ricevo ed inoltro:
Libano - un articolo di Marie Nassif Debs, del Partito comunista libanese
Israele di fronte a Gaza e al Libano: a chi giova il crimine?
Marie Nassif-Debs
Mentre il governo israeliano si trova con le spalle al muro, per i crimini commessi dai suoi soldati a Gaza e mentre l’Onu smentiva la presenza di armi nella scuola in cui si erano rifugiati alcune centinaia di civili, di cui 43 sono stati falciati dai tiri dell’aviazione e dei carri armati che innalzano un muro di fuoco intorno alla regione di Gaza, ecco che dei razzi partono dal Libano per esplodere dall’altro lato della frontiera…
A partire da ora, sebbene Israele abbia negato la responsabilità di Hezbollah in questi tiri, la situazione inizia a tendere verso nuovi punti. I crimini contro l’umanità a Gaza vengono dimenticati da alcuni dirigenti internazionali che hanno deciso di voltare gli occhi verso un’altra direzione ben indicata: la resistenza patriottica libanese, di cui alcuni non hanno cessato di chiedere la liquidazione, soprattutto dopo la sconfitta ch’essa ha inflitto, nel 2006, alle truppe d’élite di Tel Aviv. D’altronde, fin dai primi giorni dell’aggressione militare contro Gaza, i responsabili israeliani avevano evocato la possibilità di una nuova aggressione contro il Libano e la sua resistenza. Pensavano, senza dubbio che la vittoria a Gaza sarebbe stata rapida e che l’esercito, aureolato da questa vittoria, potesse realizzare ciò che non ha potuto fare nel 2006…Cosa che permetterebbe ai «falchi» israeliani (Livni, Olmert & C.) di migliorare la loro condizione nella corsa al posto di primo ministro…
A partire da questa analisi, ci si aspetta, nei Paesi arabi, un nuovo bagno di sangue di cui il timing sarà legato alla fine del mandato di George W. Bush; ma ciò che non ci si aspettava, era questo silenzio e questa complicità da parte dell’Unione europea e, ben inteso, dal regime ufficiale arabo, questa Lega che si accontenta di condannare quella che il suo segretario generale chiama «l’aggressione israeliana», mentre l’Egitto chiude (come fa Israele) i punti di passaggio con la regione di Gaza e l’Arabia Saudita e altri rappresentanti della «moderazione statunitense» nella regione non ritengono necessario prendere delle misure capaci di fermare l’aggressione. E ci si chiede: perché Hugo Chavez può prendere la decisione di porre fine alle relazioni diplomatiche con un governo criminale, che pratica senza vergogna e impunemente, il terrorismo di Stato, mentre l’Egitto, la Giordania, il Qatar e il Marocco preservano gelosamente le delegazioni israeliane nei loro Paesi? Perché gli arabi continuano ad approvvigionare Israele di petrolio e di gas, mentre i palestinesi a Gaza ne sono sprovvisti e molti feriti muoiono, non solo a causa dell’assenza di medicinali, ma anche per la mancanza di energia.
La situazione in Medio Oriente diventa sempre più chiara. Ciò che gli Stati Uniti e gli israeliani vogliono, è dare nuovo slancio al progetto di «Nuovo Medio Oriente», nel quale non ci sarà posto per le Resistenze armate o per i governi che non sanno dire si,né, soprattutto, per la rinascita di uno Stato palestinese.
John Bolton ha confermato, due giorni fa, ciò che avevamo detto riguardo all’epurazione della parte di Palestina occupata nel 1948 degli arabi che vi sono. Gli arresti di centinaia di palestinesi di sinistra in queste regioni è molto esplicito a questo riguardo.
D’altronde, i responsabili statunitensi hanno anche posto l’accento sul Libano. E siccome è necessario un solido alibi per Israele per attaccare questo Paese, anche se la presenza dell’UNIFIL nel sud del Libano non è un grande ostacolo al loro progetto, visto che questa non ha reagito come necessario alle violazioni del territorio libanese, dei razzi lanciati dal territorio libanese cadrebbero a fagiolo per giustificare un’ulteriore aggressione che potrebbe non essere necessariamente un attacco terrestre, ma che potrebbe tradursi sotto forma di raid contro le città libanesi e i punti strategici di questo Paese. Ecco perché crediamo che i razzi lanciati contro la Galilea non possono che essere lanciati da amici di Israele in Libano. Bisogna sempre partire da questa domanda: a chi giova il crimine?
Contemporaneamente, pensiamo anche che il governo di Tel Aviv debba riflettere bene prima di commettere questa aggressione.
Beirut,
8 gennaio 2009
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