[Lecce-sf] Fw: Facciamo dello sciopero del 13 febbraio una g…

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Auteur: Rosario Gallipoli
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À: forumlecce
Sujet: [Lecce-sf] Fw: Facciamo dello sciopero del 13 febbraio una grande giornata di lotta per cacciare la banda Berlusconi e costruire un governo di Blocco Popolare!
Difendiamoci per prendere tutto: una società senza sfruttamento e senza padroni! I padroni senza lavoratori non possono niente! I lavoratori senza padroni possono fare tutto e meglio!





Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC)

Direzione Nazionale



Comunicato DN del 06.02.2009



Facciamo dello sciopero del 13 febbraio una grande giornata di lotta per cacciare la banda Berlusconi e costruire un governo di Blocco Popolare che adotti le misure d'emergenza per fare fronte alla crisi!

Non pagheremo noi la crisi dei padroni!

Nessuna azienda deve essere chiusa!

Nessun lavoratore deve essere licenziato!



La borghesia, i ricchi, il Vaticano e le loro autorità affondano sempre più nella crisi, nella recessione, negli scandali, nella corruzione, nella devastazione dell'ambiente, nella guerra e stanno trascinando nella rovina del loro sistema anche noi lavoratori, i nostri figli, i nostri anziani! Loro sono i responsabili e gli artefici della crisi e non possono che farci sprofondare ancora di più nella miseria e nella devastazione morale e materiale!

Hanno creato una situazione d'emergenza, adesso occorrono soluzioni d'emergenza, occorre creare un nuovo sistema di governo della società:

1. Bisogna assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura secondo un piano nazionale: nessuna azienda deve essere chiusa!

2. Bisogna eliminare tutti quelle attività e produzioni inutili e dannosi per l'uomo e per l'ambiente: basta con gli avvelenatori, gli speculatori e gli squali.

3. Bisogna assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli in cambio le condizioni necessarie per una vita dignitosa e la partecipazione alla gestione della società: nessun lavoratore deve essere licenziato o emarginato!

4. Bisogna organizzare la distribuzione di beni e servizi alle aziende, alle famiglie, agli individui e ad usi collettivi secondo piani e criteri chiari, conosciuti e democraticamente decisi: ogni persona deve avere di che vivere dignitosamente e ogni azienda quanto le occorre per funzionare!

5. Bisogna stabilire relazioni di collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi: dobbiamo aiutare e farci aiutare dagli altri paesi per affrontare la crisi!

6. Bisogna iniziare a riorganizzare le altre relazioni e attività sociali in conformità alla nuova base produttiva: solo le masse popolari organizzate possono mettere mano a quelli che sono i frutti avvelenati della direzione borghese sulla società!

Queste sono le sei misure d'urgenza che occorrono per far fronte agli effetti più devastanti della crisi in cui i borghesi, i ricchi, il Vaticano e le loro autorità ci hanno infognato! Non la social card o i bonus per le famiglie e i pensionati già alla fame! Non gli incentivi all'acquisto di auto e lavastoviglie! Non le forme più o meno mascherate di protezionismo! I provvedimenti e le soluzioni della banda Berlusconi, dei padroni, dei finanzieri, dei ricchi e del Vaticano nella migliore delle ipotesi sono rattoppi, briciole, carità! Servono solo a prolungare la crisi e la sofferenza per le masse popolari e creano le premesse perché la lotta economica e commerciale sfoci in guerra tra Stati. Aiutano i padroni e peggiorano le condizioni di vita e di lavoro delle masse, rendono più difficile la lotta dei lavoratori contro i padroni e le loro autorità e alimentano i contrasti tra le masse, la guerra tra poveri. Dove vogliono prendere lor signori i soldi per gli interventi pubblici? Dalle casse stracolme del Vaticano o dai conti e patrimoni faraonici dei ricchi di ogni genere e tipo? No di certo, questi sono sacri e inviolabili! Li vogliono prendere dai pensionati e dai lavoratori! E come contano di riuscirci? Dividendo i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri di volta in volta indicati come la causa dei problemi comuni (lavoratori contro pensionati, italiani contro immigrati, quelli a tempo determinato contro i precari, occupati contro disoccupati, lavoratori dipendenti contro lavoratori autonomi, chi paga le tasse contro i piccoli evasori e così via), inducendoli ad affidarsi al padrone, al prete, ai politicanti di turno anziché a puntare sull'unità e l'organizzazione dei lavoratori contro il padrone, il prete e i loro politicanti. Che ognuno provi a vedere quali sono, al di là delle belle promesse con cui sono condite, gli effetti pratici e reali di misure come la settimana corta: non si perde il lavoro, dicono Sacconi e compagnia. Già, ma vuol dire ridurre ulteriormente salari che già sono troppo bassi per un livello di vita anche solo decente, vuol dire aumento del lavoro nero, vuol dire mettere i lavoratori gli uni contro gli altri (quelli che contano di mantenere il loro posto anche se l'azienda licenzia contro quelli che hanno paura di perderlo). Oppure l'innalzamento dell'età pensionabile: così ci sarebbero i soldi per interventi anticrisi sostanziosi, affermano a gran voce la Marcegaglia, Montezemolo e un coro bipartisan di politicanti, economisti, giuslavoristi. Sì, a spese dei lavoratori costretti a lavorare sempre di più, sempre più a lungo per trovarsi poi con pensioni sempre più da fame, accusati di essere un peso insopportabile per la collettività se vanno in pensione, additati come responsabili della mancanza di lavoro per i giovani se continuano a lavorare!

Anche l'accordo separato sulla riforma del sistema contrattuale sottoscritto il 22 gennaio da governo, Confindustria, CISL, UIL e UGL va nella stessa direzione: elimina diritti, peggiora i salari, divide e indebolisce tutti i lavoratori.

E dove non bastano gli imbrogli, le manovre e le belle parole, c'è il bastone: ieri i lavoratori della FIAT di Pomigliano d'Arco, dopo mesi di cassintegrazione, hanno occupato l'autostrada A1 per "capire cosa ne sarà del nostro futuro", per chiedere "risposte concrete da parte dell'azienda". La "risposata concreta" sono state le cariche della polizia contro di loro!

Da Berlusconi e la sua banda non possiamo aspettarci niente di più e niente di meglio di questo! Non sono in grado di fare fronte alla crisi assicurando una vita dignitosa alla maggioranza delle masse popolari. Dobbiamo cacciarli via! Dobbiamo costruire un governo deciso e capace di fare tutto quello che serve per davvero a scongiurare la paralisi produttiva, a evitare licenziamenti e cassintegrazioni, a iniziare ad affrontare sul serio miseria e degrado, stragi sul lavoro e disoccupazione, peggioramento dei servizi pubblici e devastazione dell'ambiente. Queste cose non le può fare la banda Berlusconi, ma neanche un qualsiasi altro governo costituito dalla borghesia e dal Vaticano: intaccherebbe i loro interessi, il loro potere, i loro privilegi, le loro ricchezze, le loro proprietà. Queste cose le può fare solo un governo formato e sostenuto dalle organizzazioni operaie e popolari che esistono nel nostro paese, un governo di Blocco Popolare!

Nessuna persona di buon senso direbbe: no, le sei misure d'emergenza che indicate non servono per affrontare la crisi. Di fatto l'unica obiezione che finora abbiamo raccolto alla parola d'ordine del governo di Blocco Popolare è che non ci sono le forze per riuscirci, che le organizzazioni popolari esistenti sono deboli, non agiscono in modo coordinato e non osano pensare di poter prendere in mano addirittura la direzione del paese, che i comunisti nel nostro paese sono pochi e deboli. Tutto vero, ma sono altrettanto vere due cose.

Primo.  Il precipitare della crisi ha cambiato, e cambierà, molte cose: centinaia di migliaia, milioni di lavoratori saranno posti di fronte all'alternativa se perdere il lavoro o lottare per difenderlo, se rassegnarsi a cassintegrazione, licenziamenti e chiusura di aziende oppure organizzarsi per farle funzionare. Non dobbiamo guardare al prossimo futuro con gli occhi al passato: la situazione che abbiamo davanti è d'emergenza e porta con sé cambiamenti straordinari e repentini. Ce ne sono già i primi segnali. Uno per tutti: dalla protesta di Castelvolturno alle mobilitazioni per la Palestina fino alla rivolta di Lampedusa le masse popolari immigrate hanno iniziato a mobilitarsi con decisione contro gli abusi delle forze dell'ordine, contro i vili attacchi di fascisti e razzisti, contro la segregazione nei CPT; hanno rotto con la posizione da "poveretti" in cui le relegava l'influenza e la direzione della sinistra borghese e sono scese in piazza per difendere e affermare con decisione i loro diritti. E su questa base si è rafforzato il fonte comune tra masse popolari immigrate e italiane: al punto che a Lampedusa, dove era stata eletta sindaco la candidata di un partito razzista come la Lega, quello stesso sindaco oggi ha dovuto andarsene scortata dalla polizie tra gli insulti dei suoi concittadini mentre gli immigrati scappati dal CPT sono stati accolti dagli applausi, sono stati sfamati e molti di loro hanno trovato rifugio nelle case degli isolani! La lotta contro il progetto della banda Berlusconi di trasformare Lampedusa in una prigione a cielo aperto e contro le condizioni infami in cui sono costretti centinaia e centinaia di immigrati colpevoli di sfuggire alla fame e alla miseria ha unito quello che le forze borghesi volevano dividere!    


Secondo. Proprio perché le organizzazioni popolari sono ancora deboli dobbiamo lavorare sistematicamente per farle crescere, per coordinare la loro azione, per sviluppare fino in fondo le tendenze positive presenti nel movimento delle masse popolari, per accrescere la fiducia nelle proprie forze, per rafforzare la convinzione della necessità di costruire un governo di Blocco Popolare fino a farlo diventare un obiettivo consapevolmente perseguito. Bisogna usare ogni occasione a questo fine, a cominciare dallo sciopero indetto per il 13 febbraio dalla FIOM e dalla Funzione Pubblica-CGIL contro la politica del governo e contro l'accordo separato sui contratti.

La mobilitazione popolare, la spinta dei sindacati di base, l'attivismo della sinistra sindacale hanno dissuaso la destra della CGIL, impersonata da Epifani, dal seguire Angeletti e Bonanni sulla strada della subordinazione completa ai padroni e alla banda Berlusconi, a indire lo sciopero generale del 12 dicembre e a non sottoscrivere l'accordo sulla riforma della contrattazione: Epifani si è spinto fino a parlare apertamente di accordo bidone ("riduce il livello salariale e la funzione del contratto nazionale", "determina condizioni di difficilissima gestione di tutte le vertenze"), a denunciare le manovre per tagliare fuori la CGIL, ad affermare che sono solo i lavoratori ad avere voce in capitolo sull'accordo. Il suo obiettivo non è quello di mandare via la banda Berlusconi e neanche di organizzare la lotta intransigente e fino in fondo contro l'accordo e le misure antipopolari di questo governo, tanto è vero che non ha neanche esteso lo sciopero del 13 febbraio a tutte le categorie. Ma il fatto che non abbia sottoscritto l'accordo è un risultato importante. E' un effetto del clima di mobilitazione e lotta determinato dal precipitare della crisi e dall'azione dei comunisti, dei lavoratori avanzati, degli antifascisti, ecc., in particolare dalla convergenza d'azione e di lotta tra la sinistra interna alla CGIL (FIOM, Rete 28 Aprile, Lavoro e società, ecc.) e i sindacati alternativi. E rende più difficile a governo, Confindustria, CISL, UIL e UGL imporre la revisione della contrattazione, rafforza e alimenta la mobilitazione dei lavoratori, anche di quelli iscritti alla CISL, alla UIL e all'UGL, contro l'accordo stesso ma più in generale contro la politica della banda Berlusconi e "per non pagare la crisi dei padroni", quindi indebolisce la banda Berlusconi e rafforza la possibilità della sua cacciata. In questa situazione lo sciopero del 13 febbraio ha un alto valore politico, possiamo e dobbiamo usarlo per rafforzare la lotta più generale per mandare via il governo Berlusconi e per avanzare nella costruzione del governo di Blocco Popolare.

Diamo quindi indicazione a tutti i lavoratori e i delegati sindacali che aderiscono, collaborano e simpatizzano con il Partito dei CARC

- di promuovere e costruire sui loro posti di lavoro una partecipazione ampia e combattiva allo sciopero del 13 febbraio, intorno alle parole d'ordine "basta con il governo del carovita, della miseria, della precarietà, della rapina dei lavoratori e dei pensionati, del razzismo, dell'eliminazione della scuola e dei servizi pubblici ", "cacciare il governo Berlusconi", "per non pagare noi la crisi dei padroni dobbiamo liberarci dai padroni e dal loro governo", "difendersi per non perdere tutto porta a indietreggiare passo dopo passo, difendiamoci per prendere tutto", "i padroni senza lavoratori non possono fare niente, i lavoratori senza padroni possono tutto", "cambiamo il mondo come va bene a noi", "costruiamo un governo di Blocco Popolare che adotti le misure d'emergenza per far fronte alla crisi", "facciamo dell'Italia un nuovo paese socialista";

- di unirsi ai propri compagni di lavoro più determinati e combattivi

1. se inscritti alla FIOM o alla Funzione Pubblica-CGIL, affinché la propria struttura sindacale indica assemblee sul posto di lavoro per promuovere e organizzare l'adesione allo sciopero e la partecipazione alla manifestazione nazionale di Roma;

2. se iscritti alle altre categorie della CGIL, affinché la propria struttura sindacale aderisca allo sciopero;

3. se iscritti ai sindacati alternativi, affinché il sindacato di appartenenza aderisca allo sciopero avanzando così sulla strada intrapresa con lo sciopero del 12 dicembre: rafforzare l'unità del movimento dei lavoratori e delle masse popolari anziché dividere il fronte di lotta sulla base dell'organizzazione sindacale di appartenenza, mette in primo piano la lotta contro le misure antipopolari e forcaiole del governo Berlusconi anziché puntare principalmente a differenziarsi dai sindacati di regime, combatte la linea della concertazione e della compatibilità seguita dai sindacati di regime spingendo avanti e rafforzando la mobilitazione in difesa degli interessi dei lavoratori e delle masse. Il Partito dei CARC sostiene e rilancia l'appello lanciato il 4 febbraio dalla RSU SLAI COBAS della NEW HOLLAND MODENA: "Venerdì 13 la FIOM - CGIL ha indetto lo sciopero contro la riforma del contratto firmato invece dalla CISL, UIL, UGL e FISMIC. Lo SLAI COBAS, sebbene non crede nella buona fede del gruppo dirigente di questa organizzazione sindacale e della maggioranza dei suoi delegati vista la storia passata e recente, invita gli operai a scioperare, perché l'attacco portato da questa riforma mina ulteriormente in modo ancora più grave, le condizioni di vita lavorativa e salariale di noi operai. Come operai dobbiamo scendere in campo, smettendo una volta per tutte di delegare senza mai poi partecipare in prima persona! Perché altrimenti non potremmo mai decidere e incidere niente, per il nostro futuro!!!";

4. se iscritti alla CISL o alla UIL, affinché partecipino allo sciopero e diano battaglia all'interno della propria struttura sindacale contro l'accordo sulla contrattazione, contro la compatibilità, la concertazione e la sottomissione al programma del governo.



Che ogni comunista e ogni lavoratore avanzato faccia dello sciopero del 13 febbraio un'occasione per far avanzare la mobilitazione popolare contro la banda Berlusconi.

Per rafforzare l'organizzazione popolare autonoma dalla borghesia e dalla destra sindacale.

Per promuovere la difesa e l'affermazione degli interessi dei lavoratori contro la crisi dei padroni. Per sviluppare l'unità d'azione della sinistra sindacale interna ai sindacati di regime e i sindacati di base.



Cacciare il governo della banda Berlusconi è possibile! E' possibile dare una legnata ai banchieri, agli speculatori e ai padroni e cacciarli dal governo del paese!



Difendiamoci per prendere tutto: una società senza sfruttamento e senza padroni! I padroni senza lavoratori non possono niente! I lavoratori senza padroni possono fare tutto e meglio!



Un governo di Blocco Popolare: è la soluzione d'emergenza per far fronte alla crisi in cui i padroni ci hanno ficcato! Nessuna azienda deve essere chiusa! Nessun lavoratore deve essere licenziato!