[movimenti.bicocca] Appello per la presentazione di contribu…

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Autore: beppe de sario
Data:  
To: Laboratorio sulla partecipazione politica e associativa del Dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell'Universita' degli Studi di Milano-Bicocca
Vecchi argomenti: [movimenti.bicocca] Resources of Critique
Oggetto: [movimenti.bicocca] Appello per la presentazione di contributi - Zapruder Storie in movimento. Rivista di storia della conflittualità sociale n. 21
*Appello per la presentazione di contributi per il tema della sezione
“Zoom” di*

*Zapruder Storie in movimento. Rivista di storia della conflittualità
sociale n. 21*

* *

* *

*/Anni ‘80. /**Culture, movimenti, soggettività da un decennio all’altro*

Gli anni ‘80, in particolare in Italia, come oggetto di studio nella
storia dei movimenti sociali sono stati a lungo più un riferimento
retorico, posto a chiudere le narrazioni precedenti, che un concetto
carico di qualche autonomia e contorni originali.

Anzitutto, una premessa sull’oggetto: “anni ‘80”, in questo caso, è
un’ellissi concettuale per evocare una /relazione/, nient’affatto una
cornice e una definizione chiusa. Dal punto di vista della
periodizzazione, la rarità di studi empirici articolati territorialmente
e dedicati a soggetti e forme di politicizzazione diverse, induce a una
prima cautela. Inoltre, gli anni ’80 sono qui intesi come il tempo di
una temporalità complessa, che anche a proposito dei movimenti porta a
pensare a dimensioni multiple, attraverso le quali si articolano
processi di trasmissione, transizione e soprattutto traduzione
culturale. Periodizzare e interpretare gli anni ’80 dei movimenti e
dell’attivismo significa anzitutto interrogare cesure e interpretazioni
della stagione precedente. Per un altro verso, una maggiore autonomia
concettuale e una più nitida rappresentazione empirica, consentiranno di
tornare sulla memoria dei ‘70 che ancora agisce sul discorso pubblico
contemporaneo e sul senso comune – anche storiografico – per ipotizzare
diverse genealogie e relazioni dei movimenti di oggi nei confronti dei
’70 stessi.

L’attuale lacuna storiografica e il problema della periodizzazione si
sommano alla cornice egemonica degli anni ‘80, la quale, forse
paradossalmente, ha consentito di innalzare un’intoccabile isolamento
dell’oggetto anni ‘70, speculare al disegno storiografico di un decennio
successivo apparentemente fondato sul rovescio del precedente. Laddove
vi erano state (rappresentate) partecipazione, azione collettiva, utopia
ed egemonia dei movimenti sociali, nel decennio successivo si sarebbero
imposti individualismo, repressione, omologazione, pragmatismo. Il
confronto appare più complesso e stimolante, tuttavia, se condotto fuori
del puro terreno politologico delle forme e dell’incisività dell’“azione
collettiva” o della “partecipazione politica”, per rivolgersi invece a
definizioni più sfumante di movimenti, culture e soggettività.

Altrove in Europa gli anni ‘80 sono stati una fase di scambio e
innovazione politica radicale, anche e soprattutto in condizioni di
apparente marginalità e resistenza culturale. Ad esempio, nella Germania
degli ’80, sottotraccia all’immagine dell’“autunno tedesco” di fine anni
’70, si sono sviluppati movimenti autonomi che hanno saputo diventare lo
snodo di vecchie e nuove tradizioni: dall’antimperialismo alle culture
giovanili, dal femminismo lesbico radicale all’ecologismo impegnato
nelle sperimentazioni di stili di vita e pratiche di sviluppo
alternativo. Nei contesti anglosassoni, soprattutto negli Stati Uniti ma
anche in Gran Bretagna, gli ’80 hanno visto lo sviluppo di nuovi
movimenti urbani fortemente legati alle culture radicali dei giovani,
delle donne, delle minoranze culturali, in un’azione a cavallo tra
controcultura, /community building and organising/, politicizzazione di
specifiche soggettività. Per certi versi, alcuni aspetti di innovazione
emersi nel decennio ’80 sono anche alla base dei caratteri dei nuovi
movimenti alterglobalisti, per lo meno nella loro componente occidentale
(si consideri ad esempio l’azione situata e locale coniugata con la
prospettiva di rete, la valorizzazione delle affinità e delle pratiche
culturali).

Sugli ’80 italiani, oggi è senz’altro possibile confrontarsi con
interpretazioni storico-politiche basate sugli esiti “implosivi” del
sistema politico nei primi ‘90 – Tangentopoli – e quindi sulla loro
contraddizione con un decennio che ha sì visto affermarsi crescita
economica e mutamento della vita sociale, senza però alcuna
modernizzazione del sistema politico. In questi termini, risulta
difficile immaginare transizioni, genealogie ed esperienze della società
civile o dei movimenti sociali al di fuori di un contesto del genere, a
meno di non considerare anche altre sostanze della politicizzazione. Ma,
soprattutto, vanno valutati altri effetti sui movimenti e sull’attivismo
di base dell’egemonia debole degli anni ‘80. In qualche modo, si può
cercare innovazione negli ‘80 solo ammettendo l’ipotesi di un “Paese
mancato”, prodotto dalla crisi dei ’70; e tuttavia ricercando esperienze
e processi asincroni rispetto all’immagine tramandata degli anni ‘80
egemoni.

Nel racconto della storiografia più affermata, manca il tema di come “il
Paese mancato” abbia comunque prodotto la forma italiana delle politiche
dei movimenti sociali contemporanei: dall’antagonismo all’agonismo
controegemonico, dall’universalismo alla specificità, dallo spazio
politico pubblico all’underground, dal campo della politica alla
contaminazione di altri spazi (cultura dei giovani, consumo,
soggettività di genere, produzione culturale e informazionale,
associazionismo e terzo settore, comunicazione e tecnologia).

A partire da questi spunti ci preme avviare una discussione,
necessariamente aperta e sperimentale, che possa tratteggiare i
lineamenti di un approccio storiografico nuovo all’attivismo e ai
movimenti degli anni ’80.

Un approccio che vorremmo discutere a partire da alcuni nodi chiave:

· La varietà delle diverse forme di politicizzazione (movimenti,
attivismo sociale e culturale, politicizzazione di nuovi aspetti della
vita e delle pratiche sociali);

· La prospettiva transnazionale (attraverso diverse esperienze
nazionali, ma soprattutto evidenziando i processi di europeizzazione
della politica dei movimenti),

· L’apertura interdisciplinare (sollecitando anche contributi
provenienti da diversi approcci, come la sociologia dei movimenti e gli
studi culturali, nel confronto con una prospettiva storiografica),

· Non rigidità delle periodizzazioni (ma al contrario attenzione alle
forme di relazione tra 70 e 80, nei termini di successione, tradizione,
transizione, traduzione culturale, rottura e innovazione)

La redazione di Zapruder richiede quindi contributi per la sezione
monografica della rivista (lo “Zoom”). Gli abstract o gli articoli
eventualmente già pronti (lunghezza massima di 40mila caratteri, spazi e
note inclusi) andranno inviati entro il 20 gennaio 2009 all’indirizzo
della redazione della rivista (zapruder@???
<mailto:zapruder@storieinmovimento.org>), al coordinatore della
redazione Andrea Tappi (atappi@??? <mailto:atappi@yahoo.it>) e al
curatore del numero, Beppe De Sario (beppedesario@???
<mailto:beppedesario@inventati.org>).

La redazione valuterà le diverse proposte e fornirà una risposta agli
autori/autrici entro il 15 febbraio. Gli articoli, sviluppati attraverso
il confronto con la redazione e il curatore del numero, dovranno
giungere in versione definitiva entro la fine di luglio 2009.