[NuovoLab] *SPAM* Divario ricchi-poveri: Italia al sesto pos…

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著者: Mgow
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題目: [NuovoLab] *SPAM* Divario ricchi-poveri: Italia al sesto posto nella classifica mondiale
*Divario ricchi-poveri, in Italia è altissimo. E' al sesto posto nella
classifica mondiale.*
Davanti al nostro Paese solo Messico, Turchia, Portogallo, Usa e Polonia.
La diseguaglianza è cresciuta del 33% contro una media Ocse del 12%


      http://www.repubblica.it/2008/10/sezioni/economia/ocse-poverta/ocse-poverta/ocse-poverta.html



      Secondo il rapporto 'Growing Unequal' nel nostro Paese dagli anni
      '80 a oggi
      il gap tra le classi sociali è cresciuto del 33% contro la media
      del 12%
      Ocse, l'Italia tra i peggiori* per la disuguaglianza economica*
      Le differenze, dimostra un'indagine Coldiretti, emergono anche a
      tavola
      Crescono infatti da un lato gli acquisti di prodotti a basso
      prezzo e dall'altro di alta qualità/
      di ROSARIA AMATO/


*ROMA* - Negli ultimi anni in Italia si è pesantemente aggravato il
divario tra ricchi e poveri. Secondo il rapporto dell'Ocse/ Growing
Unequal?/, che analizza la distribuzione del reddito e la povertà
all'interno dei 30 Paesi che compongono l'organizzazione, l'Italia è
infatti al sesto posto per il gap tra le classi sociali, dopo Messico,
Turchia, Portogallo, Stati Uniti e Polonia.

La disuguaglianza economica è cresciuta del 33 per cento dalla metà
degli anni Ottanta a oggi, contro una media Ocse del 12 per cento. Un
dato sul quale hanno inciso pochissimo le recenti misure adottate a
favore dei più poveri, che pure gli autori del Rapporto elogiano,
sottolineando come solo tre Paesi Ocse, tra i quali appunto l'Italia,
negli ultimi 10 anni abbiano varato misure per sostenere i redditi più
bassi. Ma le misure non hanno inciso nel dato di fondo: "I ricchi hanno
beneficiato maggiormente della crescita sociale rispetto ai poveri o
alle classi medie".

La povertà favorisce naturalmente l'esclusione, e pertanto la mobilità
tra le classi sociali "è più bassa in Italia rispetto a paesi come
l'Australia o la Danimarca. - si legge nel rapporto - I figli di
genitori poveri hanno molte meno probabilità di accedere alla
ricchezza". La ricchezza è distribuita in modo anche più diseguale delle
entrate: infatti in Italia il 10 per cento dei più abbienti possiede il
42 per cento della ricchezza totale e il 28 per cento delle entrate
globali.

In effetti dal rapporto Ocse emerge un generale aumento della
disuguaglianza in tutti i Paesi del mondo. Il gap si è allargato, oltre
che in Italia, anche in Canada e in Germania, mentre è diminuito in
Messico, Grecia e Regno Unit. Ma in Italia i dati di riferimento sono
notevolmente peggiori: "Il reddito medio del 10 per cento degli italiani
più poveri è di circa 5000 dollari (l'equivalente di circa 3770 euro
/ndr/), tenuto conto della parità del potere di acquisto, quindi sotto
la media Ocse di 7000 dollari (l'equivalente di circa 5280 euro, /ndr/).
Il reddito medio del 10 per cento più ricco è circa 55000 dollari
(l'equivalente di circa 41500 euro, /ndr/), sopra la media Ocse".

In Italia si è registrato, rileva l'Ocse, una riduzione del tasso di
povertà dei bambini, che tra la metà degli anni Novanta e il 2005 è
diminuito dal 19 al 15 per cento. Solo nel Regno Unito si è avuto un
calo di queste dimensioni, si legge nel rapporto: però un tasso di
povertà infantile del 15 per cento "è ancora sopra il tasso medio Ocse
del 12 per cento".

Le disuguaglianze di reddito e ricchezza si riflettono anche a tavola.
Da un'indagine Coldiretti - Swg sui consumi alimentari emerge infatti
che la crisi economica sta provocando una polarizzazione nei consumi
alimentari e se da un lato cresce in numero di quanti sono costretti a
ricercare prodotti a più basso prezzo, dall'altro si assiste ad un
consolidamento della domanda di prodotti di alta qualità,
tradizionalmente acquistati da fasce di cittadini a più alto reddito.

"La metà di coloro che hanno cambiato le proprie abitudini alimentari
per effetto della crisi economica lo hanno fatto - sottolinea la
Coldiretti - cambiando i luoghi della spesa a favore di bancarelle ed
hard discount e modificando il tipo di alimenti acquistati con
conseguenze sulla dieta e sulla qualità dell'alimentazione. Ma
dall'altra parte, aumenta la domanda di prodotti di elevata qualità e
cresce dell'8 per cento la percentuale dei cittadini che acquista
regolarmente prodotti a denominazione di origine (sono il 28 per cento)
e del 23 per cento di quelli che comperano cibi biologici, i quali però
interessano una fetta più ridotta della popolazione (il 16 per cento)".
( /21 ottobre 2008/)