[Hackmeeting] [OT] lettera aperta a marcello baraghini

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Autor: obaz
Data:  
A: hackmeeting
Assumpte: [Hackmeeting] [OT] lettera aperta a marcello baraghini
incollo di seguito il testo della lettera aperta che abbiamo preparato
per baraghini e che stasera pubblichiamo su firmiamo.it e cominciamo a
spammare in giro tra giornali e siti. se volete essere tra i primi
firmatari, contattatemi in privato.

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Questa non è una pipa. (René Magritte, 1948)
Questi non sono picchiatori nazifascisti, ma interlocutori credibili.
(Marcello Baraghini?, 2008)

Caro Baraghini,
è inverno, nevica e abbiamo deciso di raccontarti una storia.
C’era una volta Cappuccetto Rosso; che andò nel bosco, incontrò il lupo,
gli disse dove abitava la nonna e lui per tutto ringraziamento si pappò
la nonna in questione con tutta la cuffia, la camicia da notte e gli
occhiali. Il lupo, è evidente, è un vero stronzo. Anzi no: il lupo è un
lupo. Non è lecito, non è intelligente, non è possibile aspettarsi che
si comporti da farfalla.
Ora, andando a vedere bene, il lupo potrebbe pure essere un ragazzone
charmant e piuttosto brillante (d’altronde Cappuccetto Rosso se l’è
intortata mica male), ma alla fine purtroppo c’è sempre quel finale
sgradevole: il lupo è lupo, e alla fine la nonna se la pappa.
Se vogliamo trovare il taglio sociologico, possiamo pure arrivare a dire
che il lupo ha avuto un’infanzia difficile, che sua mamma l’ha
abbandonato, che forse ha bisogno di affetto.
Sia quel che sia, alla fine la nonna se la pappa.
Va detto che il lupo è anche un ecologista convinto, che gli fa onore
l’impegno per la difesa del bosco in cui vive e che a volte, a
primavera, è stato visto intrecciare deliziose collane di fiori.
Ma sia quel che sia, alla fine la nonna se la pappa.
Insomma, se sei una nonna, puoi trovare un sacco di cose che ti
attraggono nel lupo, ma – forse – non è comunque una frequentazione
apprezzabile. I lupi delle favole, caro Baraghini, possono presentarsi
bene, essere molto intellettuali, dichiararsi disponibili al confronto,
mostrarsi affascinanti e avere grandi baffi che gli nascondono le zanne,
ma lupi sono e lupi restano. Sempre.
I lupi delle favole sbranano, prevaricano, disprezzano i deboli, gli
emarginati, i diversi, gli alternativi. Magari prima li seducono, ma
poi, prima o poi, inevitabilmente rispuntano le zanne. Esattamente come
i nazifascisti.
Vedi, caro Baraghini, noi lo capiamo che Casa Pound è un luogo che può
scatenare curiosità. Lo capiamo che il primo impatto non è la marionetta
del naziskin cerebroleso che non ha altre possibilità dialettiche se non
quelle consentite dai palmi delle sue mani o dalle nocche dei suoi
pugni: ma sotto sotto, e nemmeno troppo sotto, c’è il solito vecchio
lupo che alla fine la nonna se la pappa, anche stavolta.
Con i lupi, Baraghini caro, non si flirta. E non perché si abbia paura
della dialettica (noi? Andiamo!), non perché non ci si possa sporcare le
mani, non perché non si debba avere il coraggio del confronto con chi è
diverso da noi, ma semplicemente perché la tua presenza – non la tua
presenza personale, ché quella sarebbe cosa tua, ma la tua presenza
pubblica di editore, pubblicizzata e rivendicata fino allo stremo − dà
valore a un luogo di disvalori. Perché Casa Pound parlerà anche di mutui
sostenibili, di antiglobalizzazione, di banche vampiro: ma dopo
compaiono le zanne. La gente di Casa Pound è quella che pesta i
ragazzini in piazza Navona, è la destra nazifascista che nega la libertà
di interrompere volontariamente una gravidanza, che riscrive la storia,
che disprezza gli stranieri e che ospita entusiasticamente concerti che
celebrano a suon di saluti romani tutta la solita feccia del ventennio
applicandola all’oggi. Magari fossero solo quattro nostalgici! Purtroppo
sono fin troppo attivi sull’oggi, e dietro ai sorrisi e agli incontri
culturali le zanne ben affilate sono quelle di sempre. Se sono riusciti
a intortarsi te, pensa come si intortano gli altri. Non permettere loro
di fare altra strada camminando anche sulle tue gambe, grazie anche alla
tua storia (che, se non fosse a sua volta parte della nostra, non ci
troverebbe qui a cercare di farci ascoltare), alla tua fama e alla tua
cultura. Un lupo è sempre un lupo, Marcello: e tu non fare Cappuccetto
Rosso. Sii piuttosto Alice che guarda dietro le parole, o meglio ancora
sii quello che a lungo sei stato: il bambino nel corteo del re che grida
da sempre che il re è nudo.



Post scriptum: L’idea della pipa di Magritte viene da un recente
volantino dell’Avamposto degli Incompatibili di Viterbo e dello Spazio
di documentazione il Grimaldello di Genova riguardante la sentenza Diaz.
Ci scusiamo per lo scopiazzamento ma ci sembra una delle idee che meglio
rendono la lontananza tra realtà e racconto della medesima. Lontananza
che oggi sembra dilagare senza controllo. Grazie.

le prime firme:

alieno
Andrea Baglioni
Blackswift
blicero
Piero Budinich - "mmmh, è una buona azione o cosa? Veterocomunismo?
Portare la cultura
ai proletari? Il concerto di chopin in fabbrica? Loro diranno comunque
che l'unico rosso buono è quello morto. Pensi che li animi l'amore per
la letteratura? I loro maestri a Weimar ci hanno fatto un bel centro
culturale: Buchenwald. Complimenti. Gratta, gratta, il fondo del
barile ha ancora tanta feccia. Piero Budinich"
Daniela Cabrera, Freelance Translator, Member of Translators for Peace -
Fontenay-aux-Roses, Francia
Sara Cecere - traduttrice
Flavia Cerrone, traduttrice freelance
Luisa Doplicher - traduttrice editoriale
Alfredo Fagni - Livorno
Raffaella Fort - Trieste
Valentina Furnari - Traduttrice freelance, Milano
Valeria Galassi - Milano
Martino Lo Bue - Fontenay-aux-Roses, Francia
Fiamma Lolli - traduttrice editoriale
Floriana Pagano - traduttrice editoriale
Marina Pagliuzza - Milano
Marco Philopat - scrittore
pinna
Arlette Remondi - Trieste
Oscar Romagnone - Traduttore Freelance
Roberta Serena - Roma
Franco Vite