Una notizia buona e una cattiva di Terenzio Longobardi
http://aspoitalia.blogspot.com/2009/01/una-notizia-buona-e-una-cattiva.html
Sul sito dell'Unione Petrolifera, sono disponibili i dati sui consumi petroliferi italiani nel 2008. Il dato totale evidenzia anche per l'anno appena trascorso una tendenza storica alla riduzione dei consumi petroliferi, che sono stati pari a circa 80,9 milioni di tonnellate, con una diminuzione del 3,6% (-3.057.000 tonnellate) rispetto al 2007. Questo calo costante è stato trainato negli ultimi anni dal progressivo abbandono dell'olio combustibile per l'alimentazione delle centrali termoelettriche nazionali (a vantaggio prevalentemente del gas naturale). Ma la novità importante è che per la prima volta si registra una riduzione dei consumi di carburanti per autotrazione, cioè benzina e gasolio, che passano da un totale di 38,1 Milioni di tonnellate del 2007 ai 37, 2 milioni di tonnellate del 2008 (- 2,4%). Finora, la crescita costante della domanda totale di carburanti per autotrazione era avvenuta in presenza di una graduale sostituzione della benzina con il gasolio. Quest'anno però, anche il gasolio subisce una leggera riduzione. Inoltre, nello stesso periodo le nuove immatricolazioni di autovetture sono risultate in diminuzione del 13,4%, con quelle diesel a coprire il 50,6% del totale (era il 55,7% nell'anno 2007).
La crisi economica ha determinato quindi nel settore dei trasporti una conseguenza positiva, cioè la riduzione della mobilità su gomma. La sensibile riduzione delle differenze di prezzo tra benzina e gasolio, ha poi invertito la tendenza apparentemente inarrestabile alla sostituzione di auto alimentate a benzina con quelle diesel. La somma di questi due fattori dovrebbe produrre effetti positivi sul livello di emissioni inquinanti e climalteranti del sistema dei trasporti italiano.
C'è però una cattiva notizia. Invece di affrontare la crisi dell'auto orientando le risorse pubbliche a favore del riequilibrio modale tra gomma e ferro e tra mobilità privata e collettiva, le istituzioni mondiali, comprese quelle italiane, stanno finanziando massicciamente il salvataggio pubblico delle aziende automobilistiche, nell'illusione che questi provvedimenti possano determinare una ripresa dell'economia e dell'occupazione. Ma, come gli economisti più avveduti hanno consigliato (leggete questa intervista del Premio Nobel Joseph Stiglitz), invece di continuare a buttare soldi su un modello di sviluppo insostenibile, sarebbero invece auspicabili interventi pubblici nel settore delle infrastrutture ecologiche, e politiche dei redditi finalizzate a trasferire risorse dai ceti più ricchi a quelli più poveri.
Per quanto riguarda il settore dei trasporti, ho stimato in un precedente articolo le risorse finanziarie statali da destinare a sostegno di un grande programma decennale di potenziamento del sistema ferro-tranviario nelle aree urbane italiane. I circa 15 miliardi di euro necessari potrebbero essere reperiti in parte cancellando progetti autostradali inutili (solo il Ponte sullo Stretto vale dai 4 ai 6 miliardi) e per il resto aumentando ad esempio le accise sui carburanti di appena 2 centesimi al litro (considerando un consumo annuo di carburante di circa 45 miliardi di litri, si otterrebbero 9 miliardi di euro in dieci anni).
Giancarlo