[Forumumbri] crocefisso e libertà di insegnamento

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Author: francoppoli
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To: cobas sedi, tsf, usf, assemblea.terni, coordinamentoscuolapubblica coordinamento, nuclei studenteschi
Subject: [Forumumbri] crocefisso e libertà di insegnamento
ciao
Ieri con Nicola Giua siamo stati al consiglio disciplinare del CNPI.
E' stato un consiglio disciplinare...molte domande, tempi contingentati, ambiente grigio e burocratico...
In attesa di sapere il parere e conoscere la sanzione dell'USP, inoltro un articolo di Liberazione ed il lancio Ansa. Dovrebbe uscire un pezzo anche sul corriere della sera.
Un saluto laico e rosso
franco



Checchino Antonini
Singolare coincidenza quella
di ieri, l’ottantesimo dei patti lateranensi, per la convocazione a
Viale Trastevere di un docente di Lettere di Terni che, ogni volta
entra in una delle sue quattro classi, rimuove il crocifisso dalla
parete, svolge la sua lezione e lo riappende dove l’aveva trovato.
Ieri,
assistito da Nicola Giua, dell’esecutivo nazionale dei Cobas, è stato
sentito dai cinque membri del consiglio di disciplina del Cnpi, il
consiglio nazionale della pubblica istruzione. Ora rischia una
sanzione: «Da un giorno a un mese di sospensione, fino alla
destituzione - così spiega Giua - l’ex provveditore, oggi dirigente
dell’Ufficio scolastico provinciale di Terni, ha chiesto al consiglio
di disciplina di stabilire l’entità della sanzione. Il consiglio, però,
può emettere un parere obbligatorio ma non più vincolante».
«Era una battaglia necessaria», dice a
<+Cors>Liberazione<+Tondo>, il “mostro” Franco Coppoli, 43
anni, che insegna lettere e storia al Casagrande, istituto
professionale di stato per i servizi. «Gestire una classe di sedicenni
- dice -  si può fare o ricorrendo al populismo o costruendo un
percorso dialettico sul medio periodo che li faccia ragionare
sull’importanza dei simboli e sul pluralismo di approcci».
Tutto
inizia alla fine di settembre quando entrando in aula dopo quasi un
mese Coppoli si accorge di un crocefisso affisso da alcuni studenti
senza interpellare i docenti. Chissà chi s’era accorto della mancanza.
Nelle altre tre classi non c’è traccia del controverso simbolo. Coppoli
sceglie di parlare con i ragazzi della laicità degli ambienti
scolastici, della «neutralità dell’aula come precondizione per
insegnare e della discriminazione pesante per un laico di dover
insegnare con un simbolo sulla testa, non al collo di uno di loro». Per
il <+Cors>prof<+Tondo> vuole essere una scelta «didattica
ed etica» oltre alla denuncia di quanto possa essere discriminante per
un lavoratore, sottostare a un simbolo del genere in un luogo pubblico.
 
Dopo
quel gesto iniziale, un’assemblea di studenti, a maggioranza (Coppoli
esce dall’aula per non influenzare la conta), decide di ripristinare il
crocifisso. Da quel momento si scatenerà il
preside con circolari,
diffide e un esposto. «La presenza del crocefisso in classe viene così
legittimata solo dalla volontà di una parte dei ragazzi». Ci sono
norme, anzi c’erano, solo per le scuole elementari e medie.
Probabilmente suo malgrado, il “delegificatore” Calderoli ha abrogato
il regio decreto 965 del 1924 che stabiliva le tabelle per gli arredi
scolastici (crocifisso incluso) alle scuole medie. Pure un altro regio
decreto del 1928 obbligava l’esposizione della bandiera in ogni
edificio scolastico e la foto del re e «l’immagine del crocefisso» ma
solo alle elementari. E pure in questo caso si è in via di abrogazione.
«La
volontà degli studenti - prosegue il docente - non funziona per
l’autogestione decisa dall’assemblea degli studenti. E comunque, cosa
sarebbe accaduto se avessero votato a maggioranza per mettere una
svastica? Non si può delegare alla maggioranza una cosa non prevista da
alcuna norma. Non è democrazia, è dittatura della maggioranza».
Coppoli
riferisce di un rapporto coi colleghi fatto di «confronto aperto nel
rispetto delle differenti posizioni»: in un consiglio di classe
straordinario ognuno s’è pronunciato ma non c’è stata nessuna delibera.
Invece il consiglio d’istituto, alla presenza del preside, ha votato
una mozione che chiedeva l’intervento della ministra Gelmini. E’ stata
redatta senza ascoltare, e senza avvisare, il “mostro” che l’ha saputo
dalla stampa a cui la mozione è pervenuta dal fax della scuola. «Una 
mediatizzazione che ho subito», insiste il professore che ringrazia per
la solidarietà e l’appoggio sia i Cobas, sia l’Uaar (atei, agnostici e
razionalisti), sia Civiltà laica, un’associazione ternana. Ora è allo
studio un ricorso al tribunale di Terni per far rispettare il principio
di laicità e la non discriminazione dei lavoratori per motivi
religiosi: «La presenza di simbolo non è neutrale. Le sentenze europee
vietano - com’ è accaduto a Valladolid l’anno scorso - l’esposizione
del crocifisso perché rappresenta un elemento troppo forte a livello
simbolico che associa stato e religione. Ma in Italia, dove non c’è più
la religione di stato,ci si scontra con un indecente presenza della
chiesa nella vita pubblica, politica e nella sfera privata».
«Sistematiche
ingerenze di cui abbiamo avuto eclatanti dimostrazioni in questi giorni
con il caso di Eluana - commenta Piero Bernocchi, portavoce nazionale
dei Cobas - il modo decisamente migliore per “festeggiare” il
concordato è affiancare il sostegno a Franco Coppoli con la
partecipazione in massa del “popolo della scuola pubblica”  alla
manifestazione No Vat del 14 febbraio a Roma».

SCUOLA: PROF 'NO CROCIFISSO' RIVENDICA, AGITO
CORRETTAMENTE
 

   (ANSA) - PERUGIA, 11 FEB - Ha rivendicato la
correttezza del
proprio operato da un punto di vista normativo ed etico il

professor Franco Coppoli comparso oggi pomeriggio davanti al
Consiglio
di disciplina del Consiglio nazionale pubblica
istruzione (Cnpi), a Roma, in
seguito alla controversia legata
alla sua decisione di togliere il
crocifisso dall'aula durante
le lezioni di italiano e storia all'istituto
professionale per
il commercio Alessandro Casagrande di
Terni.
   Erano stati gli studenti, riuniti in assemblea, a
chiedere di
lasciare al suo posto l'immagine religiosa, rivolgendosi al

preside. Ne e' nata una controversia nell'ambito della quale
l'Ufficio
scolastico provinciale ha chiesto l'adozione di un
provvedimento
disciplinare (che sara' eventualmente adottato
sulla base del parere del
Cnpi) nei confronti di Coppoli per gli
effetti del suo gesto sugli
alunni.
   Oggi il docente - assistito da un rappresentante del

sindacato Cobas - ha rivendicato per oltre un'ora davanti al
Cnpi la
correttezza del proprio comportamento. In particolare ha
sostenuto che ''non
esiste alcuna norma che imponga la presenza
del crocifisso nelle aule delle
scuole superiori''. ''Le norme
che lo prevedevano per gli altri istituti
risalgono al 1924 e al
1928 - ha detto Coppoli - e sono state eliminate, o
stanno per
esserlo, in base alla semplificazione legislativa introdotta dal

ministro Calderoli''. Secondo il docente, poi, da un punto di
vista
etico ''far decidere agli studenti a maggioranza sui
simboli da tenere il
classe non e' un obiettivo della
didattica''. ''Il rischio - ha aggiunto -
sarebbe infatti quello
di creare una guerra civile tra ragazzi di religioni
o culture
diverse. Le differenze devono essere motivo di inclusione e non

di esclusione''. Coppoli ha infine annunciato che si accinge a

presentare un ricorso al tribunale di Terni un ricorso ''per

discriminazione nei luoghi di lavoro con l'obiettivo di chiarire
una
volta per sempre la presenza del crocifisso nei luoghi di
lavoro''.
(ANSA).





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