[NuovoLab] The road to Lampedusa

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Szerző: Mgow
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Tárgy: [NuovoLab] The road to Lampedusa
...resto sempre in attesa di ricevere il vostro parere riguardo all'
APPELLO
per una mobilitazione contro la "LagerCoop" che ho postato in
precedenza. /mgow/
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*The road to Lampedusa - L'inferno ora dura 6 mesi*
*Prolungati per decreto i tempi di detenzione nei Cie
La norma entrerà in vigore con la pubblicazione del decreto in Gazzetta
Ufficiale*

Con le vicende di Lampedusa è saltato ogni schema normativo, già
pesantemente restrittivo, in tema di detenzione amministrativa. La
struttura, un Cpas in cui trascorrere al massimo 48 ore, già vedeva da
mesi rinchiusi moltissimi migranti al di fuori di ogni legittimità
giuridica. Poi, un decreto (ancora non pubblico) è intervenuto a
modificare la natura del centro: da luogo di primo soccorso e
accoglienza a centro di detenzione (oggi Cie). Ma tutto questo non era
abbastanza.

/The road to Lampedusa.../

La strada battuta a Lampedusa, quella della forzatura del già pesante
quadro normativo, si fa oggi largo come pratica di normazione d'urgenza.

Così, nel nuovo decreto recante appunto misure urgenti in materia di
pubblica sicurezza, quello emanato sull'onda delle ricorrenti notizie di
violenze sessuali delle ultime settimane, il Consiglio dei Ministri ha
pensato di inserire anche un articolo, tra i tredici che lo compongono,
che prolunga i tempi la detenzione all'interno dei Centri di
identificazione ed espulsione, dai 60 giorni previsti, *a ben sei mesi.*

La norma, contenuta nella sua formulazione originaria nel disegno di
legge 733, il pacchetto sicurezza, era stata bocciata nella discussione
al Senato. Il testo discusso prevedeva tempi di detenzione fino a 18 mesi.
Difficile immaginare di far passare per decreto ciò che l'aula del
Senato aveva già bocciato. Ecco che quindi la nuova formulazione dispone
il trattenimento per "soli" sei mesi. Comunque un'eternità pensando che
chi è detenuto nei Cie subisce una restrizione della libertà personale
senza che vi sia stato un processo, una autorità giudiziaria a
prevederlo, per il solo fatto di aver violato una norma che ancora
rappresenta una violazione amministrativa (anche se nel pacchetto
sicurezza si prevede l'introduzione del reato penale sanzionabile con
una ammenda da 5mila a 10mila euro).

Il Viminale, per bocca dello stesso Ministro Maroni, aveva già
annunciato l'intenzione di ripresentare l'emendamento bocciato dal
Senato nella votazione prevista alla Camera dei deputati, ma la ghiotta
occasione del nuovo decreto "anti-stupri" ha permesso di anticipare i
tempi aggirando la discussione parlamentare. Dopo la pubblicazione del
testo nella Gazzetta Ufficiale la norma entrerà in vigore. Entro 60
giorni il Parlamento dovrà poi convertirla in legge, pena la sua
decadenza. Fin da subito comunque, il dispositivo, non mancherà di
produrre i suoi effetti.

Ma cosa c'entrano le detenzioni o le espulsioni con gli stupri? Poco o
nulla visto che la retorica di questi giorni attribuirebbe ai cittadini
rumeni, quindi comunitari, il primato delle brutalità sessuali.

Ciò che va ridefinendosi è piuttosto il nuovo assetto della detenzione
amministrativa, anche grazie alle possibilità offerte della direttiva
europea sui rimpatri, di fronte ad una crisi economica e globale che sta
rimodellando quel legame fino ad oggi inscindibile tra movimenti
migratori, utilità per il mercato del lavoro, sfruttamento, in diverse
forme, dei migranti regolari ed irregolari.

Due linee di tendenza sembrano incrociarsi dentro a questo nuovo
scenario. Quella che da sempre vede la detenzione e la forma campo come
dispositivo flessibile di governo della forza lavoro e quella che,
dentro all'impossibilità di dare risposte ad una crisi senza
precendenti, ha scelto di giocare, intorno alla figura dei migranti, il
recupero della legittimità della governace.
La Lega Nord in questo scenario, ovvio, gioca un ruolo centrale. Le
spinte autonomiste, indipendentiste, federaliste, quel desiderio diffuso
e spesso anche positivo di auto-governo dei territori gridano vendetta
davanti ad uno scenario dominato dal centralismo, dall'assenza di fondi
per i Comuni, da decisioni imposte dall'alto alle comunità locali. Il
Carroccio allora, abbandonata la sfida del governo territoriale, si fa
Stato ed intorno allo "straniero" tenta di rinsaldare le basi della sua
legittimazione.
Le operazioni di espulsione collettiva dei cittadini tunisini annunciate
in questi giorni ed accellerate dopo il disfacimento del progetto
Alcatraz in quel di Lampedusa, sono moneta di scambio utile a
raccogliere consenso. E' la funzione simbolica del cpt - ma non per
questo non spietata - ad essere in gioco.

Ma muoversi su questo crinale è un esercizio estremamente pericoloso e
non privo di "effetti collaterali". Perchè se è vero che oggi, dentro la
crisi, il razzismo trova terreno facile su cui strisciare, è meno sicuro
che, negare l'assistenza sanitaria agli irregolari, portare a 200 euro
la tassa sui rinnovi, introdurre il permesso di soggiorno a punti, o
prolungare i tempi di detenzione, non possa aprire altri orizzonti.

Lo scenario a questo punto è aperto,drammaticamente ambivalente ed incerto.
Davanti a noi abbiamo poche sicurezze e possibilità di previsioni solo
approssimative. Per questo scegliamo, su questo tema, di lasciarci con
alcune domande.
La crisi, quella che espelle i migranti dal mercato del lavoro, che
rende impossibile in mancanza di un reddito il rinnovo del permesso e
quindi consegna - e consegnerà sempre più - migliaia di persone
all'irregolarità, sarà risolta con deportazioni ed espulsioni di massa
che fino ad oggi, da quando è in vigore la legge Bossi-Fini, erano
rimaste solo enunciazioni?
Allungare i tempi di detenzione non vuol dire anche poter governare,
attraverso l'internamento, la flessibilità del mercato del lavoro nero,
la forza lavoro che la crsi trasforma in esercito in esubero?
Trattenere per sei mesi migliaia di persone (magari nelle condizioni
disumane che abbiamo visto a Lampedusa) non può voler dire anche
intensificare la nascita di quei focolai di rivolta che sempre hanno
coinvolto le strutture e che oggi rischiano di diventare semplicemente
ovvie e sistematiche davanti a questo tipo di previsione detentiva?

Le risposte, le conferme, positive e negative, hanno a che fare con i
processi sociali che la crisi ha messo in moto in questa epoca. Il
futuro ci riserverà battaglie come quelle ambiziose degli abitanti
dell'isola di Lampedusa o piuttosto atti barbarici e violenti come
quelli di Guidonia e Nettuno? E ancora, gli stessi migranti sapranno
farsi moltitudine e prendere parola significativamente parlando il
linguaggio dei diritti e delle libertà o c'è il rischio che
l'imbarbarimento generale a cui stiamo assistendo su questi temi
introduca pericolosi processi di chiusura identitaria? Probabilmente
davanti c'è uno scenario di spinte positive e negative che vivranno una
inedita contemporaneità.
Una cosa è certa. Del razzismo, dello stigma ufficiale, delle
discriminazioni come pratica del fare Stato e costruire consenso, questa
società in cirsi non ha certo bisogno.
La partita è aperta. La posta in palio è alta. Giochiamocela!

Nicola Grigion, Progetto Melting Pot Europa
<http://www.meltingpot.org/articolo14055.html>

* Prolungamento dei tempi di detenzione - La forma campo come governo
flessibile dell'esubero <http://www.meltingpot.org/articolo13985.html>
* Respingimenti "differiti" e detenzione arbitraria
<http://www.meltingpot.org/articolo14045.html>
* Lampedusa - Il lager in fiamme
<http://www.meltingpot.org/articolo14039.html>
* Lampedusa - Gli abitanti non staranno a guardare
<http://www.meltingpot.org/articolo14046.html>

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Le pulci sognano di comprarsi un cane,
e i nessuno di smarrire la miseria:
sognano un giorno magico
che piova d'improvviso la fortuna,
che la fortuna piova a catinelle.
Ma la fortuna non piove mai,
né ieri, né oggi, né domani,
nemmeno a goccioline,
per tanto che la invochino i nessuno,
o gli pruda la mano sinistra,
o scendano il letto col piede destro,
o comincino l'anno nuovo rinnovando la scopa.
I nulla: figlio di nulla , padroni di nulla.
I nessuno: i niente, gli annientati, i senza fiato,
morti di vita, fottuti, fottutissimi.
Quelli che ci sono senza essere.
Che non parlano lingue, ma dialetti.
Che non professano religioni, ma superstizioni.
Che non fanno arte, ma artigianato.
Che non fanno cultura, ma un folklore.
Che non sono esseri umani, ma espedienti umani.
Braccia senza volto.
Numeri senza nome,
che non figurano nella storia universale,
ma nella cronaca nera della stampa locale.
I nessuno,
che costano meno della pallottola che li uccide.

"I nessuno" di Eduardo Galeano
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