Finn è un fotografo tedesco di fama mondiale che conduce una vita frenetica. A un certo punto però, quando la complessità della sua esistenza gli sta sfuggendo di mano, decide di dare un taglio con tutto e si reca a Palermo. Nella città siciliana gli accadono strane cose e si trova inseguito da un uomo in cerca di vendetta. ( ) Con un incipit che cita Cadaveri eccellenti, il Nosferatu di Herzog (la grande cripta dei Cappuccini) e Io ti salverò di Hitchcock (l'orologio liquido di Dalì), Wenders, nella parte tedesca, firma le sue riprese più interessanti da molti anni a questa parte. Sospeso tra i quadri di Edward Hopper e certo Jean-Jacques Beineix al neon (la notte, le autostrade, le corse in macchina), Wenders mette in scena la sua parabola esistenziale confermandosi ancora una volta come un devoto discepolo della Bildung tedesca, la vocazione didattica e pedagogica dell'arte.
Mercoledì 4 febbraio ore 21.30
Evento speciale Prime visioni
PUCCINI E LA FANCIULLA
di Paolo Benvenuti, Italia 2007 84'
con Riccardo Moretti, Tania Squillarlo
Mostra Cinema Venezia 2008
Presentato all'ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, il film ricostruisce la vera storia di Doria, cameriera dei Puccini a Torre Del Lago, accusata ingiustamente dalla moglie del compositore di essere l'amante di suo marito, e per questo punita crudelmente. "Ma il film non è certo agiografico né di Puccini e neppure di Dora Manfredi. Benvenuti «trasporta» la musica pucciniana, i suoi melodrammi, nella storia che vediamo sullo schermo nel gioco di specchi tra Dora Manfredi e le donne di Puccini, un melodramma che le comprende e le oltrepassa (la scelta di chiudere sulle note di La morte e la fanciulla di Schubert è magnifica). Così la scelta del film «muto»: le sole voci che in Puccini e la fanciulla, a parte la musica e i rumori, sono quelle delle lettere che i protagonisti scambiano tra loro e leggono nel fuoricampo. Più che un omaggio al cinema delle origini, la privazione della parola permette di esprimere con potenza quelle che sembrano le figure di un libretti, a cominciare dalla «servetta», come si scriveva sui programmi di sala del tempo( )Il «muto» in forma sonora (si potrebbe pure dire il contrario) permette anche una composizione accurata dell'immagine, che è specifica del cinema di Benvenuti, ma qui coincide in modo ancora più netto con la dimensione narrativa. I rimandi alla pittura che cambiano secondo le situazioni, passando dallo ieratismo delle scene finali prima del suicidio a una bellissima sequenza dove le donne lavano i panni nel lago, vicina alle rappresentazioni del proletariato nei primi del secolo, formano uno spazio cinematografico che è esso stesso sostanza della storia: la casa al centro con la torre da cui si domina il mondo, dove Puccini e la famiglia possono osservare i destini e le vite altrui. E gli altri, «l'esterno», la gente comune, che si muove intorno. Il melodramma rivela il suo germe rivoluzionario, e il cinema nello sguardo di Benvenuti un momento di grazia sempre più difficile da catturare." (Cristina Piccino, Il Manifesto)
Mostra Cinema Venezia 2008
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