[Lecce-sf] posizione dell' ARCI

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ARCI, 09 gennaio 2009, 17:59
     Il 17 gennaio sono in programma due diversi appuntamenti nazionali ad Assisi e Roma. Tanti e tante avrebbero voluto un'unica grande mobilitazione nazionale pacifista a Roma e vivono con disagio il duplice appuntamento. Non lasciamo che siano le divisioni a prevalere


C'è una cosa buona, in questi giorni sempre più tragici. Tante persone e gruppi hanno sentito il dovere civile di dire: ora basta. Basta coi massacri, la guerra, le violazioni del diritto internazionale in Palestina. Non succedeva da tanto tempo. Non è oggi il tempo di indagare le ragioni che in questi anni hanno portato a una caduta tanto grande di attenzione sulla Palestina. Le motivazioni vengono da lontano, hanno radici nelle involuzioni della situazione italiana e di quella internazionale, nelle crisi delle comunità palestinesi e arabe, israeliane, delle comunità ebraiche e della nostra. Nella latitanza e nei grandi errori di tanta politica.
Questa volta però un sussulto c'è. Uno scatto di coscienza, di indignazione e di partecipazione. Non si spiegano altrimenti le migliaia di firme che continuano a sottoscrivere l'appello che abbiamo promosso con Acli, Legambiente e molti altri, che rimbalza e ogni ora viene rilanciato in rete, né il dispiegarsi quotidiano di altre prese di posizione o la buona riuscita di tante iniziative locali.

E' responsabilità di tutti considerare preziosa questa energia che si manifesta, fare il possibile perché trovi le modalità per esprimersi nel modo più inclusivo ed efficace. E' l'indispensabile materia prima per riuscire a cambiare la politica, l'informazione, la cultura dominante.

Bisognerà essere capaci di offrire occasioni di impegno permanente, quotidiano, utilizzando la grande competenza di coloro che hanno sviluppato impegno ed esperienza, trovando modi e pensieri nuovi per affrontare un conflitto che ha cambiato completamente faccia.

Grandi organizzazioni devono assumersi nuovamente le loro responsabilità, per spostare la politica italiana dalla nazione e dalla logica di schieramento che ne caratterizza la grande parte.

L'appello "Non si può rimanere a guardare" ha offerto una sponda all'esigenza di ricostruire nuova unità e mobilitazione comune. Proponiamo a tutti coloro che lo hanno sottoscritto di continuare ad usarlo, in sinergia con altre proposte come quelle di Ali Rashid e Moni Ovadia, e di lavorare per ricostruire un grande schieramento che dica e faccia le cose giuste per la pace in Medio Oriente.

C'è già una prima ricaduta positiva: a Milano e in tante città in queste ore l'appello ha permesso di promuovere mobilitazioni forti e plurali. Da queste esperienze bisogna partire, per andare avanti in modo utile.

Il 17 gennaio sono in programma due diversi appuntamenti nazionali ad Assisi e Roma. Evitiamo di concentrare tutti i giudizi su di essi. Sono iniziative nate da reti e coalizioni già consolidate, assai diverse negli approcci, nei contenuti, nei linguaggi.

In questi anni le differenze hanno prodotto divisioni, nella società civile e in quella politica, la cultura della guerra permanente e la logica del nemico ha fatto danni da tutti i lati. Sarebbe bello pensare di riuscire ad essere immuni dal clima che in questi anni il pianeta ha respirato. Non è così. E proprio la questione palestinese è quella su cui è più difficile sottrarsi a queste logiche. Se così non fosse, non si sarebbe arrivati alla tragedia di queste ore a Gaza.

Noi crediamo che bisogna far emergere un pensiero e un progetto forte e nuovo dalle macerie prodotte dallo scontro fra fondamentalismi e dalla logica di schieramento. Per questo ci impegniamo, come abbiamo cercato sempre di fare.

Siamo all'inizio di un nuovo percorso, e il 17 gennaio non è il suo sbocco. Tanti e tante avrebbero voluto un'unica grande mobilitazione nazionale pacifista a Roma e vivono con disagio il duplice appuntamento. Noi crediamo che sia comunque necessario non rimanere a guardare sabato prossimo. C'è un tempo per ogni cosa, dicono la Bibbia e i Byrds con antica e moderna saggezza. Ma l'impegno per Gaza lo dobbiamo mettere in campo comunque e subito, nelle condizioni date e con quello che per ora abbiamo.

Siamo fra coloro che si stanno mobilitando per una grande presenza popolare alla manifestazione della Tavola per la pace ad Assisi, che per il pacifismo italiano ha un valore simbolico grande e che può richiamare all'impegno civile una parte importante di organizzazioni e persone.

Invitiamo tutti e tutte a fare il massimo sforzo per permettere la più ampia mobilitazione popolare contro il massacro a Gaza, per il cessate il fuoco su tutti i fronti, per la fine dell'invasione e dell'assedio, per la protezione internazionale dei civili, perché la politica riprenda il posto delle armi.

Diamo la nostra solidarietà a quelle comunità palestinesi che hanno deciso di scendere in piazza a Roma. E' importante che soprattutto le giovani generazioni palestinesi e arabe che vivono nel nostro paese non avvertano l'isolamento e sentano la vicinanza della società civile in questo momento tragico.

Mobilitiamoci e continuiamo a farlo, cercando tutte le convergenze possibili, in ogni modo e in ogni forma pacifica che non contribuisca allo scontro di civiltà. In giro ce n'è abbastanza.