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Aihe: [NuovoLab] TRIESTE:DON GALLO, la droga non si batte con la tolleranza zero.
MERCOLEDÌ, 04 MARZO 2009

    



/Pagina 13 - Trieste/



IL SACERDOTE A TRIESTE IN VISTA DELLA CONFERENZA NAZIONALE SULLE
TOSSICODIPENDENZE



LA DENUNCIA



«In Italia impennata autoritaria: si vuole solo controllare, non
sradicare nei giovani l’assenza di futuro»



Don Gallo: la droga non si batte con la tolleranza zero










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La tolleranza zero nei confronti di chi fuma uno spinello fa parte di un
più ampio disegno di controllo e repressione, deciso dai poteri forti,
per colpire le fasce meno protette della popolazione.
Affermando questo concetto, ieri sera alla Casa delle Culture di via
Orlandini don Andrea Gallo, presidente della Comunità di San Benedetto
al porto di Genova, non poteva trovare platea e contesto più adatti per
accattivarsi ulteriori simpatie, semmai ce ne fosse stato bisogno.
Rivolgendosi a una piccola folla, raccoltasi in preparazione della
quinta Conferenza nazionale sulle tossicodipendenze organizzata dal
Governo e in programma a Trieste il 12, 13 e 14 marzo prossimi, don
Gallo - un «ultraottantenne che lotta ancora» ha voluto autodefinirsi -
come sempre non ha fatto sconti. Impegnato per la pace e nel recupero
degli emarginati, chiedendo anche la legalizzazione delle droghe
leggere, l’ospite, che si appresta a festeggiare in luglio il mezzo
secolo di sacerdozio, ha parlato della «presenza di un partito
trasversale a tutti i gruppi, pragmatico, che sta sorgendo per
controllare tutto». Nel 2006 don Gallo si fece multare, compiendo una
disobbedienza civile, fumando uno spinello nel palazzo comunale di
Genova, per protestare contro la legge sulle droghe.
«Volete sapere qual è la mia sintesi sul problema degli stupefacenti nel
nostro Paese?», ha chiesto ai presenti: «La risposta è semplice, si
tratta di strage mafiosa. Che per giunta - ha proseguito - si sta
perpetuando da 30 anni». Vulcanico e coinvolgente, don Gallo non è
riuscito a rimanere all’interno del tema della serata, durante la quale
gli organizzatori hanno affermato che «la conferenza voluta dal Governo
non sarà il luogo di un approfondito e partecipato dibattito. Perciò -
hanno precisato - costruiremo iniziative e dibattiti alternativi con
coloro che saranno presenti in quei giorni a Trieste». «L’impennata
autoritaria alla quale stiamo assistendo - ha sostenuto don Gallo - non
è solo un modo per catturare l’opinione pubblica, ma risponde alle
necessità di un disegno politico ben preciso e molto più ampio.
L’essenziale è invece cercare di sradicare dalle generazioni più giovani
l’assenza di futuro - ha dichiarato - perché oggi è questo il principale
problema. L’assenza di tolleranza – ha continuato il sacerdote – è
rivolta a tutti e scattano subito le procedure d’urgenza per affrontare
qualsiasi problema. Chi governa - ha insistito - vuole controllare tutto
ciò che va fuori controllo, vuole che tutti noi diventiamo solo fattori
di produzione, all’interno di un processo di normalizzazione che non
prevede sbavature».
L’appuntamento è stato aperto dal consigliere comunale dei Verdi per la
pace, Alfredo Racovelli, il quale ha denunciato «la volontà di questa
classe politica di sfasciare il sistema sanitario pubblico, cominciando
dal Sert». Il medico del lavoro Gianni Cavallini ha criticato il sistema
sanitario attuale «che si occupa solo di chi soffre di malattie acute,
mentre tutti gli altri devono arrangiarsi restando a casa, salvo i casi
di chi può permettersi di affrontare privatamente le spese di ricovero.
Questa - ha aggiunto - è una privatizzazione di fatto». Franco Rotelli,
direttore generale dell’Azienda per i servizi sanitari, ha affermato che
«all’interno dell’azienda sanitaria locale è in atto uno sforzo per
resistere a questo processo di involuzione». Spaziando anch’egli,
Rotelli ha evidenziato che «non è detto che, chiudendo la Ferriera di
Servola, il destino dei lavoratori sarà migliore».
/*Ugo Salvini*/