[NuovoLab] RAPPRESAGLIE PADRONALI E DISTRUZIONE DEL CCNL

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Autor: Sergio Casanova
Data:  
Para: forumgenova
Assunto: [NuovoLab] RAPPRESAGLIE PADRONALI E DISTRUZIONE DEL CCNL

RAPPRESAGLIE PADRONALI
E DISTRUZIONE DEL CONTRATTO NAZIONALE

Ieri la Notizia in materia sindacale era l’accordo separato in materia di Contratto Nazionale di Lavoro firmato da Governo, Confindustria, CISL, UIL e UGL. E’ ovvio che sia così, data la sua drammatica importanza nella storia della contrattazione in Italia.

Un altro fatto, sempre di ieri, aiuta a comprendere il contesto da cui nasce quell’accordo. Un fatto che ha a che vedere col ritorno in campo di “nuovi” padroni delle ferriere, che possono agire sicuri di larghissime complicità e di un’altrettanto larga “condivisione” dell’importanza del loro ruolo sociale. Mi permetto di dare un po’ di spazio a questo aspetto, sempre sottaciuto, perché l’accordo sul CCNL , razionalizza e apre la strada alla legalizzazione delle rappresaglie padronali contro il conflitto.

Nel silenzio dei media, è svolto lo sciopero dei dipendenti di Trenitalia per protestare contro il licenziamento di De Angelis, deciso dall’azienda il 15 agosto scorso. Si è trattato di uno sciopero avvolto da una nube di clandestinità e di disinformazione totale riguardo alle motivazioni.
Una vera e propria collusione con un moderno (?) “padrone delle ferriere” che perseguita un lavoratore, Rappresentante per la Sicurezza, colpevole di svolgere il ruolo che gli assegna la legge: occuparsi, della Sicurezza! “Si tratta di un licenziamento politico, ingiusto ed illegittimo, che prelude all'attacco su larga scala ai diritti, alle libertà e alla sicurezza…. Infatti, se passa il licenziamento di un Rls, per aver messo in evidenza questioni che riguardano la sicurezza di viaggiatori e lavoratori, tutti i ferrovieri saranno costretti al silenzio e all'omertà, anche in presenza di gravi disfunzioni'', dice il comunicato dell’Assemblea Nazionale dei delegati Rsu-Rls dei ferrovieri che ha confermato lo sciopero di ieri.

Tuttavia, questo licenziamento, nell’agosto scorso, aveva avuto qualche spazio nella (dis)informazione propinataci dai media del pensiero unico bipartisan.
Nell’assoluto silenzio dei media, invece, negli ultimi tre mesi sono stati decisi licenziamenti chiaramente politici e antisindacali, da altri due padroni di razza: la Maserati e la LIDL.
La repressione della Maserati ha colpito due dipendenti (entrambi iscritti alla FIOM e uno di essi delegato) licenziati, uno a dicembre e l’altro pochi giorni fa, attribuendo loro responsabilità inesistenti. Quale la vera colpa? “I due compagni sono stati protagonisti alla fine di dicembre di una lotta che ha visto i lavoratori a tempo indeterminato e i lavoratori precari uniti contro il mancato rinnovo, senza alcuna possibilità di ricollocazione, di tutti i 112 interinali in forza da tempo presso l’azienda.” si legge nel comunicato di solidarietà redatto dalla Rete 28 Aprile in CGIL.
La LIDL di Ravenna a dicembre licenzia la delegata della FILCAMS CGIL, “responsabile” della riuscita dello sciopero del 15 novembre contro l’accordo separato sul CCNL del terziario.A novembre, invece, “Le lavoratrici del negozio LIDL di Trento stanche dei metodi di controllo polizieschi da parte della multinazionale tedesca, delle continue pressioni psicologiche, dei cambi di turno improvvisi e non concordati; insulti e reprimende davanti ai clienti con l’intento di umiliare le lavoratrici. Dopo tanto sopportare, stanche ed esauste, le lavoratrici e la FilcamsCGIL hanno indetto uno sciopero il 20 ottobre con tanto di volantinaggio alla clientela, la quale ha solidarizzato con le lavoratrici e ha fatto la spesa altrove. L’ottima riuscita dello sciopero è stata la scusa per l’azienda per un’altra azione di pressione verso le lavoratrici ed il funzionario sindacale chiedendo un risarcimento danni di € 75.000, per il mancato guadagno e la perdita di immagine.” Dice un volantino della Rete 28 Aprile di Trento.

Richiesta di danni per uno sciopero!? Forse si pensa che lo sciopero sia una libertà (del cui uso si può essere chiamati a rispondere) e non un diritto! D’altra parte nello stato liberale storico era così e, a forza di evocarlo, ci si può confondere!

Come mai tutto ciò? Ma non si tratta di lavoratori a tempo indeterminato, notoriamente iper-tutelati dall’antistorico Statuto dei Lavoratori? Non ci continuano a dire ciò esperti e politici dei due (?) schieramenti?

Il quadro di lettura che accomuna la libertà di rappresaglia dei padroni alla svolta (largamente annunciata e coltivata a lungo anche dalla CGIL) nella contrattazione è quello della precarietà dilagante proposta come meta positiva per il benessere collettivo. Un quadro dipinto negli ultimi 15 anni dall’infaticabile opera di pennelli bipartisan, cui ha sempre fatto da sfondo la contrapposizione dei ( futuri ) positivi effetti della “flessibilità” rispetto all’ insopportabile “rigidità” del mercato del lavoro in Italia.
La vera e propria criminalizzazione dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e la teorizzazione della necessità di un loro superamento stanno dietro alle rappresaglie, sempre meno episodiche, dei singoli padroni. D’altra parte, chi lotta per quei diritti rappresenta un pericolo per il buon funzionamento del Mercato. E’ giusto fermarlo, anche alla luce dei grandiosi risultati di 30 anni di ininterrotte e progressive politiche di liberalizzazione del mercato a livello mondiale!

L’accordo sul CCNL firmato da Governo, Confindustria e sindacati di regime, si colloca a pieno titolo in questo contesto politico-ideologico e opera anche per la legittimazione delle scomposte reazioni (a oggi illegittime) dei padroni contro gli insopportabili “irriducibili”.

Incollo sotto i comunicati della Rete 28 Aprile e del SdL intercategoriale in merito all’accordo contro il Contratto Nazionale di Lavoro.

Sergio Casanova



La Rete28Aprile chiama alla massima mobilitazione contro l’accordo della complicità tra Confindustria, Governo, Cisl e Uil

Firmato ieri l’accordo separato sulla riforma del sistema contrattuale. La gravità dell’attacco ai diritti richiede lo sciopero generale. Come prima risposta la Rete28Aprile opera affinché allo sciopero del 13 febbraio delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici e pubblici, con manifestazione nazionale a Roma, partecipino altre categorie e altri luoghi di lavoro.
E’ necessaria una lotta lunga e duratura, perché la rottura è di una gravità senza precedenti e mette in discussione i principi fondamentali dell’iniziativa sindacale e dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. L’accordo della complicità apre la via alla distruzione del contratto nazionale e alla totale flessibilità del salario; minaccia ancora di più la salute dei lavoratori con il vincolo della produttiva del salario; estende la precarietà e l’incertezza dei diritti.
Si apre così una fase nuova nella quale bisognerà rovesciare l’accordo categoria per categoria, luogo di lavoro per luogo di lavoro.
Vogliono eliminare il conflitto sociale; invece dovranno raccoglierne una quantità tale da sconfiggere il loro disegno di far pagare integralmente la crisi al mondo del lavoro.
Roma, 23 gennaio 2009



Cisl, Uil e Ugl CANCELLANO IL CONTRATTO NAZIONALE
NOI NON CI STIAMO!
dichiarazione di Fabrizio Tomaselli
coordinatore nazionale SdL intercategoriale
La sottoscrizione da parte di Cisl, Uil e Ugl dell’accordo quadro che riforma il modello contrattuale in
vigore apre un nuovo ciclo nelle relazioni sindacali in questo Paese.
L’intesa sancisce il passaggio dalla filosofia “concertativa” che ha caratterizzato l’azione
sindacale di Cgil-Cisl e Uil negli ultimi due decenni, ad una letteralmente “collaborazionista”.
Finisce in soffitta il contratto nazionale unico di categoria e l’idea stessa di rivendicare condizioni
salariali almeno in linea con l’aumento del costo della vita. Il tutto a favore di un ipotetico secondo
livello di contrattazione “differenziato” per posto di lavoro.
L’intesa prevede tra l'altro che i contratti abbiano durata triennale sia per la parte economica che per
quella normativa, ritardando di fatto il recupero salariale oggi fissato ogni 2 anni. Gli incrementi
salariali saranno basati su un indice di inflazione prevista molto più bassa di quella reale e depurati
dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici importati: la benzina potrà così schizzare alle stelle senza
che il salario venga adeguato.La produttività in più si trasformerà tutta in profitto per i padroni.
Siamo ben oltre la tradizionale politica della mediazione al ribasso tanto cara ai sindacati firmatari e
anche alla Cgil! Il piano inclinato che tante volte abbiamo denunciato non poteva che portare a questa
situazione. Le responsabilità della Cgil rispetto alla situazione con cui oggi ci troviamo a fare i conti
sono enormi e sconcerta un po’ il risveglio “sorpreso” della Confederazione di Epifani se pensiamo al
comportamento tenuto dalla stessa in Alitalia. Il “modello CAI” - accordi separati firmati senza
sentire il parere dei lavoratori e contro la volontà di organizzazioni sindacali fortemente rappresentative
tra i lavoratori - viene riproposto oggi al livello di accordo quadro generale da Cisl, Uil e Ugl.
SdL intercategoriale non ci sta e continuerà la lotta già intrapresa con gli scioperi nazionali
del 17 ottobre e del 12 dicembre 2008 per rivendicare veri aumenti salariali ed il ripristino
della scala mobile.
Non resta che .... rimboccarci le maniche ed opporci a quest'accordo!
Roma, 23 gennaio 2009










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