Autore: ca_favale_mlist Data: To: ca_favale_mlist Oggetto: [inquieto] questi giorni sono anche nostri
a me pare una figata.... e' dell'11 o 12 dicembre
far girare
testo distribuito nel picchetto studentesco di fonte ad una caserma da
alcuni albanesi del centro immigrati di Atene
Questi giorni sono anche nostri. Da quando hanno assassinato Alexis
Grigoropoulos stiamo vivendo in una condizione di agitazione senza
precedenti, un flusso di rabbia che non sembra finire. Coloro che stanno
guidando questa sollevazione, sembrano essere gli studenti - che con una
passione smisurata e spontanea han capovolto la situazione. Non si puo'
fermare qualcosa che non ha controllo, qualcosa che e' organizzato
spontaneamente in termini che non si possono comprendere. Questa e' la
bellezza di questa sollevazione. Gli studenti liceali stan facendo la
storia e lasciamo pure che sia qualcun altro a classificarli
ideologicamente. Le strade, la passione, gli appartengono. Dentro
quest'ampia mobilitazione, con le manifestazioni studentesche come motore,
c'e' una partecipazione di massa della seconda generazione di immigrati e
anche di molti rifugiati. I rifugiati scendono per strada in piccoli
gruppi, con un'organizzazione limitata, con la spontaneita' e l'impeto che
li caratterizzano. In questo momento, sono il settore piu' attivo degli
stranieri che vivono in Grecia. In qualche modo, loro hanno da perdere
molto poco. I figli degli immigrati si mobilitano in massa e dinamicamente,
principalmente con le azioni dei liceali e degli universitari, ma anche
attraverso le organizzazioni di sinistra ed estrema sinistra. Sono la parte
piu' integra delle comunita' immigrate: loro, a differenza dei loro
genitori, che sono arrivati a testa bassa, come se stessero supplicando per
un tozzo di pane, sono parte della societa' greca, visto che non hanno mai
vissuto in nessun altra. Non implorano nulla, vogliono solo essere uguali
ai loro compagni greci. Uguali nei diritti, nelle strade, nei propri sogni.
Per noi, immigrati organizzati, questo e' stato un secondo Novembre
francese 2005. Non abbiamo piu' avuto dubbi quando la rabbia delle gente
scorreva per le strade diretta in ogni luogo, nonostante le lotte che
abbiamo portato avanti in tutti questi anni mai abbiamo ottenuto una
risposta cosi' grande. E' tempo che parlino le strade, il grido soffocato
e' per i 18 anni di violenza, repressione, sfruttamento e umiliazione.
Questi giorni sono anche nostri. Sono per le centinaia di immigrati che
sono stati assassinati lungo le frontiere, nei commissariati, nei loro
luoghi di lavoro. Sono per quelli assassinati dalla polizia a da "cittadini
intimoriti". Sono per gli ammazzati per aver tentato di passare i confini,
quelli che lavoravano fino a crepare, quelli che non hanno abbassato la
testa e quelli morti per niente. Sono per Gramos Palusi, Luan Bertelina,
Edison Yahai, Tony Onuoha, Abdurahim Edriz, Modaser Mohamed Ashtraf e tanti
altri che non abbiamo dimenticato. Questi giorni sono per la violenza
quotidiana e impunita della polizia, che rimane senza risposta. Sono per le
umiliazioni alle frontiere, nei centri di detenzione, che continuano senza
posa. Sono per le ingiustizie dei tribunali greci, gli immigrati e i
clandestini ingiustamente detenuti, per la giustizia che ci han negato.
Anche oggi, in questi giorni di rivolta, gli immigrati pagano un prezzo
molto alto - con gli attacchi dell'estrema destra e della polizia, con
deportazioni e detenzioni che le cristiane corti greche elargiscono con
amore a noi, gli infedeli. Questi giorni sono per lo sfruttamento continuo
in questi 18 anni. Sono per le lotte non dimenticate: nelle strade di
Volos, per i lavori olimpici, la gente di Amaliada. Sono per il sudore e il
sangue dei nostri padri, per il lavoro in nero, per i turni infiniti. Sono
per le tasse che paghiamo e mai vengono riconosciute. Sono per i permessi
di soggiorno che inseguiremo per tutta la nostra vita come biglietti della
lotteria. Questi giorni sono per il prezzo che dobbiamo pagare
semplicemente per esistere, per respirare. Son per tutte quelle volte che
stringiamo i denti, per gli insulti che riceviamo, i torti che ci
attribuiscono. Son per tutte le volte che non reagiamo anche se abbiamo
tutte le ragioni del mondo per farlo. Sono per tutte quelle volte in cui
reagiamo e pero' rimaniamo soli perche' la nostra morte e la nostra rabbia
non si incanalano in binari prestabiliti, non genera voti, non produce
notizie o articoli vendibili. Questi giorni appartengono a tutti i
marginali, gli esclusi, le persone coi nomi difficili e le storie
sconosciute. Appartengono a quelli che sono morti nel Mar Egeo e nel fiume
Evros, agli ammazzati nelle strade centrali di Atene, e appartiene ai
"drogati" di Exarchia: ai bambini di via Mesollogiu, ai non integrati, agli
incontrollabili. Grazie ad Alexis, questi giorni appartengono a tutti. 18
anni di rabbia silenziosa sono troppi. Scendiamo in strada, per la
solidarieta' e la dignita' !! Non abbiamo dimenticato, non perdoneremo -
questi giorni appartengono anche a te Luan, Tony, Mohamed, Alexis...
immigrati albanesi, atene
a me pare una figata.... e' dell'11 o 12 dicembre far girare testo
distribuito nel picchetto studentesco di fonte ad una caserma da alcuni
albanesi del centro immigrati di Atene Questi giorni sono anche nostri. Da
quando hanno assassinato Alexis Grigoropoulos stiamo vivendo in una
condizione di agitazione senza precedenti, un flusso di rabbia che non
sembra finire. Coloro che stanno guidando questa sollevazione, sembrano
essere gli studenti - che con una passione smisurata e spontanea han
capovolto la situazione. Non si puo' fermare qualcosa che non ha controllo,
qualcosa che e' organizzato spontaneamente in termini che non si possono
comprendere. Questa e' la bellezza di questa sollevazione. Gli studenti
liceali stan facendo la storia e lasciamo pure che sia qualcun altro a
classificarli ideologicamente. Le strade, la passione, gli appartengono.
Dentro quest'ampia mobilitazione, con le manifestazioni studentesche come
motore, c'e' una partecipazione di massa della seconda generazione di
immigrati e anche di molti rifugiati. I rifugiati scendono per strada in
piccoli gruppi, con un'organizzazione limitata, con la spontaneita' e
l'impeto che li caratterizzano. In questo momento, sono il settore piu'
attivo degli stranieri che vivono in Grecia. In qualche modo, loro hanno da
perdere molto poco. I figli degli immigrati si mobilitano in massa e
dinamicamente, principalmente con le azioni dei liceali e degli
universitari, ma anche attraverso le organizzazioni di sinistra ed estrema
sinistra. Sono la parte piu' integra delle comunita' immigrate: loro, a
differenza dei loro genitori, che sono arrivati a testa bassa, come se
stessero supplicando per un tozzo di pane, sono parte della societa' greca,
visto che non hanno mai vissuto in nessun altra. Non implorano nulla,
vogliono solo essere uguali ai loro compagni greci. Uguali nei diritti,
nelle strade, nei propri sogni. Per noi, immigrati organizzati, questo e'
stato un secondo Novembre francese 2005. Non abbiamo piu' avuto dubbi
quando la rabbia delle gente scorreva per le strade diretta in ogni luogo,
nonostante le lotte che abbiamo portato avanti in tutti questi anni mai
abbiamo ottenuto una risposta cosi' grande. E' tempo che parlino le strade,
il grido soffocato e' per i 18 anni di violenza, repressione, sfruttamento
e umiliazione. Questi giorni sono anche nostri. Sono per le centinaia di
immigrati che sono stati assassinati lungo le frontiere, nei commissariati,
nei loro luoghi di lavoro. Sono per quelli assassinati dalla polizia a da
"cittadini intimoriti". Sono per gli ammazzati per aver tentato di passare
i confini, quelli che lavoravano fino a crepare, quelli che non hanno
abbassato la testa e quelli morti per niente. Sono per Gramos Palusi, Luan
Bertelina, Edison Yahai, Tony Onuoha, Abdurahim Edriz, Modaser Mohamed
Ashtraf e tanti altri che non abbiamo dimenticato. Questi giorni sono per
la violenza quotidiana e impunita della polizia, che rimane senza risposta.
Sono per le umiliazioni alle frontiere, nei centri di detenzione, che
continuano senza posa. Sono per le ingiustizie dei tribunali greci, gli
immigrati e i clandestini ingiustamente detenuti, per la giustizia che ci
han negato. Anche oggi, in questi giorni di rivolta, gli immigrati pagano
un prezzo molto alto - con gli attacchi dell'estrema destra e della
polizia, con deportazioni e detenzioni che le cristiane corti greche
elargiscono con amore a noi, gli infedeli. Questi giorni sono per lo
sfruttamento continuo in questi 18 anni. Sono per le lotte non dimenticate:
nelle strade di Volos, per i lavori olimpici, la gente di Amaliada. Sono
per il sudore e il sangue dei nostri padri, per il lavoro in nero, per i
turni infiniti. Sono per le tasse che paghiamo e mai vengono riconosciute.
Sono per i permessi di soggiorno che inseguiremo per tutta la nostra vita
come biglietti della lotteria. Questi giorni sono per il prezzo che
dobbiamo pagare semplicemente per esistere, per respirare. Son per tutte
quelle volte che stringiamo i denti, per gli insulti che riceviamo, i torti
che ci attribuiscono. Son per tutte le volte che non reagiamo anche se
abbiamo tutte le ragioni del mondo per farlo. Sono per tutte quelle volte
in cui reagiamo e pero' rimaniamo soli perche' la nostra morte e la nostra
rabbia non si incanalano in binari prestabiliti, non genera voti, non
produce notizie o articoli vendibili. Questi giorni appartengono a tutti i
marginali, gli esclusi, le persone coi nomi difficili e le storie
sconosciute. Appartengono a quelli che sono morti nel Mar Egeo e nel fiume
Evros, agli ammazzati nelle strade centrali di Atene, e appartiene ai
"drogati" di Exarchia: ai bambini di via Mesollogiu, ai non integrati, agli
incontrollabili. Grazie ad Alexis, questi giorni appartengono a tutti. 18
anni di rabbia silenziosa sono troppi. Scendiamo in strada, per la
solidarieta' e la dignita' !! Non abbiamo dimenticato, non perdoneremo -
questi giorni appartengono anche a te Luan, Tony, Mohamed, Alexis...
immigrati albanesi, atene