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Aihe: [NuovoLab] Diario di viaggio del Treno della Memoria II giornata
29 gennaio 2009

La sveglia è per tutti alle 7. 
Fuori nevica e le previsioni non sono confortanti per il resto della giornata. 
Oggi è il giorno della visita ad Auschwitz. Ci ha raggiunto nel frattempo il Sindaco di Torino Chiamparino che accompagnerà il gruppone e sarà l’oratore della commemorazione prevista alla fine della giornata. Con una puntualità fuori dal comune i 15 pullman partono intorno alle 8 e dopo circa 1 ora di viaggio arriviamo ad Auschwitz accolti da un freddo pungente. Veniamo informati delle cose che si possono non si possono fare ed iniziamo la visita nella prima parte, quella più museale. 
La sensazione di mettere un piede nella storia, tragica, della II guerra mondiale è forte, così come è forte ancora l’odore di morte che aleggia tra le baracche. Passiamo in rassegna i volti dei prigionieri in una perfetta fila indiana; volti di uomini e donne impauriti, increduli, fieri. Annotiamo il nome della foto che più ci colpisce, servirà alla fine della giornata ci dicono gli animatori. 
Il giro prosegue; numeri impressionanti, il progresso tedesco al servizio della morte, una razionalità che non può essere liquidata come follia. 
Nel frattempo Andrea Oliviero, presidente della ACLI ci informa che continuano le dichiarazioni farneticanti di alcuni pezzi della Chiesa sull’Olocausto; l’ultima, dice Andrea, è che quelle che oggi vediamo nei campi museo sparsi per l’Europa in realtà non erano camere a gas ma camere per la disinfestazione… Il pugno allo stomaco è forte, ancora di più oggi mentre percorriamo gli anfratti bui delle celle di punizione. 
Qui è morto padre Kolbe, oggi San Massimiliano Kolbe, ed una domanda arriva dritta dritta alla nostra preparatissima guida: che ne pensate di questo nuovo Papa? Risposta imbarazzata: “non lo possiamo giudicare sentendolo solo la domenica all’Angelus per pochi minuti. Non siamo mica in Italia!” 
Già, è vero non siete in Italia… 
Mentre percorriamo gli spazi museali che provano a descrivere i  numeri dell’Olocausto una parole più di altre gira sulla bocca dei ragazzi: follia! 
Alla faccia di chi vuole i nostri ragazzi idioti o peggio ancora bamboccioni l’attenzione alle cose che vengono dette è altissima. 
Scende qualche lacrima; è indignazione per quello che è successo e forse perché quello che si vede oggi non è mai stato raccontato a dovere. 
La visita è inframmezzata da letture nei luoghi della morte magnificamente interpretate da una giovane compagnia teatrale torinese. 
Stiamo per finire la prima parte della giornata con un peso allo stomaco non indifferente. Non è fame nonostante sia l’una passata. 
Chiudiamo con la visita al blocco degli Italiani, ci dicono il più artistico dei blocchi dei Paesi; una mostra centrata sui colori ci accoglie. E’ l’unica cosa non grigia di questa giornata. 
Pranzo veloce e siamo di nuovo sul pullman direzione Birkenau. Ci dicono che fuori la temperatura sfiora i meno sei gradi. 
Ci accoglie Birkenau con questo portone attraversata dai binari che si concludono 1 km e mezzo più avanti. Il campo è immenso. La superficie interdetta durante la guerra copriva un raggio di circa 40 km. 
Il freddo, lo sgomento, la rabbia si fondono quando entriamo nella prima baracca di legno che ospitava durante la guerra fino a 400 persone. Parliamo di baracche 50 x 10 metri circa costruite per ospitare 40 cavalli… 
Birkenau non lascia spazio ai dubbi ed anche i pochissimi che ancora sembravano meno colpiti dalla visita ora seguono concentrati. 
Qui non si vedono foto o disegni; qui calpestiamo terreni e tocchiamo muri che parlano di morte. 
E’ indescrivibile la sensazione che si prova. 
La parola più ricorrente ora sulla bocca dei ragazzi è: bastardi. 
Quella sensazione di sgomento è diventata rabbia per ciò che si vede. Iniziano le discussioni in piccoli gruppetti e molti sono i paragoni con la situazione attuale non mancano. Si parla dei rom, dei migranti, di quelli che oggi molti considerano bestie, forza lavoro e non persone. Come lo sono stati gli ebrei nel ventenni hitleriano.
Si cammina per questi posti dove salta agli occhi la razionalità tedesca nella pratica dello sterminio. E’ davvero inquietante pensare fin dove può arrivare la mente umana. 
Sta per terminare la giornata sono quasi le 17. E’ già buio nel campo illuminato dai soli lampioni con luce arancione poco potenti. 
Come avranno fatto a sopravvivere per mesi in questo freddo intenso con pochi stracci addosso e perennemente in ciabatte? Andrea Oliviero prova a rispondermi: è l’attaccamento alla vita. Non mi pare molto convinto neanche lui. 
Siamo alla fine è l’ora della commemorazione finale con il Comune di Torino. Si leggono diversi brani che raccontano la vita del campo. L’atmosfera è cupa a attenta. Faccio notare al Sindaco Chiamparino di quanto sia fortunato a parlare di memoria e impegno in questo posto davanti a oltre 700 ragazzi delle superiori. Annuisce e mi risponde che è una esperienza che dovrebbero fare tutti i sindaci. Insieme a Michele Curto, anima e motore del Treno della Memoria, lo prendiamo in parola. Il prossimo anno non uno ma almeno 10 sindaci delle nostre città, insieme ai ragazzi, a vivere questo momento.
E’ davvero finita la giornata. 
I nomi dei volti del mattino adesso vengono ricordati dai ragazzi e una piccola impronta sul telo della memoria sta a testimoniare l’impegno a non dimenticare.  Si torna a Cracovia. Sono quasi le otto di sera. A domani.             
walter  


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