Autor: marco.borri3@virgilio.it Data: A: nogelminispbo Assumpte: [Nogelminispbo] senza perdere l'entusiasmo
Eccomi qui.
Vi dico fin d'ora scusate la lunghezza, e vi chiedo di
avere pazienza per l'assenza di coerenza nello scrivere.
E scusate il
punto esclamativo di fianco, non che debba essere ascoltato piu' di
chiunque altr*, ma mi preme, non e' una mail come le altre, non ci sono
proposte, comunicazioni o analisi. E' un libero fluire da un divano
sospeso in un lunedi' sera, passato in studio e in attesa. Perche' le
ultime settimane son state strane, ed e' qui che si vede lo scarto fra
fare politica come un'attivita' tra le altre, calendarizzata e relegata
ad appuntamenti ed orari, ma sempre accanto a qualcos'altro, e cercare
di mischiarla a tutto il resto, viaggio, percorso e ricerca, insomma
vita, prima di tutto relazioni umane, costruzione di comunita' e occhio
e orecchio sul mondo, tanto vicino allo stomaco da rischiare il
ridicolo nel cercare di descriverlo.
Le ultime assemblee son state
scarne di presenze e voci. Saranno stati gli esami, il periodo o il
freddo, non so. Saranno le fasi fisiologiche dei movimenti, il cambio
di fase, una percepita mancanza di risultati ottenuti, la difficolta' e
la fatica' di esserci sempre, gli impegni che tutti abbiamo e a che
abbiamo per molto messo in secondo piano, non so. Eppure ho in mente
quel che sono stati i mesi di ottobre, novembre e dicembre, e non
accetto che siano nei ricordi, perche' la nostalgia e' rischiosa, ti fa
sentire d'aver gia' vissuto il meglio, e ti crogioli su te stesso, e
non vedi le sterminate possibilita' che ancora sono davanti,
inevitabilmente molte piu' di quelle rimaste dietro.
La nostalgia ti
fa dire non dipende da me, oppure e' andata come e' andata. Ma non e'
di cio' che si e' vissuto che bisognerebbe avere nostalgia, ma semmai
di cio' che c'e' ancora da vivere, al limite di cio che mai si vivra'.
Ora come ora, su questo divano che e' un ponte sospeso, nulla mi
interessa di cosa sia (o sia stato) il movimento no gelmini dal punto
di vista politico, strategico o di piattaforma, dei limiti analitici e
di percorso, dello studentismo leaderismo, dispersismo, riformismo,
estremismo, conformismo, pressapochismo, o che so io che altro, tutte
parole che con un po' di eleganza di termini e buon lessico di analisi
si potrebbero riempire di lunghe mail per fare vedere come siamo bravi
a spiegare quello che non abbiamo fatto.
Ma a me interessa quello che
abbiamo fatto. Quello che abbiamo fatto e' stato uno spettacolo. 40,
50, 60 persone riunite in un luogo senza obbligo e non per fatalita',
ma per libera scelta, a confrontarsi e a scoprirsi attorno ad un
progetto che prima di tutto esprimeva una volonta' insaziata di prender
parola e ascoltare, misurarsi con l'altr*, costruire legami non a
partire da un programma, ma a partire dai propri bisogni e dalle
proprie frustrazioni, e non per consolarsi a vicenda, ma per farle
diventare desiderio e darle gambe. Beh si la riforma, il disegno di
legge, va bene, ma che volete che sia tutto questo di fronte a mettersi
in crisi, a sottrarsi agli obblighi e alle aspettative con cui ci
dovremmo affollare le giornate, per rispondere ad un bisogno assai piu'
profondo di quelli che si pretenderebbe di soddisfare comportandosi
secondo le aspettative? E tutto cio' nasce dal fatto di essere
incazzat*, insoddisfatt*, curios*, e irrequiet*. Non c'era tanto da
abbattere una legge, quanto da abbattere mura che siamo noi a costruire
ogni giorno e che ci mettono nell'angolo sicuro delle nostre
individualita'.
E forse viviamo una fase politica diversa, una fase
di movimento diversa, ma non riesco a credere che tutt* color* che
affollavano le assemblee d'autunno e d'inverno si sentano ora meno
incazzat*, piu' soddisfatt*, meno curios* e meno irrequiet*. Le analisi
del contesto sono importanti, ma non ci assolvono, non ci tolgono ne'
responsabilita' ne' possibilita'. Perche siamo noi ad aver fatto quello
che e' successo quest'inverno, non ci siamo capitati dentro per caso e
da spettatori.E la mobilitazione esistera' finche' avremo la voglia di
portarla avanti, certo in forme diverse, perche' fortunatamente nulla
riesce a rimanere identico a se stesso, ma finche' non saremo noi a
scrivere la parola fine non calera' nessun sipario. Quindi tutt* color*
che sono stat* parte di questo viaggio, un* ad un*, ognun* con la sua
particolarissima storia, con il suo carico di idee ed esperienze, con i
suoi bisogni e desideri, incontriamoci presto, rifacciamo un assemblea,
questa o la prossima settimana, decidiamo insieme quando, in cui non ci
troviamo in 10 a discutere, e rimettiamoci in gioco e non diamo nulla
per scontato o perso. La voglia e' tanta, e non e' ancora tempo di
mollare gli ormeggi. Rimettiamoci in mare aperto, perche' non si sa mai
cosa e chi si potrebbe incontrare, e a volte chi incontri ti cambia la
vita.