la pratica delle dimissioni in bianco, utilizzate dai padroni soprattutto contro le donne in gravidanza, è stata inutile e sbagliata;
• l’aumento dell’età pensionabile - ora per le donne del pubblico impiego, domani per quelle del settore privato - è ingiusto e discriminante;
• l’eliminazione della norma che impedisce il lavoro notturno delle donne in gravidanza e durante il primo anno di vita dei figli sarebbe criminale.



Per tutte queste ragioni, per noi è importante oggi riprendere la parola sul tema del lavoro e mettere al centro della nostra iniziativa, non soltanto il tema importantissimo della violenza, ma anche le condizioni materiali e di vita delle donne, a partire dalla difesa dei diritti e dalla lotta alla precarietà.



L’8 marzo celebra le conquiste sociali, politiche ed economiche delle donne e tradizionalmente commemora l'incendio della fabbrica Triangle, che a New York nel 1911 costò la vita a oltre 100 giovani operaie di origine italiana e dell'est europeo e a seguito del quale vennero varate nuove leggi sulla sicurezza sul lavoro.

Oggi, per noi, l’8 marzo è una occasione per dire al Governo e alla Confindustria che non possono cancellare i nostri diritti, non possono usare le nostre vite, non possono limitare la nostra autonomia e la nostra libertà.



RETE28APRILE
5 marzo 2009








PS: Cremaschi: "No ai tagli sulle pensioni"











Sabato 07 Marzo 2009 19:01


11 miliardi è l'attivo dell'INPS.
La stessa Unione Europea che ha mostrato ridicola impotenza sulla crisi,
chiede tagli alle pensioni.
No alla proposta e no a questa Europa.


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