Se non fosse per la scarsa educazione comunicativa di alcuni utenti,
l'intero panorama dei social-network si potrebbe ridurre ad una deriva
distribuita ed auto-completante degli elenchi telefonici.
Con l'unica differenza che una volta chiusa la connessione nessuno
telefona all'ora di cena, magari per chiedere se sono interessato ad
acquistare una cisterna di vino plastificato.
L'unica vera minaccia è data dalla scarsa sensibilità in materia di
privacy che hanno certi utenti, ma questo centra con Facebook in modo
molto relativo.
Sarà pur vero che le reti sociali sono terreno fertile per per la
diffusione urbi et orbi di dati sensibili, ma non è certo la loro
esistenza la principale minaccia alla riservatezza.
Servizi come Flickr e YouTube danno ad un utente poco giudizioso
infinitamente più possibilità di pubblicare materiale compromettente su
scala illimitata, e i motori di ricerca provvedono a stilare
dettagliatissimi dossier su qualunque cosa sia stata trasportata in un
pacchetto IP.
Ben prima di immatricolarmi sul libro delle facce bastava digitare il
mio nome e cognome su Google per sapere di cosa mi occupo, dove abito e
cosa voto solo leggendo i titoli delle pagine.
Di fronte a ciò la possibilità di scoprire il mio drink preferito appare
un tantino sbiadita, specie quando a fare data-mining sul sottoscritto è
un datore di lavoro, un allievo o un cliente.
É vero che svelare la mia passione segreta per i Pan di Stelle non ha
prezzo, ma per tutto il resto c'è Google, non Facebook.
Tratto da
"Due parole su Facebook", Lo Spirografo - www.spirografo.net
Saluti
Iriko