secolo xix Il débat public sulla gronda non è cerimonialità

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Autore: brunoa01
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To: ambiente_liguria, forumsege
CC: forumgenova
Oggetto: secolo xix Il débat public sulla gronda non è cerimonialità
Il débat public sulla gronda non è cerimonialità

giancarlo bonifai

Pierfranco Pellizzetti, con il suo interessante articolo sull'annunciato "dibattito pubblico" riguardante la cosiddetta gronda di ponente, a Genova, ha sollevato una discussione che va al di là del caso specifico e che non può lasciare indifferente e silente la politica. Il tema della partecipazione informata dei cittadini alle decisioni strategiche che li riguardano non è un dibattito teorico, ma un capitolo fondamentale del programma della sindaco e delle forze politiche che la sostengono.
Per quanto riguarda le scelte infrastrutturali, gli impianti industriali o di trattamento dei rifiuti, i grandi interventi edilizi o i piani urbanistici, il dibattito pubblico è stato in Francia, dal 1995, la premessa di qualsiasi realizzazione e la risposta alle richieste di trasparenza e di partecipazione avanzate dai cittadini.
Non così in Italia, dove una simile legislazione non esiste. La Francia, peraltro, che è uno Stato di diritto, non si è affidata alla benevola concessione di un'istituzione, ma ha normato la materia e, essendo uno Stato fortemente centralizzato, ha istituito una commissione nazionale per garantire l'obiettività e la qualità del dibattito, articolato poi sul territorio.
I proponenti, pubblici o privati, devono fornire il progetto di cui intendono chiedere l'approvazione alla Commissione, a partire dallo studio di fattibilità, e finanziare i costi della sua discussione pubblica.
Il dibattito ha un termine massimo predefinito e si conclude con la pubblicazione del suo bilancio, che dà altresì conto delle principali modifiche intervenute dall'inizio del processo. In questo modo, in Francia sono stati discussi e varati i principali progetti autostradali, ferroviari ed anche la costruzione dei porti commerciali.
Il raffronto non può che farci impallidire perché da noi, dove solo un paio di Regioni si sono dotate di strumenti simili, si continua invece ad informare la popolazione a cose fatte e, quando le opere rimangono ferme, si arriva al paradosso di accusare per le lentezze gli stessi cittadini ed i loro legittimi tentativi di autodifesa.
Non sarà allora che, proprio per arrivare a qualche risultato concreto, sia invece necessario invertire la rotta e sostituire al "presupposto dell'autorità", come lo definisce Pellizzetti, una effettiva e sostanziale democratizzazione dei processi decisionali? Partendo da questo presupposto, Rifondazione Comunista-SE ha presentato lo scorso 12 settembre alla Regione Liguria una proposta di legge (norme attuative della partecipazione popolare) che attende di essere discussa in Commissione.
È stato scelto il livello regionale perché, a seguito delle note modifiche del titolo V della Costituzione, le Regioni hanno importanti competenze in materia di opere pubbliche e perché molteplici ci paiono i progetti che dovrebbero rientrare in questa procedura: per restare nell'ambito comunale si pensi alla scelta del sistema che dovrà chiudere il ciclo dei rifiuti, al Piano urbanistico comunale, al nuovo ospedale del Ponente, all'utilizzo delle aree di Cornigliano e, non ultime, alle opere infrastrutturali, con particolare riferimento a quelle del nodo autostradale di Genova.
A questo riguardo, la sindaco ha annunciato la sua decisione di sperimentare il dibattito pubblico in occasione della discussione sulla cosiddetta gronda autostradale di Ponente. Si tratta certamente di un primo passo, dal momento che manca un quadro normativo certo e, soprattutto, perché si rischia di discutere di progetti già definitivi e di parte di essi, invece che di studi di fattibilità.
Certamente, però, la discussione dovrà essere aperta: se non si può chiedere all'amministrazione proponente di negare essa stessa l'oggetto della sua proposta (opzione zero), sarà certo lecito per i partecipanti al dibattito proporre anche questa possibilità, sia in termini assoluti che di scala di priorità.
Impareremo così a confrontarci davvero sul merito delle questioni, senza ridurre il dibattito pubblico a quella "pura e scoraggiante cerimonialità" che Pellizzetti paventa.

Giancarlo Bonifai è responsabile per l'ambiente e il territorio del Prc

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