Autore: ugo Data: To: aderentiretecontrog8, forumgenova Oggetto: [NuovoLab] impressioni da Belem
Carta Quotidiano 2/02/2009 ore 17.00 Pagina 8
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Di ritorno dal Forum.
Impressioni da Belem
I seminari sull’energia e quelli sulla natura, il ruolo
delle organizzazioni indigene e l’auto-organizzazione
dei sindacati, l’incontro tra Leonardo Boff
e la ex ministra per l’ambiente. E molto altro...
Mario Agostinelli
I movimenti e le organizzazioni del mondo del lavoro
e della società civile presenti a questa nona edizione
del Forum sociale mondiale danno prova di
grande capacità di autorganizzazione, anche se ciò va
a vantaggio di un approfondimento tematico e a discapito
di occasioni di sintesi.
Così i nove obiettivi articolati nel forum sono stati
affrontati in duemila punti di discussione, con la presenza,
inimmaginabile in una città amazzonica, di 169
mila iscritti, ciabattanti un po’ spossati lungo i percorsi
ombreggiati delle due grandi università del Parà
[Ufpa e Ufra].
Tantissimi cappellini e magliette rosse della Cut, il
sindacato brasiliano che ha investito nella rete del
lavoro sostenuta anche dalla Cgil. Affollatissime assemblee
indigene preda di tutte le immagini digitali
che rivedremo per tornare a meravigliarci. Incontri
interreligiosi dove ho ritrovato i miei vicini di casa di
Venegono, missionari comboniani ripartiti per il
Maranhao e Imperatriz a organizzare preghiere e lotte
alla multinazionale mineraria di Rio Doce.
Nell'accampamento dei Sem Terra si è tenuta la prima
riunione dell'Assemblea dei movimenti, luogo di confronto
inaugurato alla prima edizione del Forum a
Porto Alegre. Il dibattito ha tra i suoi obiettivi stilare il
documento finale, sintesi delle proposte e delle agende
dei vari movimenti a livello mondiale.
Sono già state individuate due date per le mobilitazioni
del prossimo anno: il vicino appuntamento
contro la guerra e la corsa agli armamenti, che dal 28
marzo al 4 aprile si articolerà in manifestazioni in
tutto il mondo; l’appuntamento di fine anno a Copenhagen,
con un controvertice su ambiente e energia, in
concomitanza con il rinnovo del protocollo di Kyoto. Il
Coordinamento Andino di Organizzazioni Indigene,
con i principali movimenti indigeni di tutto il mondo,
ha organizzato un panel sulla democrazia con una
dimostrazione – di grande insegnamento per noi occidentali
– del bisogno e della validità di una pluralità di
modelli di partecipazione, in base alla valorizzazione
di esperienze multiculturali. Ho avuto la fortuna di far
parte dell’organizzazione o di partecipare ad alcuni
seminari, che riprendo sommariamente.
In particolare annoto quelli sull’energia, sovrastati
dall’aspetto di contrasto alle grandi dighe e dalla contesa
dei contadini contro l’agrobusiness, al punto da
non affrontare quasi la crisi del sistema fossile e la
necessità di un paradigma rivoluzionario e in discontinuità
con l’attuale, fondato sulla riduzione dei consumi,
sull’efficienza energetica e sulle fonti naturali
rinnovabili, qui così abbondanti e trascurate. E’ giusto
così, perché in America latina siamo di fronte alla più
massiccia distruzione di fiumi, terra coltivabile, foresta
e all’impiego sconsiderato di petrolio e gas ancora
a danno dei poveri. Ma è anche un ammonimento per
«il contratto mondiale per l’energia», di cui mi occupo
da tempo, e che stenta a decollare in una dimensione
mondiale, dopo ottime prove in Europa e in Africa.
Moltissimo da fare, quindi, visto che anche governi
come quello di Lula e Chavez continuano a essere
ancorati alla geopolitica dei grandi oleodotti e dei
giacimenti in via di esaurimento e a mettere in secondo
piano i danni alla biosfera e la crisi climatica, sempre
evocata a parole, ma rimossa nei fatti.
Poi gli incontri sulla criminalità internazionale organizzati
da Libera e quelli sull’economia della solidarietà
organizzati da Gean; quelli sullo stato sociale
avviati dalla Cgil con i sindacati di tutto il mondo e
quelli sulla crisi finanziaria e etica predisposti dagli
economisti brasiliani; quelli sull’acqua e quelli sulla
decrescita, di cui è promotore e protagonista anche il
movimento italiano. Concludo con due brevi annotazioni.
Il film sulla diga di Asankeyf, nel Kurdistan
turco, prodotto da Hagam, un gruppo di giovani italiani,
e promosso qui da Unaltralombardia, ha incontrato
grande favore. E’ stato proiettato alla rassegna
del Forum nel cinema più antico della città, l’Olympia,
con grande attenzione di un pubblico giovanissimo e
la presenza di due delegati curdi.
Un indimenticabile seminario si è svolto in una tenda
in cui sono capitato per caso, con un colloquio fitto tra
il teologo Leonardo Boff e la ex ministra dell’ambiente
Marina Silva, discepola di Chico Mendes.
Ricordo due frasi. Boff: «Basta col dire che la natura è
sacra, perché ce la porta distante. La natura è umana
perché, anche se ha una sua autonomia dall’uomo,
prende vita o muore nella testa della donna e
dell’uomo che la osservano. La donna, l’uomo, la natura
sono un unicum della vita e, quindi sono un unicum
dell’idea di umanità. Marina Silva: «All’inizio pensavo
che stavo lottando per i seringueros, poi che stavo
lottando per salvare la foresta amazzonica, ora penso
che sto lottando per salvare l’umanità».
Ugo Beiso
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal