Governo e Agcom: sì, il 'Lodo Fede' c'è
Aveva proprio l'aria di una beffa, invece è tutto vero: sarà la tv pubblica a
cedere le frequenze a Europa 7, la tv che ha vinto la concessione nel '99 ed è
tuttora spenta. Al suo posto Rete4 resta viva e vegeta e sfugge ancora una
volta al trasloco sul satellite. Il 'Lodo Fede', ovvero l'immunità per il
direttore del Tg4, non è affatto un'invenzione giornalistica.
Ieri sono arrivate le conferme ufficiali a quello che il manifesto aveva già
anticipato. Il governo, chiamato in giudizio dal consiglio di stato, ha ammesso
(questa con toni persino comprensivi e concilianti, dopo la feroce battaglia
contraria che in questi anni hanno combattuto dai diversi esecutivi) ha ammesso
dunque che proporrà di assegnare a Europa 7 le frequenze che avanzeranno dalla
'ricanalizzazione' della tv pubblica. In pratica si tratta di una
riorganizzazione della banda televisiva Vhf, operazione obbligatoria per il
passaggio dall'analogico al digitale, e prevista dagli accordi Ginevra del
2006, anche se con scadenza entro il 2012. Ora però - visto che a gennaio di
quest'anno la corte di giustizia europea ha intimato al governo italiano di
rendere operativo il pluralismo tv attribuendo le frequenze tv a Europa 7 - il
governo e l'Autorità per le garanzie nella comunicazione hanno trovato la
soluzione che salva capra e cavoli. I cavoli sono propriamente gli affari del
premier, proprietario di Rete4, che occupa le frequenze in regime di proroga.
La ricanalizzazione verrà anticipata entro giugno del 2009 (il governo lo
assicura, ieri 'causalmente' è arrivato l'annuncio dello swicht off della prima
regione, la Sardegna). In pratica dal quel momento RaiUno libererà su tutto il
territorio nazionale il canale 8, che sarà assegnato a Europa 7. E' l'uovo di
Colombo: la tv di Di Stefano avrà - come deve - le sue frequenze, ma giù le
mani da Rete4. La soluzione, individuata da un super esperto del settore,
l'ingegnere Antonio Sassano, già consulente del governo Prodi, è stata
approvata a maggioranza dall'Agcom. Ora il ministero l'ha fatta propria,
sottolineando persino qualche nota di cortesia, tipo che Di Stefano avrà
diritto a usare «a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie» gli
impianti di Rai e Mediaset per installare i suoi ripetitori.
Cautissima per ora la reazione di Europa 7. «La novità è che le frequenze ci
sono», commenta il loro legale , Ottavio Grandinetti, «ma li aspettiamo alla
prova dei fatti. Poi valuteremo che caratteristiche hanno queste frequenze, dal
punto di vista della copertura e in termini temporali di messa a disposizione».
In ogni caso, resta ancora la richiesta di risarcimento danni: fino a 3,5
miliardi senza assegnazione di frequenze, 2,160 miliardi con le frequenze.
Eppure per la prima volta, nel paese del duopolio Mediaset-Rai, si delinea in
concreto una rivoluzione nelle tv: arriva un nuovo soggetto. Eppure la
politica, da sempre grande assente nella battaglia della tv che non c'è, tace.
(«La mia tv fa paura perché non ha amici», spiega il patron Francesco Di
Stefano). Parlano solo due militanti 'storici' del pluralismo. E sono entrambi
scettici: «Europa 7 deve trasmettere, questo è l'obiettivo. La sensazione è che
andiamo verso l'ennesima dilazione di questo obiettivo», dice Beppe Giulietti,
portavoce dell'associazione Articolo 21. E conclude: «Non vorrei l'idea che
fosse figlia dello spirito dei tempi: Rete4 è salva, il servizio pubblico è
sempre più debole». Dello stesso tenore i sospetti di Vincenzo Vita (Pd). Che
cita la vicenda del cavallo di Troia raccontata nell'Eneide: «Timeo danaos et
dona ferentes», temo i greci anche quando portano doni. «Alla fine Rete4, la
rete 'eccedente', resta solidamente al suo posto, e le frequenze saltano fuori,
guarda caso, a spese della Rai». La seduta del consiglio di stato è prevista il
16 dicembre.
Daniela Preziosi
ROMA fonte il manifesto
ub
--------------------------------------------------
Non potendo rafforzare la giustizia si è giustificata la forza B. Pascal
--------------------------------------------------
Ugo Beiso