[Lecce-sf] dichiarazione di Poznan

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Autore: SILVERIOTOMEO
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Oggetto: [Lecce-sf] dichiarazione di Poznan
NECESSARIA UN'AGENDA DI PRIORITA' RADICALMENTE NUOVA PER RAGGIUNGERE LA GIUSTIZIA CLIMATICA
Dichiarazione di Poznan della Coalizione "Giustizia Climatica Adesso!"

12 Dicembre 2008

I membri di "Giustizia Climatica Adesso!" - un'alleanza mondiale di più di 160 organizzazioni - sono stati a Poznan nelle scorse due settimane per seguire da vicino gli sviluppi dei negoziati delle Nazioni Unite sul clima.

Questa dichiarazione è la nostra valutazione sulla Conferenza delle Parti (COP) 14, e sviluppa i nostri principi per raggiungere la giustizia climatica.

LA GIUSTIZIA CLIMATICA E' URGENTE

Non saremo in grado di fermare i cambiamenti climatici se non modifichiamo l'economia neoliberista e basata sulle corporations che ci impedisce di raggiungere modelli di società sostenibili. La globalizzazione delle corporations deve essere fermata.

La responsabilità storica della stragrande maggioranza delle emissioni di gas serra è sulle spalle dei paesi industrializzati del Nord. Anche se è stata riconosciuta nella Convenzione che la responsabilità principale di ridurre le emissioni spetta ai pesi del Nord del mondo, le loro abitudini di produzione e di consumo continuano a minacciare la sopravvivenza dell'umanità e la biodiversità. E' cruciale che il Nord si converta urgentemente ad un'economia a bassa emissione di carbonio. Allo stesso tempo per evitare il dannoso modello di industrializzazione basato su emissioni massicce di carbonio, il Sud ha diritto a risorse e tecnologie per effettuare questa transizione.

Crediamo che ogni "visione condivisa" nell'affrontare la crisi climatica debba partire dalla giustizia climatica ed essere accompagnata da un ripensamento radicale del modello di sviluppo dominante.

I popoli indigeni, le comunità di contadini, di pescatori, e soprattutto le donne in queste comunità hanno vissuto armoniosamente e sostenibilmente con la Terra per millenni.

E sono loro a dover sopportare le conseguenze maggiori non soltanto del cambiamento climatico, ma anche delle sue false soluzioni, quali gli agro-combustibili, le mega-dighe, gli schemi di piantumazione degli alberi e di compensazione del carbonio. Invece di strategie guidate dalla logica di mercato, sono le loro pratiche sostenibili che dovrebbero essere considerate capaci di offrire le soluzioni reali ai cambiamenti climatici.

FALLIMENTO DI KYOTO E DELLA CONVENZIONE ONU

I governi e le istituzioni internazionali devono riconoscere che i meccanismi flessibili del protocollo di Kyoto hanno fallito nel ridurre le emissioni di gas serra.

Sanciti all'interno della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), i principi della responsabilità comune ma differenziata, dell'equità intergenerazionale e del "chi inquina paga", sono indeboliti dai meccanismi di mercato. Nonostante i 3 principali meccanismi del protocollo di Kyoto - i clean development mechanism (CDM), i Joint implementation (JI) ed il sistema di commercio delle emissioni - si siano rivelati completamente inefficaci nel ridurre le emissioni, continuano ad essere al centro dei negoziati.

Il protocollo di Kyoto si basa su meccanismi di commercio del carbonio che permettono ai paesi del Nord di continuare a condurre le proprie attività economiche senza alcun cambiamento a fronte di finanziamenti a progetti di "sviluppo pulito" in paesi in via di sviluppo ed in transizione. Si tratta di uno schema studiato appositamente per permettere a chi inquina di evitare di ridurre le emissioni nel proprio territorio. I progetti legati al meccanismo dello sviluppo pulito, che dovrebbero rafforzare lo sviluppo sostenibile, includono dubbi progetti infrastrutturali quali grandi dighe.

Nel futuro c'è il rischio concreto che includano centrali a carbone e piantagioni. Questi progetti non solo non riducono le emissioni di carbonio ma addirittura accelerano la privatizzazione ed il controllo delle risorse naturali da parte delle corporations, a spese delle comunità locali e dei popoli indigeni.

Le proposte presenti a Poznan non solo vanno nella stessa direzione, ma peggiorano le cose.

Nei negoziati in corso, i paesi industrializzati continuano ad agire sulla sola base del proprio interesse, usando tutte le tattiche di negoziazione per evitare i propri obblighi a ridurre le emissioni di CO2, a finanziare l'adattamento e la mitigazione ed a trasferire tecnologia al Sud.

Nel tentativo di raggiungere la crescita ad ogni costo, molti governi del Sud nei negoziati commerciano i diritti dei propri popoli e le proprie risorse. Vorremmo ricordare loro che un accordo climatico è cosa diversa da un accordo commerciale.

I principali protagonisti della stabilità climatica - i popoli indigeni, le donne, i contadini ed i piccoli agricoltori, i pescatori, i popoli delle foreste e le comunità emarginate e colpite dai cambiamenti climatici nel sud e nord globale, sono sistematicamente esclusi. Nonostante le ripetute richieste i popoli indigeni non sono riconosciuti nei negoziati come un soggetto ufficiale. Neanche le voci delle donne e le considerazioni di genere sono riconosciute ed incluse nel processo.

Allo stesso tempo gli investitori privati si aggirano attorno ai tavoli delle trattative come avvoltoi, pronti a piombare su ogni opportunità di creare nuovi profitti. I lobbisti del business e delle corporations hanno accresciuto la loro influenza ed hanno monopolizzato lo spazio della conferenza a Poznan. Almeno 1500 lobbisti erano presenti sia come rappresentanti delle ONG, che come membri di delegazioni governative ufficiali.

Lo Schema REDD, per la Riduzione delle Emissioni combattendo la Deforestazione e la Degradazione delle foreste potrebbe dar luogo alla più grande scappatoia mai vista sul clima, dando così agli inquinatori del Nord un'ulteriore possibilità di comprarsi la via d'uscita dalla riduzione delle emissioni. Questo schema potrebbe dare un grande stimolo ai paesi a svendere le proprie foreste, ad espellere le comunità indigene e contadine e trasformare i terreni in piantagioni di alberi sotto il controllo delle corporations.

Le piantagioni non sono foreste. La privatizzazione e l'espropriazione attraverso REDD o ogni altro tipo di meccanismo devono essere fermate.

La Banca Mondiale sta cercando di ritagliarsi una nicchia nel governo internazionale dei cambiamenti climatici. Questo è inaccettabile dal momento che la Banca continua a finanziare le aziende inquinanti ed a guidare la deforestazione promuovendo l'abbattimento industriale di alberi e gli agrocombustibili.

I fondi di investimenti climatici lanciati recentemente dalla Banca vanno contro le iniziative prese dei governi presso le Nazioni Unite e promuovono industrie inquinanti come quella del carbone, mentre costringono i paesi emergenti nella logica fondamentalmente ineguale di donatore e recettore. L'iniziativa per la Partnership Foreste Carbonio della Banca Mondiale che ha l'obiettivo di finanziare REDD attraverso un meccanismo di carbonio/foreste è funzionale all'interesse delle compagne private ed apre la strada alla mercificazione delle foreste.

Dobbiamo attenderci simili sviluppi. L'ideologia di mercato si è infiltrata completamente nelle trattative ed ora i negoziati UNFCCC appaiono come fiere del commercio e di vendita delle opportunità di investimento.

LE SOLUZIONI REALI

Le soluzioni alla crisi climatica non verranno dai paesi industrializzati e dal grande business. Le soluzioni efficaci e durature verranno da coloro che hanno protetto l'ambiente - I popoli Indigeni, le donne, i pescatori e le comunità agrarie e delle foreste.

Queste comprendono:


·          Raggiungere un'economia a bassa emissione di carbonio, senza ricorrere alle compensazioni, all'energia nucleare, alla cattura ed immagazzinamento del carbonio, mentre si proteggono i diritti di coloro che sono più investiti dalla transizione, in particolare modo i lavoratori.  


·          Lasciare i combustibili fossili nel sottosuolo. 


·          Implementare la sovranità alimentare ed energetica dei popoli. 


·          Garantire il controllo comunitario delle risorse naturali. 


·          Rilocalizzare la produzione ed il consumo, dando la priorità ai mercati locali.


·          Riconoscere appieno i diritti dei popoli indigeni, dei contadini e delle comunità locali. 


·          Produrre energia rinnovabile pulita e democraticamente controllata. 


·          Conservare le risorse che rafforzano i diritti al suolo delle popolazioni e promuovendo la sovranità dei popoli e la proprietà pubblica dell'energia, delle foreste, delle sementi, della terra e dell'acqua.


·          Fermare la deforestazione e le sue cause profonde. 


·          Fermare l'eccessivo consumo da parte delle elites nel Nord e nel Sud. 


·          Investire fortemente sul trasporto  pubblico. 


·          Assicurare la giustizia di genere riconoscendo le ingiustizie di genere e coinvolgendo le donne nei processi decisionali.  


·          Cancellare i debiti illegittimi richiesti dai governi del Nord e dalle Istituzioni Finanziarie Internazionali. L'illegittimità di questi debiti è sottolineata dal fatto che debiti storici, sociali ed ecologici molto più grandi sono dovuti alle popolazioni del Sud.


Siamo ad un bivio. Rivolgiamo un appello per un cambiamento urgente che ponga la giustizia climatica ed i diritti dei popoli al centro di questi negoziati.

Nel percorso verso la COP 15 di Copenhagen a fine 2009 ed anche oltre, la coalizione Giustizia Climatica Adesso! Continuerà a monitorare i governi ed a mobilitare le forze sociali dal sud e dal nord per raggiungere gli obiettivi di giustizia climatica.





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