[Lecce-sf] Fw: per libertà di stampa, per la difesa della li…

Delete this message

Reply to this message
Autor: Rosario Gallipoli
Data:  
Dla: forumlecce
Temat: [Lecce-sf] Fw: per libertà di stampa, per la difesa della libertà di espressione dei rivoluzionari prigionieri!
IMPEDIAMO CHE SI PORTI A COMPIMENTO LA REPRESSIONE DEI COMUNISTI.

IMPEDIAMO CHE SI PORTI A COMPIMENTO QUESTO ENNESIMO ATTACCO ALLA LIBERTA' DI STAMPA E DI ESPRESSIONE.

PASSIAMO DALLA DIFESA ALL'ACCUSA, METTIAMO IL GOVERNO BERLUSCONI E TUTTI I CRIMINALI CHE LO SERVONO SOTTO ACCUSA PER CRIMINI CONTRO I DIRITTI UMANI.

BASTA PENSARE ALLA DEVASTAZIONE DELL'AMBIENTE COME TARANTO E BRINDISI PERCHE' SIA SUFFICIENTE METTERE SOTTO ACCUSA TUTTI I POLITICI, I MAGISTRATI E TUTTI COLORO CHE DIFENDONO PADRON RIVA E I PADRONI DELL'ENEL.

MANDIAMO VIA LA BANDA BERLUSCONI COSTRUIAMO UN GOVERNO DI BLOCCO POPOLARE CHE METTA FINE AL MARASMA IN CUI CI HA CONDOTTI LA BORGHESIA E TUTTI I SUOI SERVI.



PARTECIPIAMO AL PRESIDIO D'AVANTI AL TRIBUNALE DI BARI.

IL 29.01.2009 ALLE ORE 9.00-



Rosario.







Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)

CP 380, 80133 Napoli - Italia

E-mail: info@???

Sito web: www.solidarietaproletaria.org





Il 28 giugno 2005 il giudice Francesco Messina del Tribunale di Trani condannò a 2 anni e 6 mesi di reclusione il compagno Giuseppe Maj, direttore responsabile de"Il Bollettino" dell'Associazione Solidarietà Proletaria, per il reato di propaganda ed apologia sovversiva o antinazionale (capo di imputazione oggi abrogato) ed istigazione a delinquere.



Le fondamenta del reato, secondo Messina, stavano nella pubblicazione su Il Bollettino 62/63 (disponibile sul sito dell'ASP: http//www.solidarietaproletaria.org - insieme a tutti gli altri numeri della rivista) di un documento politico di rivendicazione dell'omicidio D'Antona a firma degli allora prigionieri politici di Trani delle BR-PCC Giuseppe Armante, Maria Cappello, Tiziana Cherubini, Enzo Grilli, Franco Grilli, Franco La Maestra, Flavio Lori, Rossella Lupo, Fausto Marini, Fabio Ravalli e della militante rivoluzionaria Vincenza Vaccaro.



Il documento incriminato e integralmente pubblicato da IL BOLLETTINO nel marzo del 2000, era stato depositato dinanzi al pretore di Trani dall'ex prigioniero politico F. Marini nel corso dell'udienza processuale a suo carico del 14/6/99 e la stessa stampa borghese ne aveva riportato notizia.



Sulla sentenza di condanna contro G. Maj e tutti gli altri compagni, superiore addirittura a quella invocata dall'allora Pubblico Ministero Giuseppe Maralfa, dovranno prossimamente pronunciarsi il 29 gennaio i giudici d'Appello del Tribunale di Bari, nel processo presieduto dal Presidente Giovanni Giorgio.



La pubblicazione su IL BOLLETTINO dell'ASP del documento dei prigionieri delle BR-PCC, è assolutamente legittima e coerente con la libertà di stampa sancita dalle stesse leggi in vigore in Italia e in primo luogo dall'articolo 21 della nostra Costituzione.

Perché quindi criminalizzare e perseguitare da un lato G. Maj e l'attività dei compagni dell'ASP, e dall'altro i prigionieri politici di Trani che hanno prodotto il documento incriminato, avvalendosi della libertà di pensiero e di espressione?



Ai prigionieri politici in Italia, come ai prigionieri di guerra tutelati dalla Convenzione di Ginevra deve esser garantita a maggior ragione proprio perchè tali, la libertà di esprimere convinzioni e pensieri che possono risultare diametralmente opposti a quelli della classe borghese, che detiene il potere politico, le leve dello Stato e quindi la gestione delle carceri e di tutti gli apparati repressivi.



Anche dal punto di vista del Diritto penale borghese, questa ennesima persecuzione fatta scattare dalla Procura di Trani contro Il BOLLETTINO, la sua redazione e quindi contro i comunisti, nasconde ancora una volta il carattere eversivo di una parte della borghesia, che servendosi di una Magistratura a lei asservita travalica le sue stesse leggi.



(.)Non bisogna confondere la volontà di pubblicare documenti "scottanti" con finalità d'informazione e la volontà di commettere, per mezzo della stampa, un'azione istigatrice o apologetica.Se tale confusione avvenisse avremmo praticamente abrogato l'art.21 della Costituzione ed inferto un colpo grave al diritto penale, tornando al tempo in cui, per affermare la responsabilità di un uomo era sufficiente un rapporto obiettivo di causalità materiale tra l'azione e l'evento, o una mera condotta, prescindendo dal contributo volitivo (c.Assise Roma 5.3.'81, imputati avv. Di Giovanni e altri, confermata nei successivi gradi di giudizio c.d. processo a "l'ape e il comunista"). (.)



(.)Si ritorna così alla domanda di fondo: forse che il nostro ordinamento non consente ad un editore di possedere documentazione politica di gruppi politici che teorizzano forme radicali di lotta rivoluzionaria? Forse che non è consentito procedere alla pubblicazione di scritti provenienti dal carcere? O forse è consentita l'espressione solo di certi contenuti e non di altri? E forse l'attività di editore è consentita solo ad alcuni, e non altri? (.)



Sono solo brevissimi passaggi degli interventi di difesa dell'avv. Giuseppe Pelazza nella serie di processi che fecero di Maj e di altri 19 compagni i bersagli di un attacco politico in grande stile sferrato a "Il Bollettino" (rivista nata nel 1981 per dare voce ai prigionieri politici non dissociati, espressione della lotta di classe in atto) e all'allora Coordinamento dei Comitati contro la Repressione dalla classe dominante e che ebbe i suoi validi strumenti nei procuratori Ferrari e Dalla Costa e nel Giudice Istruttore Mastelloni. Un attacco politico accuratamente preparato dai massmedia che si trascinò dal 1984 fino al 1991 per arrivare a concludersi con "l'assoluzione perché il fatto non sussiste".

Una montatura giudiziaria che non aveva un solo straccio di prova, un enorme bluff che però provocò incarcerazioni, perdita del lavoro per alcuni compagni, isolamento ecc, con il solo scopo di intralciare o far cessare un'attività politica giudicata intollerabile dalla classe dirigente borghese (vedi: Cronaca di una criminalizzazione annunciata su http//www.solidarietaproletaria.org - sezione dossier)



Dal 1981 ad oggi dieci procedimenti giudiziari (nove dei quali costruiti sull'accusa di associazione sovversiva) si sono susseguiti contro l'area politica definita come "la carovana" del (n)Partito comunista italiano (vedi dossier su sito dell'ASP: "Il Gruppo bilaterale italo-francese su terrorismo e minacce gravi") all'interno della quale Maj è considerato uno dei massimi dirigenti comunisti nel nostro paese e riconosciuto come tale anche a livello internazionale.



I procedimenti che hanno come obiettivo Maj, il (n)PCI (http://lavoce-npci.samizdat.net) e con essi l'ASP e il Partito dei CARC, sono in realtà tentativi dello Stato borghese di criminalizzazione del comunismo e dell'opposizione sociale attraverso una limitazione progressiva dei diritti di ognuno e l'affermazione di legislazioni di stampo liberticida cui il Governo della banda Berlusconi sta prestando il suo grandissimo contributo.



Un esponente della classe dominante, un giornalista esperto dei servizi di intelligence italiani, Gianni Cipriani, nella sezione documenti della rivista del Cesint riporta stralci della sentenza con cui il giudice Zaccariello ha prosciolto lo scorso luglio 12 compagni "della carovana" dall'ottavo dei dieci procedimenti su citati. Cipriani spiega le ragioni di questa scelta nel suo editoriale dal titolo "Realtà e teoremi" che alleghiamo e che vi invitiamo a leggere per intero (le motivazioni della sentenza Zaccariello sono invece disponibili sia sul sito dell'ASP che su quello dei Carc: www.carc.it).



Il senso dell'editoriale è comunque in questo passaggio: dal 1999 passando per il 2001 fino ad oggi, molte volte ho avuto l'impressione di rivedere in alcune vicende giudiziarie l'ombra dell'agente Bretscheneider e dei suoi superiori (riferimento ad un romanzo), i quali erano mossi non già dall'esigenza di trovare un colpevole perché fosse colpevole di qualcosa, ma di rastrellare persone ed arrestare, perché era la situazione in se stessa che aveva bisogno di colpevoli.(.)



L'intellettuale Cipriani, che lavora attivamente al servizio di quella che noi definiamo "controrivoluzione preventiva", è costretto per arrivare alle sue conclusioni a riconoscere anch'egli l'esistenza di una forte contraddizione all'interno "delle democrazie" attuali.

Ma quello che Cipriani non dice, per ovvi motivi di schieramento di classe, è che nel concreto della situazione politica italiana, la costruzione negli anni (che sicuramente precorrono il 1999) di molteplici teoremi giudiziari che, nel particolare della persecuzione contro Maj e il resto della "carovana", hanno trasformato degli oppositori politici e dei gruppi rivoluzionari in "terroristi", è stata il frutto di una operazione di stampo eversivo della classe dominante spinta nel passato dalla necessità di ostacolare il processo di costruzione del (n)PCI e ora dalla necessità ancora più stringente di impedire il rafforzamento di esso e la formazione, attraverso la proposta agli organismi di classe politici e di massa di un Blocco popolare, di un Governo di Blocco Popolare che apra la strada alla presa rivoluzionaria del potere da parte della classe operaia e all'instaurazione del socialismo nel nostro Paese.



Il Presidente della Corte d'Appello di Bari Giovanni Giorgio e i giudici a latere quale "democrazia" serviranno il 29 gennaio?

Si dimostreranno anch'essi servitori zelanti della "democrazia" di chi specula e si arricchisce sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari, di chi ci condanna a una vita di miseria e guerra senza ammettere, anzi criminalizzando, qualsiasi forma di opposizione ad essa?

Facciamo appello a tutti i progressisti, ai sinceri democratici, ai comunisti, agli antimperialisti, agli antifascisti, a tutti i lavoratori, gli studenti, gli uomini e le donne che giorno dopo giorno sperimentano la progressiva limitazione ed eliminazione degli spazi di libertà, di agibilità politica conquistati dalla classe operaia con dure lotte, perchè esprimano solidarietà a Giuseppe Maj perseguitato in quanto comunista e promotore della rinascita del movimento comunista.



Invitiamo a partecipare al presidio di lotta e solidarietà che si terrà a Bari, anche in solidarietà con i prigionieri politici che i carcerieri della borghesia vorrebbero lobotomizzare oltre che seppellire fisicamente, pur di cancellare la loro identità politica, salvo il caso in cui dovessero pentirsi o dissociarsi dalla lotta di classe e dalla loro particolare esperienza rivoluzionaria.



Facciamo appello a tutti affinché si pronuncino pubblicamente a favore della libertà di stampa, per la difesa della libertà di espressione dei rivoluzionari prigionieri, per l'annullamento della sentenza a carico di G. Maj e degli altri condannati in questo procedimento.



Per inviare mail di solidarietà scrivere a:

info@???

resistenza@???

lavocenpci40@???





Invitiamo tutti a partecipare al presidio che si terrà

il 29 gennaio 2009 dalle h.9 alle h. 14 a Bari

davanti al Tribunale in Piazza Enrico De Nicola n.1