Ieri mattina il Blocco Studentesco ha tentato per l’ennesima volta di
strumentalizzare la protesta studentesca presentandosi direttamente sotto
il Senato così come aveva già fatto il giorno precedente. Il giochino è
paraculo quanto semplice, arrivo con il mio camion e la mia amplificazione,
mi porto pure il servizio d’ordine di squadristi e a quel punto cerco di
monopolizzare la comunicazione di una piazza che si presenta spontanea e
non strutturata. Insomma, come si dice in gergo, metto il cappello. Ma non
è detto che quello che funziona una volta funzioni per sempre. Ieri,
infatti, a rovinare i piani di Casa Pound ci hanno pensato i lavoratori dei
Cobas Scuola che, a differenza dei borghesucci fascisti di Piazza dei
Giuochi Delfici, avevano mille e una ragione per stare in piazza. Visto che
il decreto taglierà 87.000 posti di lavoro colpendo principalmente i
precari che non vedranno rinnovato il loro contratto. A quel punto i
fascisti, infastiditi anche dalla presenza di un’altra amplificazione che
rompeva il loro monopolio, hanno comunque tentato di prendere la testa
della manifestazione caricando più volte studenti e lavoratori che non
volevano farsi strumentalizzare. Il tutto sotto lo sguardo acquiescente
delle forze dell’ordine. Direte voi, ecco che riemerge il pregiudizio nei
confronti delle guardie, ma leggete (qui) quanto scrive Curzio Maltese
(mica un Autonomo) su La Repubblica (mica Lotta Continua) di oggi. A
rimetterci sono stati alcuni studenti e due compagni, uno dei quali dopo
essere caduto a terra colpito da una catenata è stato preso a calci in
testa da numerosi di questi “eroici” combattenti (daje Vale’,
partigiano combattente sempre in prima fila).
EFFETTO
La notizia dell’aggressione fa il giro della città, arriva al corteo
degli studenti medi e nelle Facoltà occupate della Sapienza. La rabbia è
diventata enorme e si è fatta onda, questa si, incontrollabile. Perché ne
abbiamo le palle piene delle aggressioni sotto le scuole, delle coltellate
assassine, degli assalti squadristici contro i centri sociali… e perché
questi topi di fogna d’ora in poi dovranno averlo ben chiaro: guai a chi
ci tocca.
Arriviamo incordonati su Corso Vittorio Emanuele accolti dagli applausi dei
compagni giovanissimi cacciati a bastonate dalla piazza. Ad attenderci
altri cordoni, altri compagni e altre compagne. La stessa rabbia negli
occhi, la stessa determinazione.
Si va.
Il corteo entra da Piazza di San Pantaleo, un cordone di PS ci si para
davanti, ma oggi non è aria e allora si spostano. Qualcuno lancia un coro:
CAMERATA, BASCO NERO e il corteo risponde ruggendo IL TUO POSTO E’ AL
CIMITERO. Finalmente, non se ne poteva più della presunta apoliticità,
dei “ne destra ne sinistra” dei vari Bascetta e dei suoi epigoni.
Entriamo in piazza, parte, ritmato, un SIAMO TUTTI ANTIFASCISTI.
Li vediamo, stanno dall’altra parte della
piazza. Avanziamo compatti, incordonati, decisi. Noi siamo a mani nude,
loro hanno tutti dei manici di piccone. Avanziamo ancora, arriviamo a dieci
metri da loro. Qualche “pompiere” si para davanti, dice di “non
rompere” il movimento. Ma vaffanculo, che movimento vuoi fare con chi
spranga i compagni. Al tre, decidiamo, si parte. UNO e allora pensi cazzo
non c’ho niente in mano DUE e neanche un fazzoletto in faccia TRE ma
‘sti cazzi CAAARICAA. Vola di tutto, le loro prime file reggono quelli
dietro si squagliano come neve al sole. Provano a tenerci a distanza coi
bastoni e noi non abbiano altro a disposizione che le sedie di vimini del
bar affianco. Che anche se lanciate da un palazzo non farebbero male a
nessuno. Fa niente, li stringiamo all’angolo, li sommergiamo. Qualcuno
arriva al contatto, e ora quel bastone sai dove te lo infiliamo, pezzo di
merda. Scappano, scomposti. Quel coglione di Polacchi sta li a chiamare la
linea, ma non s’è ancora accorto che dietro non c’è più nessuno. Si
gira, capisce, e la sua faccia, da sola, vale il prezzo del biglietto. La
polizia a quel punto carica sia noi che loro. Finisce così, alcuni di noi
sono ammaccati ma nemmeno un dubbio ne valeva la pena, cazzo se ne valeva
la pena.
50 fascisti armati di bastoni sono stati cacciati dalla piazza dai compagni
a mani nude, e adesso che vadano pure a piangersi addosso.