[Lecce-sf] La crisi avanza, la politica annaspa

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La crisi avanza, la politica annaspa
di Gabriele Caforio da www.
titolidicoda.org


La crisi non è più alle porte. Ci ha travolto
completamente, ha investito dapprima le fasce più deboli, poi gli
operai e i lavoratori e ora si dirige inarrestabile verso una grossa
fetta di popolazione e di famiglie che fino a pochi mesi fa non
venivano racchiusi nella fascia di povertà e che ora rischiano tutto
Fanno capolino in Italia i nuovi poveri a conferma che l’ottimismo
profuso da Berlusconi e la minimizzazione di questa crisi sono solo
fumo negli occhi per nascondere un governo confuso e approssimativo Le
risposte proposte alla crisi vanno dal comico al tragico, tra elemosine
natalizie e la prospettiva di nuove e vecchie grandi opere che poco
aiutano i lavoratori e che sicuramente non risolleveranno le industrie
e l’imprenditoria in crisi.L’occasione, paradossale, che la crisi offre
a molti Stati, Italia compresa, è quella di uscirne con una nuova idea
di economia tale da riattivare, nel lungo periodo, una crescita di
lavoro, di capitali e di mercato. Ma questo treno gli italiani
rischiano di perderlo a causa delle azioni inadeguate che il nostro
governo sta avanzando. Vediamo perché.

È arrivata la famigerata
Social Card, la carta di credito ricaricata dallo stato, destinata a
pensionati e nuclei familiari numerosi. Ma dalle prime esperienze
sembra che riuscire ad ottenere la card sia tutt’altro che semplice. E
anche a riuscirci 40 euro al mese non cambiano la vita ad un
pensionato, ma soprattutto non la cambiano alle famiglie numerose. In
queste famiglie si presume che ci siano più bambini, ma un litro di
latte fresco al giorno costa circa 1 euro e 50 e la spesa mensile per
il cibo di una famiglia prevede sicuramente dei tetti di spesa molto
più alti di 40 euro. Insomma un’elemosina, in più difficile da
ricevere. A questo punto, meglio un panettone dello stato a tutte le
famiglie, che forse sarebbe più apprezzato anche dai bambini!

Una
settimana fa il Ministro per lo Sviluppo Economico Scajola proponeva,
in risposta alla crisi, di bloccare le tariffe delle forniture
elettriche e del gas. Non occorre essere un ministro per rendersi conto
che al crollo del prezzo del petrolio, da 150 dollari al barile dell’
estate scorsa ai 50 dollari circa di oggi, segue un adeguamento del
prezzo sia dei carburanti che delle altre risorse energetiche. Ne è
prova il prezzo della benzina che a luglio si aggirava su 1, 50€ al
litro e oggi viaggia su 1,10€.Sono previsti, poi, altri interventi a
pioggia: prestiti agevolati per l’arrivo di nuovi figli in famiglie
numerose, interventi statali sui tassi dei mutui bancari e un
raccapricciante aiuto una tantum per i precari che perdono il lavoro
(se prima lo hanno trovato però!). Tra l’altro in mezzo a questi
provvedimenti qualcuno ha anche infilato una stangata a Sky con un
aumento dell’Iva sulle Pay Tv. Ma in Italia non si può parlare di
conflitto di interesse. Tuttavia il vero e proprio attacco che questo
governo sta avanzando è quello diretto al territorio, all’ambiente e a
quelle risorse che potrebbero diventare il motore trainante di una
nuova economia, molto florida, in un futuro per nulla lontano.Si
ritorna a parlare delle grandi opere, e si stanziano 120 milioni di
euro degli italiani, per la riproposizione di infrastrutture spesso
inutili e ancora premature per l’Italia: ponti e altre strutture
faraoniche che alle volte sono anche terreno di coltura per l’
illegalità e il malaffare. Milioni di euro che vanno in fumo in
consulenze e società ad hoc brave a posare la prima pietra, ma
disinteressate a terminare i lavori.

Il cuore di quei nuovi
investimenti che rappresenterebbero la migliore possibilità per uscire
dalla crisi attuale sta nelle energie rinnovabili e in una nuova
industria pensata lontano dalla dipendenza dal petrolio. Ma l’idea di
una nuova industria automobilistica e di un nuovo e alternativo mercato
delle energie basato sulle fonti rinnovabili sono concetti lontani anni
luce dalle idee del governo e delle grosse imprese.Berlusconi in
risposta tira nuovamente in ballo il nucleare, e ha di fatto eliminato
l’incentivo di detrazione fiscale del 55% sugli interventi di
riqualificazione energetica degli edifici che aveva spinto tanti
italiani ad investire sulle nuove tecnologie. Dall’altro lato, la Fiat,
invece di investire su ricerca e innovazione, su nuovi fonti
energetiche e nuovi brevetti, chiede un allentamento dei parametri
ambientali per far tornare a pieno ritmo le attuali catene di montaggio
impostate su un arcaico concetto di produzione. Ma per quanto ancora
riusciranno ad andare avanti?

Di fronte a queste vicende è
inspiegabile la rottura dell’unità sindacale che in questi giorni ha
visto la Cgil andare avanti da sola (senza Cisl e Uil) sullo sciopero
generale dello scorso 12 dicembre contro le politiche economiche del
governo che ha visto comunque la partecipazione di migliaia di persone
e soprattutto di lavoratori. I metalmeccanici italiani guardano di buon
occhio ad Obama quando parla di uscire dalla crisi attraverso un nuovo
modello produttivo che metta al centro il rapporto con l’ambiente e
guardi a modelli di consumo che favoriscano i beni pubblici e
collettivi.

In Italia si stenta a parlare di riconversione
industriale, si aiutano le banche senza aiutare veramente le fasce
deboli, si fa l’elemosina incitando ai consumi e all’ottimismo,
lasciando gli operai delle fabbriche soli a se stessi ed al loro magro
stipendio, ma soprattutto non c’è la coscienza politica di questa crisi
che se da un lato ci sta rovinando, dall’altro può ancora essere l’
ultima possibilità di cambiare la rotta dell’economia globale e
italiana rinnovandole. Una strada che, se percorsa, porta alla
creazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Molti paesi lo
hanno già fatto e gli ultimi restanti, tra cui l’America, stanno per
farlo. Ma il governo sta per buttare una colata di cemento sul nostro
paese che oltre a fossilizzarci rischia di farci retrocedere su tutti i
fronti, ci toglierà la competitività a livello internazionale e la
possibilità di una crescita economica e occupazionale nel futuro.Un bel
regalo di Natale!
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Da non perdere, sempre su www.titolidicoda.
org, l'intervista al Canzoniere Grecanico Salentino che suonerà in
Palestina per il concerto di Natale in Terra Santa
ciao a tutti, buone
feste

gabriele caforio