[Nogelminispbo] Nuova rivolta a Lampedusa - Migranti tentano…

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Autor: sficciolo
Data:  
A: nogelminispbo
Assumpte: [Nogelminispbo] Nuova rivolta a Lampedusa - Migranti tentano la fuga dal cpt
Da
http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_18/lampedusa_incendio_cie_scontri_immigrati_forze_ordine_43a1d466-fdb2-11dd-aa50-00144f02aabc_print.html

Il sindaco: «situazione pericolosa, colpa del governo»
Lampedusa, scontri tra migranti e polizia
Un incendio devasta il Cie: 24 feriti
Sedata la rivolta, ma i danni alle strutture sono ingenti. La tensione
nata dopo il rimpatrio coatto di 107 tunisini
LAMPEDUSA - Tensione a Lampedusa, con una nuova tentata rivolta degli
immigrati chiusi nel Centro di identificazione ed espulsione. Nella
struttura sono scoppiati violenti scontri tra immigrati e forze
dell'ordine, quando alcuni tunisini hanno tentato di sfondare i cancelli
per scappare. I feriti sono 24: 22 tra poliziotti e carabinieri hanno
riportato contusioni o sono rimasti intossicati; due immigrati sono
invece ricoverati per le esalazioni del fumo. Dopo gli stranieri hanno
ammassato materassi, cuscini e arredi dando fuoco alla struttura in tre
punti diversi: si è sviluppato un vasto incendio che ha causato molti
danni. Il capannone centrale è stato distrutto e l'incendio ha colpito
anche altri edifici. Sei le squadre in azione, oltre a un elicottero
della Guardia di finanza: le fiamme sono state domate con grossi sforzi,
a causa del vento.

RIMPATRIO COATTO - Nella confusione alcuni ospiti del Cie, forse alcune
decine, sono scappati ed è scattato l'inseguimento. La rivolta, poi
sedata, è nata dalla protesta di circa 300 tunisini, che hanno anche
iniziato uno sciopero della fame contro il rimpatrio coatto di 107 loro
connazionali, avvenuto martedì. Nella struttura di Lampedusa,
trasformata dal Viminale da Centro di prima accoglienza e soccorso a
Centro di identificazione ed espulsione, si trovano 863 immigrati, in
gran parte tunisini.

SINDACO: «COLPA DEL GOVERNO» - Il sindaco De Rubeis accusa il governo e
chiede la rimozione del ministro dell'Interno Maroni, «responsabile del
fallimento totale dell'operazione»: «Le fiamme sono arrivate a 10 metri
di altezza, una nube tossica sprigionata dai pannelli coibentati sta
raggiungendo il paese, chiedo l'immediata evacuazione della struttura.
Grazie all'opera svolta dal ministro Maroni si è corso il rischio che a
Lampedusa potesse accadere una strage sia tra gli immigrati, sia tra le
persone che lavorano all'interno del centro e tra la popolazione. Ha
trasformato il centro in un lager, gli immigrati sono esasperati». Il
sindaco sta predisponendo un'ordinanza per vietare l'uso dell'acqua
potabile piovana, raccolta nelle cisterne, «in quanto potrebbe essere
stata inquinata dalla nube tossica sprigionata dall'incendio». De Rubeis
è stato sentito martedì nella Procura di Agrigento in merito
all'inchiesta relativa alle condizioni di vita e di salute nel Cie di
Lampedusa.

APPELLO DELL'UNHCR - Laura Boldrini, portavoce dell’Unhcr (l'agenzia
dell'Onu per i rifugiati) ha fatto un appello al governo: «Abbiamo
sollecitato un intervento del Viminale perché è pericoloso lasciare nel
Cie migranti e operatori vicino alle fiamme e al fumo. È necessario
approntare misure urgenti per spostare le persone per ridurre il numero
intossicati e ustionati. È una situazione che covava da settimane, fin
dagli atti di autolesionismo. C’è una grossa tensione per i rimpatri, i
migranti si sentono persi e tentano il tutto per tutto».

PD: GOVERNO RIFERISCA - Una delle ipotesi allo studio del ministero
dell'Interno, dove è stata convocata una riunione tecnica, è quella di
trasferire una parte degli immigrati in altri centri, in attesa del
ritorno in Tunisia, dopo una sopralluogo nella struttura. Alcuni dei più
facinorosi - circa 230 immigrati - erano già stati rimpatriati nei
giorni scorsi in due viaggi. Sandro Gozi, capogruppo del Pd in
commissione Politiche Ue, ha chiesto che il governo riferisca subito in
aula alla Camera «sulle notizie allarmanti di scontri nel centro di
identificazione ed espulsione di Lampedusa. La vicenda rappresenta un
caso di gravità senza precedenti nella nostra storia di gestione di
politiche dell'immigrazione».

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