-----Messaggio originale-----
Da: Giacomo Casarino [
mailto:giacomo.casarino@lettere.unige.it]
Inviato: giovedì 19 febbraio 2009 5.58
A: aderentiretecontrog8@???; forumSEGE@???;
dwbsco@???
Oggetto: Presentazione alle elezioni europee: il dibattito non é chiuso
Per documentazione.
Giacomo Casarino
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IL MANIFESTO - 18 febbraio '09
Paolo Cacciari
Saltare un giro, penitenza utile
Vi ricordate il gioco delle penitenze che si faceva da piccoli? Chi perdeva
doveva scegliere tra: «dire, fare, baciare, lettera e testamento». Posso
proporlo ai compagni con cui abbiamo animato Rifondazione e che nel tempo
abbiamo rotto/ridotto in cinque o sei più o meno piccole formazioni
politiche
diverse?
Dire. Dirsi. Proclamarsi «comunisti e anticapitalisti».
E' la penitenza più facile, ma non priva di insidie. Quanti comunismi
c'erano
prima di Marx e ci sono ancora? La disputa tra chi è il più autentico,
scientifico, incisivo, utile... non finirà mai. Quanti anticapitalismi,
altermondialisti, movimenti antisistema... ci sono anche fuori di noi? Li
abbiamo incontrati a Belem, ma anche ai cancelli delle fabbriche e ai
presidi
di casa nostra. Fondare un partito sulla convinzione della propria
singolarità
è del tutto legittimo, peccato che nel contesto
democratico-borghese-fascistoide attuale e futuro (se non sbaglio è ancora
in
piedi un referendum che taglierà il proporzionale) la partecipazione alle
elezioni serve forse a contare i propri adepti ma non a salire sul teatrino
delle istituzioni rappresentative (ridotto a simulacro della democrazia). E'
per questo che i comunisti - che non sono stupidi nemmeno quando vanno a
votare
- pensano in una buona metà al «voto utile».
Fare. La via dell'essere è il saper fare, diceva qualcuno. La più faticosa.
L'«identità» di una forza politica comunista e anticapitalista non è il
manifesto elettorale, viene prima: è la condivisione piena, fino ai suoi
ultimi
esiti, dei conflitti che i soggetti sociali devono ingaggiare per affermare
la
propria dignità e libertà.
Baciare. Solo i ragazzini più audaci sceglievano questa penitenza!
Significava
rendere pubblici i propri sentimenti. I compagni di gioco potevano essere
comprensivi e avresti dato un bacino sulla guancia alla amica/o del cuore,
oppure si sarebbero presi gioco di te proponendoti la più bisbetica della
compagnia (per le ragazze, il più bullo). Fuor da metafora, una politica di
ricerca delle alleanze è necessaria (non solo per le elezioni), ma comporta
dei
rischi e richiede la disponibilità a un confronto leale, paritario,
reciproco,
aperto... con forze politiche che vanno accettate per la loro effettiva
diversità. Altrimenti si confonde una campagna elettorale con una campagna
di
proselitismo e tesseramento.
Lettera. Scrivere parole vere e giuste è importante. I programmi a breve, a
medio e a lungo termine sono discrimini. Altrimenti tutto è tattica,
convenienza, presa in giro. La disfatta elettorale è stata prima di tutto
figlia di una crisi culturale della sinistra. Riprendere i fili della
analisi
delle trasformazioni sociali avvenute e in corso è condizione di base per
qualsiasi «rifondazione» dell'idea comunista come della sinistra nel suo
insieme. Chi la scrive questa «lettera» del socialismo per il XXI secolo?
Come
la si scrive? Partendo da un'inchiesta sociale larga o negli uffici
stampa-e-propaganda del/i partito/i?
Testamento. E' la penitenza più dolorosa e difficile. Elaborare le ragioni
del
proprio fallimento. Abbandonare ogni autoconsolazione. Fino a che non
prenderemo atto che il collasso elettorale è la misura esatta di ciò che
abbiamo seminato, non ci sarà avvenire. Abbiamo finito di consumare il
lascito
del Pci, serve urgentemente altro. La rinuncia a presentarsi alle elezioni
con
i propri vessilli (come propongono Marcon e Pianta) per consentirci
un'immersione totale nel mare delle energie comuniste, antagoniste,
antisistema, autonome, indipendenti... che animano la società è il solo
percorso che potrebbe permetterci di riaprire il processo di ricomposizione
di
una sinistra politica.