[NuovoLab] il secolo xix 17ott08

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G8, chiesti 2anni e 3mesi

per il poliziotto del calcio

Perugini si difende: «La violenza ha superato ogni previsione»

GENOVA. Il pubblico ministero Francesco Albini Cardona ha chiesto la condanna a 2 anni e 3 mesi di reclusione per Alessandro Perugini, all'epoca dei fatti del G8 vice capo della Digos di Genova, il funzionario di polizia immortalato dalle foto mentre sferra un calcio a Marco Mattana, il ragazzo di Ostia con il volto tumefatto. Il pm ha anche chiesto la stessa pena per Antonio Del Giacco, 2 anni e 1 mese per Sebastiano Pinzone e 1 anno e 8 mesi ciascuno per Enzo Raschellà e Luca Mantovani, tutti agenti di polizia. Il ragazzo, Marco Mattana, all'epoca minorenne, fu picchiato in corso Barabino e subì diversi traumi e ferite a dun occhio ed alle palpebre. L'ex vice capo della Digos di Genova Alessandro Perugini è accusato insieme agli altri quattro imputati di abuso d'ufficio, falso in atto pubblico e calunnia per degli arresti compiuti in via Barabino, nei confronti di alcuni giovani che facevano sitin. In una lunga dichiarazione letta ieri in aula, Perugini, oltre a descrivere la situazione di guerriglia urbana del 21 luglio 2001, non ha mancato di accennareall'episodio del calcio al giovane di Ostia, ribadendo di non averlo colpito. Riferendosi anche agli altri imputati ha detto:«Noi cinque coinvolti da sette anni in questa vicenda viviamo con la consapevolezza di quelle immagini, di quei filmati ossessivamente trasmessi come simbolo negativo delle forze dell'ordine». «Abbiamo dovuto affrontare ha detto un compito difficilissimo. La violenza ha superato ogni previsione, anche la peggiore. Noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio. L'unico obiettivo era quello di dare un contributo perché il vertice si svolgesse nel modo migliore». In contemporanea, all'udienza del processo Diaz, per l'irruzione nella scuola eletta a quartier generale da i no global durante ilG8 che vede imputati 29 tra agenti e funzionari di polizia per falso, calunnia, abuso d'ufficio, porto d'armi da guerra, parlava per la difesa l'avvocato Pierluigi Iunca, a nome di Spartaco Mortola e Carlo Di Sarro, nel luglio 2001 numero uno e tre della Digos genovese: «La Procura ha violato il principio della personalità della responsabilità penale e ha cercato solo elementi a sostegno della tesi accusatoria e nulla in discolpa degli indagati ha attaccato il legale I miei assistiti non hanno mai mentito e hanno firmato i verbali che sono definiti falsi, in perfetta buona fede. Lo dimostrano le testimonianze relative ai momenti nei quali venivano comunicati a Mortola e Di Sarro i resupposti dei documenti redatti successivamente. E mi riferisco al lancio delle bottiglie contro i poliziotti, alla coltellata sferrata contro Nucera e alla consegna delle molotov che avvenne in palestra, all'interno della scuola, e non all'esterno».

G.CET.