/*Dopo la grande vittoria di Evo Morales nel referendum boliviano,
ecco un' altra grande notizia che traduco (gioiosamente!) per voi... *mgow/
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*54,36% per il Sí e 45,63% per il No nel Referendum Costituzionale*
Chávez ha ratificato la leadership con una maggioranza chiara
di Marcos Salgado
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=80958
Poco dopo le 9 e mezza di domenica sera in Venezuela, la presidentessa
del Consiglio Nazionale Elettorale Tibisay Lucena ha confermato
ufficialmente la vittoria del Sì con 6.003.594 voti, il 54,36 percento,
contro 5.040.082 voti, il 45,63 percento, per il "No."
Questo il risultato con il 94,2 percento dei voti scrutinati. Quello che
rimane da sommare che si conoscerà dopola chiusura di questa edizione,
non altererà la notizia:* il presidente Hugo Chávez ha affermato la sua
leadership e potrà presentarsi come candidato ad un terzo mandato
consecutivo nelle presidenziali del 2012. *
Migliaia di cuori paralizzati di fronte agli schermi dei televisori sono
esplosi in un' allegria che si è riversata dalle colline, per i
quartieri ed i viali della notte di Caracas, quando l'autorità
elettorale ha confermato la vittoria del Sì all'emendamento di cinque
articoli della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela
che da ora in poi permetterà postulazioni successive ed eventuali a
tutte le posizioni elettive.
*"Mi congratulo con te per una vittoria che è impossibile da misurare
per la sua grandezza " *ha detto il leader cubano *Fidel Castro* al
presidente venezuelano appena conosciuti i risultati, come ha riferito
lo stesso Chávez dal "balcone del popolo", nel Palazzo di Miraflores.
*"Oggi si stava definendo il mio destino politico, A partire da questo
istante mi consacro interamente al pieno servizio del popolo
venezuelano. Una consacrazione definitiva."* Parole che hanno suonato
come un'incudine al collo per il fronte del "No", i cui dirigenti, prima
dei dati ufficiali, avevano cercato di assicurare che contavano su
"buoni numeri" riguardo alla performance dell'opzione negativa.
*Terzo ciclo*
"Adesso viene il bello", ha assicurato il presidente venezuelano Chávez,
accogliendo le moltitudini in arrivo al palazzo di governo "Con la
vittoria di oggi comincia il terzo ciclo storico della rivoluzione
bolivariana, dal 2009 al 2019". *"Il cammino è quello della dignità del
popolo. Questo cammino ha un solo nome: il socialismo".*
*"A meno che il paese disponga un'altra cosa, questo soldato è già
precandidato alla presidenza della Repubblica, dal 2013 al 2019"*, ha
gridato Chávez strappando un'ovazione dalle maggioranze che hanno
nuovamente guadagnato le strade del Venezuela, dopo due elezioni dal
sapore amaro. Quella di dicembre del 2007, quando per una piccola
differenza si impose il "No" alla riforma costituzionale e quella
recente del novembre del 2008, quando il Partito Socialista Unito del
Venezuela non riuscì a riconquistare e neanche mantenere i governi dei
comuni di alcuni dei distretti più popolati del paese.
Nello discorso della vittoria, il presidente Chávez ha delineato le basi
dei suoi prossimi anni di governo. "Riprendiamo con forza la politica
delle 'tre R ': revisione, rettifica e reimpulso rivoluzionario"
indicando le priorità: la lotta contro l'insicurezza e "la corruzione
nelle sue mille maniere, lo sperpero, il burocratismo e l'inefficienza."
Chavez ha richiamato anche a "fortificare" le missioni sociali che nei
primi anni della sua decade di governo conseguirono un effettiva
presenza dello Stato per i più deboli, sempre rimandati in decenni di
alternanze conservatrici.
* Alta partecipazione*
A differenza di votazioni anteriori, dove la caratteristica della
giornata erano le lunghe code di fronte ai seggi, questa volta tutto si
è svolto con maggiore fluidità. Benché si temesse nel fronte per il "Sì"
che tale rapidità potesse essere legata all'assenteismo, il comunicato
ufficiale del Consiglio Nazionale Elettorale ha scacciato i fantasmi: la
partecipazione è stata nuovamente storica, sfiorando il 70 per cento.
Quando ancora i ritardatari arrivavano ai seggi, i due fronti della
campagna contavano già su exitpol che davano vincitore il "Sì."
Dal 'Comando Simón Bolívar' per il "Sì" il ministro delle Finanze, Alí
Rodríguez Araque, ha chiesto all'opposizione che accettasse i risultati
elettorali. Alla stessa ora, oppositori variopinti popolavano gli
schermi e gli oratori della stampa venezuelana di opposizione,
calcavano la mano su supposte irregolarità nel processo di votazione,
benchè si guardassero bene dal parlare di "frode."
L'equazione di questo settore è tanto semplice quanto ripetuta: prendere
fatti diffusi ma non confermati dai mezzi di comunicazione privati
(ritardi nell'apertura dei seggi, confusioni nel meccanismo di
votazione, piccoli difetti del sistema di conteggio di voti) dar loro
immediatamente carattere nazionale e suggerire che facciano parte di un
piano concepito dal governo i cui obiettivi sono tanto imprecisi come
l'origine stessa delle denunce.
Alla stessa ora, dalle zone popolari della capitale venezuelana molti
cominciavano a camminare verso il Palazzo di Miraflores, ripetendo il
cammino del 2002, quando la mobilitazione popolare permise il ritorno al
governo dell'uomo che ora avrà l'opportunità di convalidare la sua
leadership tra tre anni e nove mesi.
Il Venezuela è tornato a votare, ed è tornato a dimostrare che quando
quella che sta in gioco è direttamente la permanenza del presidente Hugo
Chávez di fronte ai destini del paese, le differenze con l'opposizione
si ingrandiscono. Una comunione tra il leader e le maggioranze che non
scaccia tutte le minacce - proprie e nemiche - sul processo di
cambiamento bolivariano, ma rinnova la speranza.
Un soffio di aria fresca, di un altro febbraio.
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Le pulci sognano di comprarsi un cane,
e i nessuno di smarrire la miseria:
sognano un giorno magico
che piova d'improvviso la fortuna,
che la fortuna piova a catinelle.
Ma la fortuna non piove mai,
né ieri, né oggi, né domani,
nemmeno a goccioline,
per tanto che la invochino i nessuno,
o gli pruda la mano sinistra,
o scendano il letto col piede destro,
o comincino l'anno nuovo rinnovando la scopa.
I nulla: figlio di nulla , padroni di nulla.
I nessuno: i niente, gli annientati, i senza fiato,
morti di vita, fottuti, fottutissimi.
Quelli che ci sono senza essere.
Che non parlano lingue, ma dialetti.
Che non professano religioni, ma superstizioni.
Che non fanno arte, ma artigianato.
Che non fanno cultura, ma un folklore.
Che non sono esseri umani, ma espedienti umani.
Braccia senza volto.
Numeri senza nome,
che non figurano nella storia universale,
ma nella cronaca nera della stampa locale.
I nessuno,
che costano meno della pallottola che li uccide.
Eduardo Galeano
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