Ilva Taranto: una legge regionale la obbligherà a ridurre le emissioni
di Gabriele Caforio da 
www.titolidicoda.org
Con una legge regionale la 
Puglia obbliga lo stabilimento siderurgico Ilva di Taranto a ridurre le 
emissioni di diossine nell’aria. È il primo caso in Italia di una 
Regione che si dota di una legge di questo tipo. Dopo anni di 
scellerato inquinamento qualcosa si muove.
L’11 novembre la giunta 
regionale, presieduta da Nichi Vendola, ha approvato un disegno di 
legge proposto dall’assessorato all’Ecologia con la collaborazione 
dell'Agenzia Regionale Protezione Ambiente. Il provvedimento  dovrà ora 
passare in Commissione e poi sarà approvato  dal Consiglio. Questa 
norma e' stata concepita di concerto con gli enti locali più 
interessati al problema: i sindaci di Statte, la Provincia e il sindaco 
di Taranto.
È la prima volta che una regione italiana si dota di una 
legge di questo tipo in materia di diossine. Nel resto d’Italia vige il 
decreto legislativo 152 secondo cui l'Ilva e altri stabilimenti simili 
sono assolutamente in regola. A partire dal 1 aprile 2009 tutti gli 
impianti già esistenti e attivi dovranno adeguarsi ai limiti fissati 
dal nuovo provvedimento. Entro 60 giorni dall’entrata in vigore i 
gestori degli impianti dovranno presentare un piano per il 
campionamento in continuo dei gas di scarico all’ Arpa (Agenzia 
Regionale per la Protezione Ambientale), l’Agenzia Regionale effettuerà 
poi dei controlli a campione per verificare l’effettivo adeguamento 
degli impianti alla norma.
L'elaborazione del piano di campionamento e 
la validazione dello stesso  da parte dell'Arpa Puglia sono adempimenti 
obbligatori per la concessione delle autorizzazioni e l'attivazione di 
nuovi impianti. In caso di superamento dei limiti, Arpa Puglia li 
comunica alla Regione che diffida il gestore a rientrare nei limiti 
entro 60 giorni. Se ciò non accade, il gestore dovrà chiudere 
l'impianto.
Questa norma è il primo vero importante passo nei 
confronti di un impianto come quello dell’Ilva di Taranto che da ormai 
un secolo sta ammazzando la Puglia. I danni finora creati sono 
incalcolabili: danni all’agricoltura della zona, al mare e soprattutto 
alla salute dei cittadini che sono vittima di un elevatissimo numero di 
patologie tumorali dovute alle polveri sottili che quotidianamente si 
respirano in Puglia.
Sulla base dei dati INES (Inventario Nazionale 
delle Emissioni e loro Sorgenti) del 2006, la percentuale di diossina 
emessa in Italia dall’unità tarantina è pari al 92% del totale 
nazionale.
Le emissioni dell’Ilva non sono solo un pericolo per i 
Pugliesi e gli italiani, ma detengono il triste record di essere causa 
del 10% di diossine prodotte in tutta l’Europa, basta pensare che solo 
l’impianto di Taranto è secondo in quanto ad emissioni rispetto all’
intera zona siderurgica tedesca. Una vera e propria emergenza 
internazionale.
L’ altro triste record detenuto dall’ecomostro 
tarantino e quello delle morti bianche: all’Ilva si muore con una 
facilità estrema, colpa di impianti vecchi e investimenti nulli in 
termini di sicurezza sul lavoro.
Ma se dal Golfo Tarantino ci 
spostiamo sul litorale adriatico di Brindisi c’è un altro “piccolo” 
ecomostro che sta silenziosamente avvelenando le terre di Puglia: la 
centrale elettrica a carbone Federico II di Cerano, ma questa è 
un'altra storia…triste!
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