[NuovoLab] g8 genova. Una strada possibile

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Author: ANDREA AGOSTINI
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To: forumgenova
Subject: [NuovoLab] g8 genova. Una strada possibile




Per placare l'indignazione e il senso di frustrazione provocati dalle sentenze genovesi sul G8 , si invoca da più parti una commissione parlamentare d' inchiesta.

Vediamo di ragionare , se possibile, su questa proposta.

Una commissione : va bene, ma emanante da chi , con quali poteri, e per quale fine?

L'iniziativa e la sede dovrebbero essere quelle parlamentari. Gli esempi di cui disponiamo non fanno bene sperare: ricordiamo le commissioni sui casi Telekom-Serbia e Mitrokhin, sull'uranio impoverito, sugli infortuni sul lavoro, persino sul ciclo dei rifiuti: tutte concluse con un nulla di fatto o quasi. Viene da pensare che l'istituzione di una commissione d'inchiesta non sia stata altro che un palliativo ( da 'palliare', mascherare, nascondere) per accontentare un'opinione pubblica sconcertata e indignata.

Proprio per questa sua origine , la commissione d' inchiesta parlamentare ha quasi sempre finito ( con rare eccezioni ) col trasformarsi in un ennesimo palcoscenico su cui rappresentare la gran quadriglia di maggioranze e minoranze che ora si vengono incontro e ora si allontanano , componendo vivaci figure di danza.

Non è difficile immaginare cosa ne verrebbe fuori e cosa succederebbe all'interno di una simile commissione, istituita per accertare - udite udite ! - la verità sui fatti del G8.

Perché, alla fine, il compito di una commissione " d'inchiesta" è o dovrebbe essere proprio quello di indagare su certi fatti o fenomeni, se non in una logica giudiziaria, comunque al fine di svelarne la natura, i protagonisti, gli intrecci. La verità , insomma: quella politica ( se ne esiste una ) e in ogni caso quella che si affida al lavoro della Storia, piuttosto che a quello dei tribunali.

Esistono - da tempo - commissioni di natura diversa.

Si chiamano 'truth and reconciliation commissions' ( commissioni per la verità e la riconciliazione ) , e sono sorte un po' dappertutto, in Sud Africa, in Cile, in Salvador, ovunque si siano verificati fenomeni criminali di massa , ben più gravi e devastanti di quelli del G8 ma molto simili nel meccanismo e negli effetti, che hanno spaccato un paese e reso impossibile , futile o inadeguato l'intervento della giustizia ordinaria.

Si è riconosciuto, in quegli sventurati paesi, che il vero problema è riconoscere che non c'è verità senza riconciliazione e che non c'è punizione senza perdono ( paradosso di cui il cristianesimo non detiene il monopolio). Quelle 'commissioni' non devono 'riparare' agli errori o alle insufficienze della giustizia, né sostituirvisi. Esse, piuttosto, devono aiutare un paese a intraprendere - pur tra grandissime lacerazioni e sofferenze - la strada della riconciliazione: si tratti della guerra civile di liberazione, degli 'anni di piombo' o delle tragiche giornate del G8. L'idea cui si ispirano è che la verità non può essere 'accertata' in forme para-giudiziarie, ma 'ristabilita' in una società riconciliata e solo in questo senso davvero 'civile'.

La commissione parlamentare d'inchiesta non è che la proiezione della lotta politica su un tema specifico e sensibile, in cui ognuno cerca di affermare la propria verità, una volta per tutte. Ma la verità è un animale diffidente e non si lascia catturare né addomesticare.

Una commissione per la verità ma anche per la riconciliazione sui fatti del G8 non solo consentirebbe di consegnare alla storia una ricostruzione veritiera e condivisa di quanto accaduto, ma costituirebbe - per il nostro Paese- un serio tentativo, forse il primo, di avviarsi finalmente sulla strada di una nuova 'cultura della riconciliazione '.

Non sarebbero pochi i vantaggi di questa scelta.

L'iniziativa, prima di tutto , non dovrebbe partire necessariamente del Parlamento, ma potrebbe essere presa da altri soggetti o enti - anche istituzionali - di riconosciuta autorevolezza. La composizione potrebbe essere 'leggera' e compensata dal 'peso' dei componenti, di altissimo profilo e dal prestigio indiscutibile . A farne parte potrebbero essere chiamati anche personaggi non italiani, che testimonierebbero a livello internazionale della neutralità e indipendenza dell'operato della commissione. Potrebbero inoltre essere individuate forme originali di accertamento della verità attraverso la cooperazione dei protagonisti , non più assillati dallo spettro della punizione. Ancora più 'aperto' è il terreno delle misure compensative attraverso le quali dovrebbe essere implementato il processo riconciliativo ( richiesta formale di scuse, istituzione di borse di studio , intitolazione di strade, commemorazioni congiunte, forme diverse di risarcimento sia morale che economico ). La stessa giustizia penale ne risulterebbe alleggerita e facilitata rispetto agli episodi di natura effettivamente criminale, che spetta ad essa perseguire e punire.

Un sogno che sembra irrealizzabile. Ma solo quando riuscirà a realizzarlo il nostro paese potrà dirsi, finalmente, in pace con se stesso.



                                                  Michele Marchesiello