Auteur: ANDREA AGOSTINI Date: À: forumgenova Sujet: [NuovoLab] legamnbiente : genova e aree a rischio idrogeologico
dal secolo xix
di mercoledi 3 novembre 2008
AREE A RISCHIO
NON BASTA LA PROTEZIONE CIVILE
LA NOSTRA città presenta vaste zone di aree a rischio dal punto di vista
idrogeologico. All'interno di queste vivono circa trentamila genovesi e altri
centomila le frequentano permotivi di lavoro, di studio o svago. Queste cifre,
insieme ad altre altrettanto preoccupanti e divise per Municipio, sono di dominio
pubblico da quando il Comune di Genova le ha presentate nell'ottobre di
quest'anno e sono state riprese dal SecoloXIX.
Per capire come si è arrivati ad una situazione così pericolosa per un sesto
della popolazione genovese dovremmo guardaremolti anni indietro. Il boom
edilizio,dal dopoguerra sino alla fine degl iAnni Settanta,è stato dominato culturalmente
da un approccio completamente mancante di elementi che considerassero
primaria la sicurezza dei cittadini,
privilegiando spesso gli aspetti
speculativi. La necessità di superfici
utili, per costruire residenze, servizi e
impiantare attività industriali è andata
oltre la logica della prevenzione aggredendo
alvei di torrenti e versanti franosi
costringendo oggi i cittadini genovesi
aduna forzata convivenza conil rischio
alluvionale o franoso. In questa
situazione è ovvio che i sistemi informativi di
cui la Protezione Civile debba
essere dotata siano molti, tecnologicamente
avanzati e sopratutto che possano
raggiungere facilmente e velocemente
i cittadini nelle zone a rischio.
Crediamo però questa non possa essere l'unica risposta istituzionale ai casi di
emergenza e che con situazioni di rischio non si debba imparare a convivere ma
si debbano minimizzare e superare. Per questo riteniamo che il sistema della
Protezione Civile, cui tanti uomini e donne si dedicano anche con passione volontaria,
debba essere rafforzato e valorizzato,ma questo non debba essere sostitutivo
a un sistema pianificatorio e di governo del territorio. In particolare
riteniamo grave che non siano previsti nel piano urbanistico comunale vigente
vincoli alle edificazioni nelle aree a rischio di esondazione dei corsi d'acqua o
delle aree a rischio frana e che non siano state intraprese negli ultimi anni serie
azioni di delocalizzazione delle abitazioni e dei fabbricati industriali accompagnate
da un recupero delle aree esondabili ed una loro rinaturalizzazione, per
ridurre i picchi di piena di fiumi e torrenti.
Per questo ci auguriamo vi sia una traccia culturalmente profonda nell'approccio
che sta portando alla revisione del nuovo piano urbanistico comunale
genovese.
SANTOGRAMMATICOè coordinatore generale Legambiente Liguria
ALESSANDROPOLETTI è responsabile parchi e difesa suolo Legambiente Liguria