Morto a 86 anni il cardinale Pio Laghi. Il nunzio che giocava a tennis
col genocida Jorge Videla
di Paolo Maccioni, domenica 11 gennaio 2009,
12:07
Archiviato in: America latina, Argentina, Diritti umani, Storia
Il coccodrillo dell’AGI ne parla come di un uomo saggio e pio, come il
suo nome promette. Arriva a scrivere: “dal ‘76 all’ ‘80 nunzio in
Argentina (dove i suoi tentativi di mitigare la durezza della dittatura
militare furono criticati fino all’accusa di connivenza con i
sanguinari generali)” …
Chi conosce la storia dell’ultima dittatura
argentina, chi ha letto i libri di chi ha conservato la memoria di
quell’orrenda stagione (parecchi dei quali usciti pure in italiano) sa
che il comunicato dell’AGI restituisce una storia fallace,
inaccettabile. Il 27 aprile 1995 il cardinale Laghi dichiarava: “come
potevo supporre che stavo trattando con dei mostri, capaci di buttare
persone dagli aerei e altre atrocità simili? Mi si accusa di delitti
spaventosi per omissione di aiuto e di denuncia, quando il mio unico
peccato era l’ignoranza di ciò che veramente capitava …”.
Segnalo l’
ottima intervista di Maurizio Torrealta al Perro Verbitsky (l’autore de
Il volo) nella quale si sostiene che Laghi fosse iscritto alla P2 e che
Paolo VI sia stato indotto al silenzio proprio dalla Chiesa argentina,
probabilmente la più reazionaria al mondo (gc).
Eppure il nunzio
apostolico Laghi (all’epoca non ancora cardinale) disse:“Il Paese ha un’
ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee
diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con
anticorpi che fronteggiano i germi: così nasce la violenza. I soldati
adempiono al loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova
in pericolo. Non solo si può parlare di invasione di stranieri, ma
anche di invasione di idee che mettono a repentaglio i valori
fondamentali. Questo provoca una situazione di emergenza e, in queste
circostanze, si può applicare il pensiero di san Tommaso d’Aquino, il
quale insegna che in casi del genere l’amore per la Patria si equipara
all’amore per Dio”. Questo fu il manifesto d’appoggio al genocidio
espresso dal nunzio apostolico Pio Laghi, intimo nonché compagno di
tennis preferito dall’ammiraglio Emilio Eduardo Massera (tessera P2
numero 478) uno degli alti gradi del triumvirato (con Videla e Agosti)
che instaurò la dittatura col golpe silenzioso del 24 marzo 1976.
Qualcuno ricorderà il sequestro delle suore francesi Alice Domon e
Léonie Duquet. Il Capo della Marina e membro della Giunta Militare
Emilio Eduardo Massera ordinò di simulare che le monache fossero state
sequestrate dai Montoneros. Alice Domon fu obbligata sotto tortura a
scrivere una lettera alla sua superiora della congregazione, lettera
che fu scritta in francese, spiegando che erano state sequestrate da un
gruppo oppositore al governo di Videla. In seguito furono scattate
delle foto nelle quali si vedono le due religiose sedute davanti a una
bandiera dei Montoneros e ad una copia del giornale La Nación. La foto,
che mostra le due suore con apparenti segni di tortura, era stata
scattata nel sottopiano del Casinò Ufficiali della ESMA, la Scuola di
Meccanica della Marina (all’epoca centro clandestino di detenzione,
tortura e sterminio, oggi centro della Memoria), e fu inviata alla
stampa francese.
Una settimana dopo il sequestro delle suore francesi
Alice e Léonie, il quotidiano la Nación pubblica una notizia dell’
agenzia EFE con il titolo “Vive e in buona salute”. La Madre Superiora
della Congregazione, si leggeva, dichiara dalla Francia che le sorelle
Léonie e Alice erano state detenute e che si trovano vive e in buona
salute. Veniva anche chiarito che l’informazione proveniva dal Nunzio
in Argentina, Pio Laghi.
Ecco cosa disse di lui María Ignacia Cercos
de Delgado, moglie del giornalista Julián Delgado, scomparso nel giugno
1978: “il Nunzio apostolico Pio Laghi era a conoscenza di tutto quello
che accadeva nella Scuola di Meccanica della Marina, poteva verificare
i nomi dei sequestrati che lì erano rinchiusi; il comandante in capo
della Marina, Armando Lambruschini, lo consultò, chiedendogli se
dovesse lasciare in vita un gruppo di quaranta sequestrati che aveva
ricevuto, quando aveva assunto l’incarico, dal precedente Comandante
della Marina, Emilio Eduardo Massera.”
Nel marzo 1997 le Madri di
Plaza de Mayo presentarono denuncia all’allora Ministro di Grazia e
Giustizia Flick e al Vaticano contro Pio Laghi. Le Madres accusavano
Pio Laghi di complicità con la dittatura. Nel documento ci sono
testimonianze dì ex detenuti che hanno visto Pio Laghi visitare campi
di concentramento, quindi lui sapeva e non denunciò.
Inoltre nella sua
confessione, il capitano di corvetta Adolfo Scilingo (vedi: Horacio
Verbitsky: “Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine
dei desaparecidos” Feltrinelli 1996, ristampato da Fandango nel 2008)
afferma che la decisione di buttare a mare vivi i detenuti da aerei
dell’aviazione navale, fu comunicata dall’ex comandante delle
operazioni navali, il vice ammiraglio Luis María Mendía. Scilingo
afferma che questa decisione fu presa dopo aver consultato le autorità
ecclesiastiche, che approvarono il metodo come “una forma cristiana di
morte”.
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1 Commenti
sasa | 11 gennaio 2009 16:37 | Rispondi
Chissà dev’era
Dio mentre Pio Laghi giocava a tennis con Videla. Oggi che ricorre il
10° anniversario della morte del poeta De Andrè forse potremmo
rispondere che “..era distratto o troppo lontano e davvero lo invocai
invano” come invano lo invocarono le vittime del genocidio.
Quello che
mi fa arrabbiare davvero tanto è il fatto che i bastardi risescono a
morire nel loro letto, circondati dai loro affetti senza pagare il
conto dei loro crimini. Pio Laghi, come Pinochet, appartiene a questa
categoria.