[NuovoLab] *SPAM* Tra i topi e la paura

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Aihe: [NuovoLab] *SPAM* Tra i topi e la paura
*Viaggio nella baraccopoli tra i raccoglitori di agrumi, sfruttati per
12 ore al giorno per 20 euro. E si pagano pure il trasporto*
Nel rifugio-lager di Rosarno "Viviamo tra i topi e la paura"
*Per i lavoratori sfruttati nessun contatto con le istituzioni. Unici
interlocutori i medici di MSF*
dal nostro inviato CARLO CIAVONI
http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/cronaca/ndrangheta-arresto/rosarno-immigrati-3/rosarno-immigrati-3.html


*_Guarda iI video _di MSF*
<http://tv.repubblica.it/copertina/msf-in-calabria-per-gli-immigrati/27275?video>

ROSARNO (Reggio Calabria)- I sopravvissuti alle odissee che hanno dovuto
affrontare per arrivare fin qui, in fuga da paesi in guerra o stremati
da ingiustizie e povertà, derubati e minacciati dalla teppa
internazionale che governa il traffico dell'emigrazione africana, ora
sono qui. Alloggiano alla "Rognetta", dentro baracche di cartone e
bambù, nell'ex deposito alimentare diroccato, senza neache il tetto, in
pieno centro di Rosarno - paese commissariato per infiltrazioni mafiose
- a poche decine di metri dalla scuola elementare, in mezzo al fango, ai
topi e a una carcassa di montone, sgozzato qualche giorno fa da un
macellaio magrebino.

Sono qui a centinaia, tutti giovani dell'Africa sud sahariana e
magrebini solo perché, in questo periodo dell'anno, sono la mano d'opera
più ambita nella zona, dove è tempo di raccolta di agrumi. Ogni mattina
i pullmini dei caporali si presentano davanti alla "Rognetta", o nell'ex
cartiera abbandonata di S. Ferdinando (paese vicino, anche questo
commissariato) dove vivono assiepati come maiali da macello più di
settecento persone, in condizioni igieniche spaventose dentro baracche
puzzolenti, due metri per tre, con quattro, cinque o sei letti.

Ognuno di loro, a parte le revolverate di qualche cittadino locale, ha
finora imparato a conoscere il nostro Paese senza mai incontrare neanche
un rappresentante delle pubbliche istituzioni. Gli unici presenti sul
posto sono quelli di Medici Senza Frontiere (MSF), qui da settembre con
un presidio sanitario d'emergenza, identico a quelli che sono abituati
ad allestire in tutto il mondo nelle zone più difficili, impervie e
pericolose, come lo Zimbawe, il Mianmar, il Nord Kivu, il Darfur.
Distribuiscono sacchi a pelo e garantiscono l'assistenza sanitaria a
gente che letteralmente non ha più nulla, se non le braccia per lavorare
fino a 12 ore al giorno per 20 euro, in mezzo ai campi di arance, dove
per arrivarci devono anche pagare il trasporto: due euro e mezzo
all'andata e altrettanto per il ritorno.

"Le patologie più frequenti - dice Saverio Bellizzi, un giovane medico
di MSF, ematologo, ma già con lunga esperienza sul campo in Vietnam -
sono le difficoltà di respirazione, dovute al freddo, ma soprattutto al
fumo prodotto dal fuoco che accendono nel capannone, tra le baracche di
cartone, per cucinare e riscaldarsi". Diffusi anche problemi di
depressione: "Molti di loro - dice Cristina Falconi, responsabile del
progetto MSF nella zona - vicono questo degrado come una sconfitta dalla
quale non si riprenderanno più. quando telefonano a casa dicono che va
tutto bene e sono proprio queste bugie che dicono anche a se stessi, a
renderli ancor più tristi".

"Se venite in Ghana, nel mio paese, siate certi che non vi tratteremmo
così" dice con orgoglio Edward, 27 anni, di Accra, che si elegge a
portavoce. "Se ci devono far vivere come animali in gabbia, tra i topi e
la paura della gente che fuori di qui ci spara pure addosso, perché ci
chiamano per raccogliere le arance? Si decidano: o serviamo, e allora
vorremmo essere trattati un po' meglio e lavorare dignitosamente, oppure
ce ne torniamo nei nostri paesi. Qui non ha più senso stare".
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*Ad uno dei due giovani africani, ancora in rianimazione, è stata
asportata la milza*
*Una delegazione di extracomunitari è stata ricevuta in Comune*
Rosarno, ancora proteste dopo la sparatoria di ieri
Gli hanno dovuto asportare la milza ed è ancora in rianimazione Ahamed
Hagi, 21 anni, cittadino della Costa D'Avorio, ferito con una
revolverata ieri pomeriggio, mentre tornava nel dormitorio-lager
ricavato da una ex cartiera fatiscente, alla periferia di Rosarno,
assieme al suo connazionale, Saga Ahabib, 20 anni - anche lui ferito, ma
lievemente - tutti e due impegnati nella raccolta degli agrumi nella
piana di Gioia Tauro.

A sparare due colpi di pistola a bruciapelo contro i giovani africani
sono state due persone a bordo di una Punto chiara, che è poi fuggita
indisturbata verso San Ferdinando, un centro a poca distanza da Rosarno.
Ahamed è stato portato al pronto soccorso dell'ospedale di Polistena
dove i chirurghi hanno immediatamente constatato che il proiettile gli
aveva letteralmente spappolato la milza. L'altro giovane, invece,
raggiunto dal secondo proiettile sempre all'addome, ha subìto danni meno
gravi.

Subito dopo la sparatoria, nella convinzione che almeno uno dei due
fosse rimasto ucciso, gli oltre settecento cittadini africani "ospiti"
nella ex fabbrica hanno dato vita ad una rumorosa protesta durata fino a
tarda sera. L'unica presenza attiva e solidale nella ex cartiera è
quella di Medici Senza Frontiere che - proprio come sono abituati a fare
nelle zone di crisi più difficili del mondo, dal Nord Kivu al Darfur -
da settembre sono lì a portare assistenza medica a questi lavoratori
stagionali. I lavoratori della ex fabbrica sono molto richiesti dai
proprietari degli agrumeti locali, ma sfruttati con salari da fame e poi
costretti a vivere in condizioni animalesche in un luogo dal degrado
inimmaginabile.

La protesta dei cittadini ivoriani, alla quale si sono associati anche
altri di nazionalità diverse, dai senegalesi, ai ganesi, ai magrebini,
non ha mai assunto carattere violento. A centinaia anche stamattina
hanno protestato davanti al loro "lager" e cinque di loro sono stati
ricevuti in Comune, da prefetto Bagnato, nominato commissario
straordinario, dopo il recente scioglimento del Consiglio e della Giunta
comunale di Rosarno, per infiltrazioni mafiose.