Szerző: SILVERIOTOMEO Dátum: Címzett: social forum Tárgy: [Lecce-sf] clan e superclan
Da anni avevo prima definito una lobby l'entourage dell'ex senatore Giovanni Pellegrino, poi in corso d'opera un vero clan, adesso una sottocosca parallela leccese del PD, partito a cui peraltro l'ineffabile presidente a fine mandato della provincia di Lecce neppure aderisce, per narcisismo, personalismo, finta modestia da finto letterato. E' noto che Giovanni Pellegrino non proviene dalla sinistra storica ma da un presunto ambiente radical-socialista, che sarebbe più proprio chiamare social-massone. A Lecce - città di appena centomila abitanti - esistono (mi diceva un vecchio avvocato socialista) due logge principali, e una di queste ne ha altre tre come diramazioni: in tutto quattro logge ufficiali, più eventuali logge coperte. Ciò presumibilmente ha a che fare con peculiarità leccesi, dall'ottocento all'inurbamento e alla bilding formativa delle classi dirigenti del secondo dopoguerra. Non è un caso che a Lecce il blocco urbano resiste anche a livello elettorale, mentre il blocco rurale e agrario è entrato in crisi, per nostra fortuna, dopo Mani pulite e la crisi (per alcuni il tramonto) della Repubblica. Tutto ciò che trovò da dire in pubblico Pellegrino ("Pellegrin che vien da Lecce", secondo un bestiario di Pansa) fu che la massoneria era una specie di dopolavoro.Tutti i suoi coevi di età sanno questo, quindi la cosa è di dominio pubblico, non è una diceria dell'untore. Mi disse all'epoca l'attuale vicepresidente della Regione Puglia che anche i massoni leccesi erano stati antifascisti (forse male interpretando l'ultimo intervento di Antonio Gramsci in Parlamento a proposito delle leggi mussoliniane che mettevano fuorilegge le associazioni segrete). L'uomo è persino simpatico, a modo suo, per quel poco che l'ho osservato: "un vecchio gentiluomo di campagna", diceva D'Alema, dopo essere stato introdotto da Pellegrino ai fasti di banchieri, industrialotti, dinastie agrarie. Stringendo: il capoclan già nella giunta per le per le autorizzazioni a procedere già si distingueva come poi fece nella campagna contro Mani pulite; fu chiamato dal governo Berlusconi alla presidenza della Commissioni stragi, che ha affossato con tesi peregrine: movimenti uguale terrorismo, dietrologie su Moro (Nando Dalla Chiesa lo attaccò pubblicamente come mestatore inquinante), cazzate sugli opposti estremismi pubblicate nel libro-intervista "La guerra civile" (BUR), elogi per Andreotti e Cossiga, attacchi a presunte lobby democratiche antisistema (?), polemiche infelici con il maggior politologo italiano vivente sul segreto di Stato (Gianfranco Pasquino), e si tirò dietro anche le vignette satiriche per le sue dichiarazioni pubbliche sul settimanale "Cuore".
Insomma. per il rotto della cuffia, dopo un dibattito pubblico di massa delle associazioni, dopo un tempo di movimenti e scioperi, a tre mesi dalle ultime elezioni provinciali uscì fuori Pellegrino e vinse le elezioni e la coalizione di centrosnistra. Senza mobilitazione e accettando il candidato UDEUR passato poi al centrodestra (Pepe) avrebbe perso il centrosinistra a favore di uno (Baldassare) il cui fratello faceva attentati gangsteristici contro il vecchio gangster Gorgoni di Cavallino (quando si dice politica e crimine.). Pellegrino spostava voti trasversali, soprattutto a Lecce città, aveva risorse da investire, e andò tutto bene, "così andò il fatto" nel rapporto delle dinamiche causa-effetto. Per tenere in piedi la giunta fidelizzava con consulenze annuali di decine e decine di migliaia di euro i partiti minori e i cespuglietti, si caricava la Francesca Conte dalla destra (cocainomane, intercettata con il clan di Surbo per voti di scambio, quella che difese i gestori del Regina Pacis, il CPT che dovettero chiudere), dandogli consulenze esose perchè portava un duemila voti. Dall'oggi al domani, dopo aver spergiurato il suo aiuto di fronte a un tavolo che ottenemmo come associazioni con il prefetto sbattè dall'oggi al domani in mezzo alla strada dal bad e brekfast quattro tunisini di quelli vessati nel CPT che molti di noi tutelammo, anche con nostri soldi e con collette. Del resto questo clan è lo stessa che portò ad esempio della nuova classe dirigente i fallimentari rapinatori di vecchiette e risparmiatori di De Bustis e della sua amichetta Venneri e compagnia brutta (banca 121). Gli accordi con la supercorrente pugliese di D'Alema sono in atto da anni (dal faccendiere semiclandestino De Sanctis al più noto senatore Latorre, giusto per non fare nomi, con l'avvocato Fritz Massa che ne sa più di qualcosa). La giunta Pellegrino non ha esitato a finanziare con delibere di decine di migliaia di euro il "cenacolo Regina Pacis" del pluripregiudicato don Cesare Lo Deserto. Ora questo clan in declino ma ben incarnato vuole imporre la Loredana Capone come presidente e l'eterno socialista Vittorio Potì del mandamento di Melendugno alle prossime elezioni provinciali. Che fare? Tutto questo lo hanno partorito prima dell'implosione annunziata del PD che dopo le elezioni europee troverà maggiore completezza, con molta probabilità. Il moto di pressione dal basso per le elezioni primarie di coalizione per adesso non viene ascoltato, ma probabilmente si andrà a una autoconvocazione. Non è un mistero che elezioni primarie ma di coalizione e non di partito potrebbero favorire outsider oppure il sindaco di Melpignano, quindi tenteranno di evitarle. Dopo l'entrata in clandestinità delle sinistre e la loro ulteriore diaspora non si vedono soggettività politiche che sappiano far pesare elementi programmatici, etici, di comportamento democratico. Situazione scoraggiante, coscienze rassegnate?