[NuovoLab] Leggi razziali: a volte ritornano

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Szerző: brunoa01
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Sono passati pochi giorni dal 27 gennaio, "Giorno della Memoria", istituito con una legge del 2000, «al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei»

Domenico Gallo

Sono passati pochi giorni dal 27 gennaio, "Giorno della Memoria", istituito con una legge del 2000, «al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei».
In occasione del Giorno della Memoria, la legge richiede che siano organizzate iniziative ed incontri, in particolare nelle scuole, «in modo da conservare nel futuro dell'Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia, affinché simili eventi non possano mai più accadere».
Malgrado il giorno della memoria, noi rimaniamo un popolo di smemorati, tanto da non renderci conto che le leggi razziali sono tornate.
Sono tornate in pompa magna, con tanto di deliberazione parlamentare ed è tornato lo stesso linguaggio di discriminazione (fino all'eccitazione all'odio razziale) da parte dei capi politici che additano i gruppi sociali più deboli (immigrati, Rom, senza casa) come capro espiatorio del crescente disagio sociale.
Dall'avvento del nuovo governo, i semi delle leggi razziali sono stati distribuiti un po' dovunque nelle pieghe della legislazione e dei provvedimenti governativi (per esempio la schedatura dei bambini Rom), ma con la legge che approva, al Senato, la seconda parte del pacchetto sicurezza, non sono soltanto i semi della discriminazione verso i gruppi sociali più deboli che vengono diffusi nell'ordinamento, sono gli stessi specifici istituti previsti dalle leggi razziali del '38 ad essere riesumati.
E' cambiato soltanto l'oggetto della discriminazione.
Con il Regio decreto legge del 17 novembre 1938 (provvedimenti per la difesa della razza italiana) furono introdotte nell'ordinamento una serie di misure persecutorie, la prima della quali consisteva nel divieto dei matrimoni misti (art. 1: «Il matrimonio del cittadino italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza è proibito»).
Adesso è tornato lo stesso divieto.
Il disegno di legge sulla sicurezza votato dal Senato, prevede (art. 39, comma 1, lett. f, e art. 5) l'impossibilità giuridica per gli stranieri, che non siano titolari di un permesso di soggiorno in corso di validità, di contrarre matrimonio.
Il che significa che, sia pure in modo mascherato, è stato reintrodotto nel nostro ordinamento il divieto dei matrimoni misti (fra cittadini italiani e cittadini extracomunitari in condizione di irregolarità amministrativa).
Nel luglio del 1938 fu istituita, presso il Ministero dell'Interno, la Direzione generale per la Demografia e la Razza (Demorazza), con il compito di provvedere al censimento della popolazione ebraica presente in Italia, e quindi di mantenere ed aggiornare un registro degli ebrei. Adesso è ritornato lo stesso istituto, rivolto ad una speciale categoria di soggetti deboli: l'art. 44 del disegno di legge sulla sicurezza prevede l'istituzione presso il Ministero dell'Interno di un registro dei senza casa.
A cosa serve un registro dei clochard?
La storia ci insegna che il registro degli ebrei fu molto utile alle SS, che trovarono gli elenchi già pronti.
Forse un domani il registro dei clochard potrebbe tornare utile alle ronde che lo stesso provvedimento di legge istituisce (art. 46) per contribuire al presidio del territorio.
Magari potrebbero utilizzarlo per bonificare il territorio.
Ma la fantasia dei legislatori leghisti del nostro tempo si è spinta anche oltre gli istituti previsti dalle leggi razziali.
Infatti, il fascismo aveva consentito ai genitori di razza ebraica di conservare la patria potestà sui figli, prevedendo che potessero perderla soltanto in un'ipotesi inverosimile, vale a dire nel caso che, qualora i figli appartenessero a religione diversa da quella ebraica, i genitori pretendessero di impartire loro una educazione non corrispondete ai principi religiosi dei figli o «ai fini nazionali» (art. 11 del Regio decreto 17 novembre 1938).
Con la nuova legislazione, gli appartenenti alla razza degli immigrati extracomunitari, non dotati di titolo di soggiorno, non possono compiere atti di stato civile.
Questo significa che una donna che partorisce non potrà riconoscere il proprio figlio naturale, che nascerà come figlio di nessuno, e quindi verrà tolto alla madre naturale ed affidato ad un istituto.
Per fortuna che la difesa della famiglia è al primo posto nell'agenda politica di questa maggioranza, clericale e timorata di Dio, altrimenti chissà cos'altro avremmo dovuto aspettarci.
Del resto non dobbiamo preoccuparci più di tanto, i nostri leader politici sono contrarissimi alle leggi razziali (del fascismo): abbiamo dimenticato i viaggi di Veltroni ad Auschwitz?


05/02/2009

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