Autore: FAI Torino Data: To: cerchio Oggetto: [Cerchio] Torino. La crisi se la paghino i padroni! Punto info e
assemblea
Torino. La crisi se la paghino i padroni! Punto info e assemblea
Martedì 24 febbraio punto info
via Po 16 dalle ore 18
Giovedì 26 febbraio
assemblea/dibattito
con Stefano Capello
in corso Palermo 46
dalle ore 21
Oltre la resistenza per l'azione diretta e l'autogestione
Un'occasione per ragionare e coordinarsi sulla necessità di creare e infittire le reti di solidarietà tra i lavoratori: da quelli dei call center agli immigrati in nero dei cantieri, dei mercati, delle campagne e delle fabbrichette, sino a quelli delle partite IVA, i precari, i cassaintegrati, i disoccupati.
Un'occasione per discutere su come mettere i bastoni tra le ruote al caporalato: da quello delle agenzie internali e delle cooperativa "sociali", bianche e rosse, a quello "illegale" dei kapò del lavoro nero.
È tempo che chi lucra sulle vite di noi tutti cominci a pagare!
Di seguito il volantino che stiamo distribuendo in questi giorni.
La crisi se la paghino i padroni!
Noi non pagheremo la vostra crisi. Tra noi e voi non c'è nulla da spartire. Voi siete il nostro nemico, siete dall'altra parte della barricata.
Non pare vero, ma non siamo tutti uguali. Voi siete diversi da noi. Voi che avete il potere e lo mantenete con la violenza, il ricatto, la paura, la menzogna, l'ipocrisia. Voi che avete il capitale e succhiate dal lavoro vivo la sua ricchezza per farla vostra. Voi che sfruttate gli uomini per il vostro profitto e imponete il minor prezzo possibile al lavoro. Voi che fate le leggi, fate i governi, che controllate eserciti e polizie, spie e satelliti, missili idioti e armi di distruzione di massa. Voi che schiantate villaggi, città, paesi per errore umano, sempre troppo umano. Voi che non volete pagare le tasse ma volete che le vostre casse siano riempite da soldi pubblici, prelievo alla fonte e inevitabile del lavoro salariato.
Voi non siete come noi. E adesso vorreste che fossimo ancora noi a pagare la vostra crisi. Vi siete avvitati del delirio chiamato "finanziarizzazione dell'economia", creando ricchezza inducendo quelli che sfruttavate ad indebitarsi per lo scarso salario con cui li pagavate. Avete spremuto interessi su interessi dai mutui della gente qualunque che voleva solo pagarsi un tetto o quel minimo benessere che a tutti promette la vostra pornografica martellante pubblicità. Adesso che il mondo è troppo povero per pagarvi gli interessi o per comprare la vostra merce, ora che il giocattolo esausto si è rotto, vorreste che soccorressimo i vostri consigli di amministrazione di maiali bulimici, legati a filo doppio con i politici che per voi approvano leggi e decreti di pubblica rapina. Ora che nelle nostre case si contano gli spiccioli per reggere fino almeno alla terza settimana, ora che i nostri già miseri salari sono massacrati dalla cassa integrazione per settimane e settimane, pensate forse che ci sfiori il pensiero dell'interesse "generale" con cui vorreste spacciare il vostro "privatissimo" interesse? Solo con la menzogna e la violenza potete pensare di restare al vostro posto: ma queste sono le vostre specialità.
Il bello è che forse questa crisi chiarisce ancora una volta in modo difficilmente contestabile che senza di noi, voi non potete farcela; mentre noi, senza di voi, non possiamo che vivere meglio.
Senza le nostre vite da cui succhiare la ricchezza, non fareste un bel ruzzolone per terra? E non trovereste nessuna mano tesa per rialzarvi? Quando la crisi morde e le fabbriche chiudono perchè il padrone non ci guadagna abbastanza, non è forse vero che ci sarebbe abbastanza sapere negli operai e negli impiegati per far funzionare la stessa fabbrica senza il peso del profitto del padrone? Non è che siamo arrivati a questo punto perchè ci siamo accontentati del vostro salario e non ci siamo assunti la responsabilità del nostro futuro in prima persona? Non è che siamo arrivati a questo punto perchè abbiamo esiliato e dimenticato la nostra libertà nella delega a sindacati e partiti? Anche a quelli più o meno conflittuali, anche a quelli più o meno radicali?
Questo dovrebbe essere il nostro pensiero dominante: non possiamo forse davvero fare a meno di voi? Chi conosce come funzionano le macchine che producono ciò di cui abbiamo bisogno per vivere? Chi sa coltivare la terra perchè dia frutto? Chi sa come prendersi cura di bambini e anziani? Chi sa come curare chi è malato? Chi sa far funzionare le centrali elettriche, le ferrovie, i porti? Chi sa far funzionare le reti ed i flussi di informazione così necessari a semplificare e migliorare la nostra esistenza? Chi ha il sapere di cui è intessuta la nostra vita quotidiana? Noi e non voi. Noi non abbiamo bisogno di voi.