Contro il nucleare,ma come?
Abbiamo seguito con attenzione l’iniziativa
promossa da numerosi ambientalisti ed esponenti della sinistra contro
la riproposizione del nucleare nel nostro paese, convinti, anche noi,
che questa scelta sia inutile e sbagliata per una serie di motivi che
non stiamo qui a ripetere. Tuttavia l’appello diffuso (primo firmatario
Mario Agostinelli) e la proposta di un Comitato per l’alternativa
energetica, sollevano molte perplessità. Tutti noi che a diverso titolo
siamo impegnati in attività politiche, culturali o sociali e che
disponiamo di conoscenze privilegiate per essere a nostra volta
scienziati, tecnici, esperti, dovremmo saper cogliere la peculiarità
del momento e non limitarci a reagire in modo circoscritto e settoriale
alle decisioni nefaste del governo, fra le quali il nucleare non
rappresenta certo un aspetto isolato.
Tenuto conto inoltre che l’
attuale crisi internazionale mette a nudo le fallaci premesse (e
promesse) del libero mercato – in particolare per ciò che riguarda il
tema dell’energia - ci appare remissivo poggiare le basi di una
auspicabile transizione energetica (verso il risparmio e le energie
rinnovabili) su “un programma di incentivi pubblici e l’utilizzo della
leva fiscale” che finiscono per premiare gli interessi del privato
assai più di quanto rechino beneficio al pubblico. Viceversa ci sembra
che il lungo dipanarsi di vertenze e bisogni che sorgono dal sociale e
dal territorio costituisca proprio un atto di accusa del sistema
privatistico, laddove questo, lungi dall’eliminare sprechi e
inefficienze, aumenta i costi economici e sociali per la collettività a
solo vantaggio del profitto di pochi: dall’acqua, alla scuola, all’
università si va facendo strada un’idea di pubblica utilità alternativa
e contraria a quella dominante che vorrebbe ridotti a merce i pubblici
servizi e lo stesso sapere.
Perché dunque non prendere in
considerazione che anche per l’energia sia giusto rivendicarne la ri-
pubblicizzazione, senza la quale, peraltro, non riteniamo credibile
alcuna effettiva programmazione energetica? Né può essere omesso che,
mentre si approntano risorse economiche per finanziare il programma
nucleare proprio sotto forma di sgravi fiscali ed incentivi alle
imprese esercenti (un Cip 6 nucleare è all’ordine del giorno!), vengono
decimati i già magri bilanci della ricerca, si stravolge la natura dell’
Enea e si privatizzano le attività della Sogin con il duplice scopo di
mettere mano alla sua “rendita” costituita dai cospicui oneri nucleari
che gravano sulla bolletta elettrica e rimandare sine die il
decommissioning dei vecchi impianti.
In questo contesto ci lascia
perplessi la proposta di un Comitato specifico e specializzato sul tema
dell’alternativa energetica, che, pur sollecitando la più ampia
collaborazione, si prefigge – bontà sua - di coinvolgere altri soggetti
nelle sue finalità. Le centinaia di comitati territoriali che si
battono da anni sul tema dei rifiuti, dell’acqua, della localizzazione
di centrali elettriche o rigassificatori non hanno aspettato il ritorno
del nucleare per manifestare la loro contrarietà a certe scelte; oggi
essi rappresentano l’espressione autentica di un percorso di
partecipazione e di organizzazione assai diverso da quello
autoreferenziale prospettato dai promotori del Comitato, ai quali, ne
siamo certi, queste considerazioni non risulteranno del tutto aliene.
In definitiva, qui non si tratta solo di saper coinvolgere, ma di
essere – noi per primi - coinvolti e partecipi di movimenti, forse gli
unici, che hanno saputo esprimere alterità e conflittualità nei
riguardi delle politiche liberiste messe in atto sia dal centro destra
che dal centro sinistra.
Ed oggi che una nuova espressione si è
aggiunta a questi movimenti, quella della scuola e dell’università, non
si può dire semplicemente agli studenti unitevi a noi nella lotta
antinucleare senza un confronto e un dibattito che non abbia il sapore
di una lezione, tanto più se rivolta ad illustrare soluzioni
tecnologiche ad un problema marcatamente politico.
Perciò, alla luce di
queste considerazioni, invitiamo i promotori ad entrare in un dibattito
che cresce, in sintonia con il concetto di “irrappresentabilità”
espresso e praticato dall’Onda anomala.