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Autor: Eugenio
Data:  
Para: FORUM LUCCA
Assunto: [Forumlucca] Fw: RELAZIONE SULLA MIA ATTIVITA' NELLA GIUNTA REGIONALE

RELAZIONE SULLA MIA ATTIVITA' NELLA GIUNTA REGIONALE TOSCANA AD UN ANNO DAL MIO INSEDIAMENTO




MATERIALI E RIFLESSIONI A DISPOSIZIONE DEI COMPAGNI/E UTILI PER TRACCIARE UN BILANCIO DELLA NOSTRA PARTECIPAZIONE A QUESTA ESPERIENZA DI GOVERNO





di Eugenio Baronti







Cari compagni/e



Vi chiedo un po' del vostro prezioso tempo per leggere questa relazione, inevitabilmente lunga, ma necessaria ed utile per capire e conoscere le iniziative e l'azione da me svolta nel governo regionale toscano e per fornirvi tutte le informazioni e gli elementi per poter fare un bilancio di questa esperienza e decidere insieme cosa fare per il prossimo futuro.



Comincerei così., sembra ieri, invece, è già passato un anno. Era il primo agosto del 2007 quando iniziò la mia avventura amministrativa dentro il palazzo regionale. Penso che un anno sia un tempo troppo breve per valutare e misurare la qualità di una esperienza amministrativa. E' stato comunque un anno molto intenso, in cui ho messo a fuoco diverse questioni importanti, penso di aver seminato parecchio ma non è possibile raccogliere tutti i frutti nel breve volgere di un anno. Iniziai questa esperienza scrivendo una lettera ai compagni e alle compagne di rifondazione della toscana, in cui, oltre a trasmettere le mie paure per un incarico così pesante e di grande responsabilità, cercai di specificare le materie delle mie deleghe (Ricerca, Università, Casa, edilizia sostenibile e politiche dei consumatori), gli indirizzi su cui mi sarei mosso, le prime azioni e iniziative che avrei cercato di mettere in campo per portare a casa alcuni risultati positivi. Presi con voi un impegno, quello che, a distanza di un anno, avrei sottoposto la mia azione di governo al vostro e al giudizio del partito attraverso una verifica politica sui risultati raggiunti. Eccomi qui oggi, con questa relazione, per onorare questo impegno.



Una verifica periodica non solo è necessaria ma è da considerarsi un atto dovuto. Un amministratore deve sempre rendere conto del proprio operato, ai cittadini amministrati ed al partito che lo ha investito di questa impegnativa responsabilità e fiducia. Valutare insieme i risultati raggiunti, i limiti riscontrati per correggere il tiro strada facendo, verificare se persistono ancora le condizioni e gli spazi per poter continuare a stare dentro oppure sia più opportuno sfilarsi da una azione di governo qualora la si giudichi non all'altezza delle necessità sociali e politiche.



Il nostro è un paese estremamente complesso e articolato, fatto di migliaia di municipi, piccole, medie e grandi realtà locali con le loro specificità, dove diverse sono le condizioni sociali e culturali, i rapporti di forza, gli spazi di agibilità politica e, per capirle e governarle, c'è bisogno di sapersi calare dentro queste specificità, verificare se esistono le condizioni e la forza necessaria di entrare a far parte di una Giunta di governo, non per garantire l'ordinaria amministrazione ma per portare elementi di discontinuità, di cambiamento per fare qualcosa di concreto, di utile e necessario per quella comunità. I risultati politici della nostra azione di governo locale devono essere sempre sottoposti a verifica sulla base dei risultati effettivamente ottenuti e sulle ricadute che questi hanno avuto sui settori sociali a cui vorremmo dare voce e rappresentarne bisogni ed esigenze. Una verifica per capire se esserci stati ha fatto davvero la differenza, oppure, viceversa, la nostra azione non ha lasciato segno ne traccia alcuna.



Sarà il nostro congresso regionale il luogo del confronto e della verifica sulla nostra presenza nella Regione Toscana. Auspico una verifica non astratta, non ideologica ne politicista, mi piacerebbe che si ragionasse sulle cose, sui fatti, sui risultati raggiunti, sulle ricadute sociali, mettendo sul piatto della bilancia non solo le nostre esigenze politiche di partito ma anche quelle dei cittadini toscani, i loro bisogni e le loro aspettative.



Questa esperienza amministrativa sta tutta dentro una fase di profonda incertezza sul futuro, dopo una sconfitta dalle dimensioni disastrose che cancella, per la prima volta nella storia, la sinistra dalle aule parlamentari, dopo un congresso estremamente difficile che ha lasciato nel corpo della nostra comunità divisioni e ferite profonde ancora fresche e dolorose e dentro un contesto storico in cui sembra precipitarci il mondo addosso e dove non riusciamo a trovare il bandolo della matassa, una via di uscita per incamminarci, con passo sicuro, verso una rinascita. Insomma, appena un anno fa nessuno poteva immaginare una cornice politica così sfavorevole dentro la quale si sarebbe inserita questa nostra esperienza amministrativa.



Appena entrato nel Palazzo, sia quello comunale sia, a maggior ragione quello regionale, ho capito che non sarebbe stato facile, perché questo sistema consolidato, strutturato e navigato cerca subito di farti prigioniero prendendoti per sfinimento, circondandoti di una normalità fatta di ordinaria amministrazione dell'esistente, scoraggiante e sconfortante. Tu non sai da che parte incominciare, perché sono infinite le cose che non vanno o vanno storte. Per vincere la forza di inerzia del sistema devi impegnarti allo spasimo per spostare un grammo hai bisogno di impegnare una forza di un quintale. Quando entri dentro il "Palazzo" scopri i suoi segreti e dove stanno i poteri reali, vedi le cose che stancamente si trascinano da una scrivania, resisti, cerchi prima di tutto di non lasciarti prendere dallo sconforto, reagisci, contrapponi il fresco entusiasmo dell'ultimo arrivato, la voglia di fare e di cambiare le cose, inizi quotidianamente a misurarti con problemi, piccoli e grandi, ordinari o straordinari, cerchi di sfidare il tran tran quotidiano, la cultura del tirare a campare, la pigrizia delle pubbliche amministrazioni e dei loro apparati burocratici amministrativi così efficaci ed efficienti a smorzare in te ogni entusiasmo, ogni voglia di fare e di cambiare l'esistente, così bravi a metterti piombo nelle ali per farti smettere di volare e costringerti a strisciare sul fondo di una ordinaria, piatta, insopportabile normalità. Se ti adegui sei fritto se ti arrendi hai perso definitivamente la sfida.



Riconosco che nel Comune di Capannori la resistenza mi è stata più facile, non mi sono fatto fare prigioniero, in Regione, tutto è maledettamente più difficile, l'apparato è enormemente più potente ed insidioso. Fin dal primo giorno e, per ogni giorno a seguire, sono stato sottoposto a veri e propri esami per capire chi fossi, per "prendermi le misure" per poi agire di conseguenza. Ad ogni esame ti giochi credibilità e peso politico, la possibilità o meno di essere ascoltato, di veder realizzato in tempi ragionevoli le tue richieste, di ottenere risposte a domande ecc. A distanza di un anno il tempo degli esami non è ancora finito e la resistenza continua, ad oggi non mi sento ancora del tutto fuori pericolo.



Chiusa questa lunga premessa passerei ad illustrarvi le azioni e le iniziative intraprese o in prossimità di esserlo.

LE POLITICHE ABITATIVE

Sinceramente non mi immaginavo di trovare una situazione simile in una Regione come la Toscana. Il sistema fa acqua da tutte le parti, tanto che non riesce più a spendere in tempi ragionevoli consistenti risorse finanziarie che potrebbero alleviare e risolvere le condizioni di vita drammatiche di migliaia di famiglie che sopravvivono in condizioni di forte disagio. Il sistema è inefficiente, inefficace, irrazionale, ha tempi di risposta biblici e produce a piene mani iniquità e ingiustizie. A mio avviso va ripensato e rifondato dalle fondamenta. E'con questa consapevolezza e impostazione che mi sono mosso in questi mesi. La discussione politica per una nuova Legge regionale dell'edilizia sociale durava da quattro anni, in questi ultimi sette otto mesi ho cercato di imprimere una accelerazione forte e entro ottobre l'articolato della nuova Legge dovrebbe passare all'esame della Giunta. Non è stato facile ma è stata anche una bella battaglia culturale ancora in corso, fatta di decine di incontri e confronti, ho parlato non solo con sindacati, Enti e soggetti interessati, ma anche con semplici cittadini, gli inquilini, ho visitato quartieri popolari degradati, ho ascoltato la rabbia, le proteste, le denunce e le richieste di tanti assegnatari di alloggi popolari, ho ascoltato anche la rabbia e la disperazione degli esclusi, di coloro che hanno diritto ad una casa popolare che però non c'è. In questi mesi non sono stato rinchiuso nel palazzo, sono uscito fuori, ho incontrato tutti: Rom, occupanti, immigrati, cittadini disperati che non sanno più come tirare avanti.

Il primo obiettivo raggiunto è stato quello della sospensione delle vendite, anzi meglio, delle svendite degli alloggi di edilizia residenziale pubblica al costo di una utilitaria. Non è stato facile. Tante, forti e trasversali le reazioni e le resistenze, anche dentro la sinistra e il PRC. E' stata una bella battaglia anche culturale che valeva la pena combattere, per affermare una nuova cultura dell'abitare in una casa popolare. Ricordo a tutti che nell'ultimo decennio sono state vendute circa 19.000 alloggi in tutta la Toscana.

Una precisazione doverosa.

Noi non siamo un sindacato inquilini che deve difendere, legittimamente, diritti ed interessi dei propri rappresentati, siamo un partito che si è assunto la responsabilità politica di governare e indirizzare le politiche abitative in toscana con una visone di insieme, complessiva, dobbiamo necessariamente tenere conto di tutte le problematiche legate al diritto alla casa, guardare a quelli che sono dentro senza mai dimenticarsi di quelli, tanti, troppi, che sono esclusi e rimangono fuori dall'edilizia residenziale pubblica.

In Toscana ci sono 50.000 famiglie che vivono in case popolari, all'incirca il 94% di queste hanno tutto il diritto di abitarci e, purtroppo, a causa dell'inefficienza del sistema di gestione, qualche migliaio di queste sono costrette a vivere in alloggi con scarsa e scarsissima manutenzione, a volte in situazioni di estremo degrado. La lunga permanenza delle famiglie assegnatarie e una rigidità del sistema rende inoltre frequente la condizione di sottoutilizzo dell'alloggio. Il 60% degli alloggi sono oggi in condizione di sottoutilizzo, cioè appartamenti piuttosto grandi per famiglie piccole, spesso single di contro al sovraffollamento di famiglie numerose in appartamenti troppo piccoli. Le famiglie che abitano nell'ERP hanno un reddito medio annuale di 17.500 euro.

Poi abbiamo 20.000 famiglie, paradossalmente le più povere con un reddito medio di 11.000 euro, che sono costrette, in mancanza di alloggi ERP, a stare sul mercato e pagare canoni altissimi e insostenibili; per questo fanno domanda per ottenere un contributo affitto. Solo il 50% di loro attualmente ottiene un modesto contributo.

Infine abbiamo più di 19.000 famiglie in attesa di assegnazione di una casa popolare che non c'è e che, per molti di loro, non ci sarà per molti anni ancora. Questo secondo me, è un dato falsato che non corrisponde alla realtà, sicuramente è molto al di sotto del fabbisogno reale. Parliamoci chiaro, tanti che ne avrebbero diritto non partecipano più nemmeno ai bandi per le graduatorie per le case popolari tanto è esigua l'offerta rispetto alla domanda e, di fronte ad una lunghissima lista di attesa da anni inevasa, spesso vince la rassegnazione e si preferisce non perdere del tempo inutilmente.

In un paese civile il diritto primario alla casa, il fondamento di ogni politica di integrazione e coesione sociale, dovrebbe essere assicurato a tutti i cittadini attraverso piani nazionali finanziati dalla fiscalità generale. Non è così. Il settore praticamente è privo di finanziamenti statali, non ha risorse proprie a disposizione da quando fu abolita, nel 1998, la trattenuta GESCAL sulla busta paga dei lavoratori dipendenti. Oggi ci troviamo di fronte ad un governo che ha fatto razzia di ogni risorsa dei precedenti piani messi in campo dal governo Prodi per creare un fondo nazionale da gestire insieme a capitali privati delle grandi immobiliari nazionali per una politica abitativa completamente strabica che guarda solo in una direzione, quella della fascia media per alloggi in agevolata finalizzati alla proprietà. Nel fondo immobiliare di un miliardo di euro, il governo metterà solo 150 milioni di euro, il resto lo metteranno i grandi costruttori privati, le fondazioni bancarie, le cooperative di costruttori, ma non finisce qui, c'è di peggio; per invogliare i privati ad investire verrà offerta loro la possibilità di utilizzare terreni non edificabili o aree del demanio pubblico, quindi, chi dispone di un terreno agricolo non edificabile potrà, in accordo con i Comuni, trasformarlo in edificabile, potrà costruirci sopra case di cui una parte destinate al libero mercato e un'altra da destinare all'housing sociale a canone moderato anche attraverso forme di riscatto per favorire la proprietà dell'alloggio. Inutile dire che sarà la fine di ogni politica di programmazione del territorio, sarà un vero e proprio scempio ambientale, una nuova colata di cemento per realizzare case inutili per un mercato già oggi in crisi che conta già centinaia di migliaia di alloggi invenduti.

Nemmeno un centesimo è stato stanziato per la sovvenzionata, cioè per le case popolari, per quella fascia sociale più debole in forte crescita alimentata dalla crisi economica, dall'aumento vertiginoso del costo della vita, dalla perdita di potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni e dalla precarietà del mercato del lavoro. Questo fabbisogno in crescita dovrebbe essere soddisfatto esclusivamente con i proventi della vendita totale del patrimonio di edilizia residenziale pubblica. Un suicidio che ci porterà ulteriormente fuori dall'Europa e renderà totale la rigidità dell'offerta del nostro sistema abitativo tutto fondato sulla proprietà, una contraddizione in termini nell'era di un mercato del lavoro sempre più mobile, flessibile e precario.

Il governo Berlusconi, a meno di ripensamenti in seguito alle forti proteste da parte di tutte le Regioni, ha cancellato il primo Piano straordinario casa del governo Prodi che, dopo 10 anni di totale disinteresse della politica nei confronti della casa, prevedeva 550milioni di euro che per la Toscana volevano dire 31,5 milioni che, a tempo di record, in poche settimane, avevamo assegnato ai vari comuni con progetti cantierabili pronti per partire.

Tutto azzerato, tutto da rifare, tempo perso e soprattutto tante aspettative e speranze andate in fumo. Abbiamo protestato insieme a quasi tutte le Regioni con grande forza e determinazione, faremo ricorso alla Corte Costituzionale, ma intanto il governo ci dice che se vogliamo costruire nuove case popolari dobbiamo vendere tutte quelle che abbiamo, noi non lo faremo, ma non avremo un centesimo dal governo, per questo, in questa fase, saremo costretti a contare solo sulle nostre limitate forze.

Mi sembra del tutto ragionevole affermare che a bisogni immediati noi non possiamo dare risposte di lungo periodo, a chi non ha un tetto sopra la testa oggi noi non possiamo dire ripassa tra cinque anni sperando che ci sia un governo socialmente più responsabile. Noi dobbiamo nel limite del possibile dare delle risposte anche a tempi brevi nonostante questa dissennata politica nazionale.

In questa situazione siamo costretti a lavorare contro il tempo per approvare quanto prima la nuova Legge regionale perché abbiamo bisogno di regole e strumenti nuovi per riuscire a sbloccare il sistema e a spendere le consistenti risorse finanziarie immobilizzate, imprigionate da anni in un sistema inefficiente che si è bloccato e non riesce più ad offrire prestazioni e servizi adeguati.

Stiamo procedendo per mettere in atto una operazione di pulizia e trasparenza per fare chiarezza sulle centinaia di alloggi sfilati nel corso degli anni dal patrimonio ERP, alienati e finiti a finanziare i bilanci comunali, qui grazie anche ad una mozione concordata e presentata in Consiglio Regionale dal PRC e dagli altri gruppi della sinistra, abbiamo imposto, finalmente dopo anni, una scadenza inderogabile ai gestori per fornire tutti i dati necessari per ricostruire l'esatta entità regionale del patrimonio ERP dopo un Piano di vendita che dura da 14 anni. In caso di non ottemperanza da parte dei gestori della rendicontazione richiesta sullo stato di attuazione del Piano di vendite, il voto del consiglio, ci consegna un'arma di grande efficacia: la sospensione di tutti i finanziamenti presenti e futuri per la LODE (Livello Ottimale D'Esercizio) che non ha rendicontato.

Infine abbiamo da spendere i 41milioni del pacchetto straordinario emergenza casa che siamo riusciti a mettere in campo attraverso un'opera di controllo, monitoraggio, pulizia e recupero di risorse destinate a vecchi piani casa mai partiti, che sono rimaste per anni inutilizzate e che oggi, dopo essere state revocate, saranno utilizzate per finanziare progetti finalizzati al recupero e alla ristrutturazione di alloggi ed edifici da destinare all'edilizia residenziale sociale nelle aree ad alta tensione abitativa.

Oltre a queste azioni concrete c'è bisogno contestualmente anche di una grande iniziativa politica per costruire una nuova cultura dell'abitare in una casa popolare, per affermare dei principi di fondo sostanziali, primo fra tutti, quello che le case popolari non si vendono se non per casi limitati e straordinari per razionalizzare ed ottimizzare la gestione e, comunque, sempre tenendo fermo il principio che la dove, per circostanze motivate, se ne vende una, lo si fa per costruirne una nuova, che la casa popolare non è per la vita, l'assegnazione non deve essere l'anticamera del diritto di proprietà, chi ha redditi elevati stabilizzati da diversi anni e quindi non ha più i requisiti per rimanere deve essere messo in condizione di doversene andare per lasciare il posto a quanti aspettano da anni un alloggio decente per una vita dignitosa e chi, invece, ha redditi alti transitori e provvisori deve pagare un canone adeguato e proporzionato alle sue capacità di reddito.

Dobbiamo costruire un servizio abitativo pubblico in locazione permanente a canone sociale come fondamento di un nuovo sistema capace di fornire una offerta articolata e integrata, di servizi abitativi e prestazioni sociali, con livelli decrescenti di protezione pubblica, che dovrà essere la più alta, per le fasce più disagiate e, proporzionalmente decrescente, con l'aumentare delle disponibilità economiche della famiglie.

Proprio per non lasciare niente al caso e all'improvvisazione e per dare sempre un fondamento scientifico ad ogni azione intrapresa, come settore casa abbiamo chiesto all'IRPET di svolgere una indagine scientifica approfondita sulla realtà delle politiche abitative in Toscana e di condurre una simulazione per capire gli effetti sui canoni della nuove modalità previste nella nuova Legge regionale con l'introduzione del calcolo del reddito attraverso l'ISE e l'ISEE. Sottolineo ancora una volta che la tabella proposta con le relative simulazioni sui canoni è una proposta IRPET, un punto di partenza e non di arrivo, questa servirà da base per un percorso di confronto aperto con i soggetti interessati e le rappresentanze sindacali degli inquilini. Questa analisi è solo una ricerca e ci consegna la fotografia della realtà attuale, ci può piacere o non piacere ma questa è la situazione e ci fornisce elementi utili per intervenire a correggere iniquità e distorsioni nelle politiche abitative.

Il quadro che emerge non è dei migliori, ci sono delle iniquità e anomalie che dobbiamo con sollecitudine rimuovere, chiedo a tutti un po' più di coraggio. L'analisi effettuata sul 50% del patrimonio ERP ci dice che oggi possiamo recuperare in pochi mesi, attraverso una forte azione di trasparenza, pulizia, equità e giustizia, circa un 6% di alloggi che fanno la bellezza di oltre 3000 complessivi a livello regionale per lo più concentrati nelle grande città ad alta tensione abitativa. Sono quegli alloggi che dalla nostra indagine risultano occupati da chi non ne ha più diritto perché ha redditi stabilizzati ben al di sopra della stessa soglia di decadenza prevista dalla Legge. Su di un totale di 24.686 casi analizzati circa 1.450 famiglie il 5,9% viene trattenuto all'interno del sistema ERP ad alta tutela pur presentando redditi molto elevati superiori ai 50mila euro fino, e anche oltre, centomila euro, quando il reddito medio regionale toscano è di 32.000 euro.

Con la nuova legge a questi casi applicheremo da subito un canone di mercato in modo tale da scoraggiarli a restare e per recuperare risorse importanti per le manutenzioni, per garantire a tutti una migliore qualità dell'abitare in casa popolare, parallelamente, a mio avviso, i Sindaci dovrebbero fare il loro dovere e metterli in condizione di andarsene. Alcune voci si sono levate anche da sinistra dicendo che questa Legge ha un solo scopo, quello di aumentare in maniera considerevole i canoni di locazione e di buttare fuori la povera gente dalle case popolari, tutto per recuperare nuove risorse per finanziare il sistema sulla pelle degli assegnatari. Che dire, sono amareggiato che in nome e per conto della povera gente si giustifichino situazioni di profonda ingiustizia a vantaggio di pochi e contro l'interesse dei tanti. Comunque, da sempre, le bugie hanno le gambe corte e i fatti mi renderanno giustizia. Intanto una precisazione, o noi abbiamo le forze per cambiare la legge oppure siamo costretti a subirla anche senza accettarla: il DM. 22/4/2008 dice: ".l'ammontare dei canoni di affitto deve comunque coprire i costi fiscali, di gestione e di manutenzione ordinaria" cioè il servizio di gestione complessivo degli alloggi ERP deve essere coperto esclusivamente dai canoni, vale per la casa quello che vale per il servizio di gestione dei rifiuti, per il servizio idrico ecc. e cioè, il sistema si deve autofinanziare per cui i proventi dei canoni di locazione devono servire per mantenere in efficienza il patrimonio ERP e coprire tutte le spese fiscali, di gestione e di amministrazione. Utilizzare risorse esterne al sistema per garantire la manutenzione ordinaria è impedito dalla legge e rappresenterebbe un atto illegittimo. Questo è un problema sicuramente da superare ma nel frattempo è un'ostacolo reale. Io penso che, attraverso una azione di equità, è possibile trovare nuove risorse per finanziare il sistema in modo da fermare il progressivo degrado del patrimonio e riprendere a fare manutenzione e rimuovere tutte quelle situazioni di forte degrado che esistono in diversi quartieri di diverse città toscane. Bisogna cominciare a chiedersi se il canone oggi pagato in un alloggio ERP è sempre giusto ed equo, calibrato sulle reali capacità di reddito della famiglia. Non sempre è così, ci sono disparità di trattamento a parità di condizioni che hanno dell'incredibile frutto dell'assenza di un minimo sistema di controllo e di un lassismo sconcertante che ha fatto si che nel corso degli anni si consolidassero delle situazioni veramente indecorose e profondamente inique. Sempre il citato DM ci dice che la regola che prima consentiva di ridurre la spesa in manutenzione ordinaria al crescere delle spese di gestione, non potrà più essere praticata. Questo sicuramente è un fatto positivo. Con la nuova Legge potremo inserire degli standars di qualità obbligatori che per esempio impongano non meno del 50% dei canoni destinato alla manutenzione, non più del 30% per il costo di gestione e amministrazione, sarebbe una rivoluzione che andrebbe a migliorare la qualità della vita di chi vive dentro gli alloggi ERP, raddoppierebbe di colpo le risorse finanziarie disponibili da spendere per la manutenzione perché oggi ci sono situazioni in cui si spende solo il 15/20% dei proventi dei canoni in manutenzione . E' chiaro che per raggiungere questi standard di qualità è necessario che la legge razionalizzi ed ottimizzi la gestione del sistema attraverso una semplificazione e riduzione del numero dei gestori. Oggi abbiamo 11 gestori per 50.000 alloggi, con 11 contratti di servizio diversi, con 11 contabilità e rendicontazioni diverse ecc. La mia proposta, diversa dall'indicazione per un gestore unico contenuta nel documento di indirizzo approvato dal Consiglio regionale, è di 3 gestori organizzati nelle tre aree vaste. Resterebbero e verrebbero rafforzati nelle loro responsabilità e poteri le 11 LODE/Distretto come momento di programmazione territoriale degli interventi, di controllo e di indirizzo, di scelta delle priorità, verrebbe rafforzato il potere di programmazione e di indirizzo dei comuni attraverso l'istituzione della ZONA omogenea come ambito intercomunale per la programmazione integrata degli interventi di politica abitativa, di gestione intercomunale dei bandi per le assegnazioni degli alloggi, di rilevamento del fabbisogno e, infine, come strumento per riequilibrare i pesi politici dentro la LODE/distretto, oggi fortemente a svantaggio dei piccoli comuni, che invece, coordinati in Zona omogenea, potranno acquistare un ruolo e un peso decisionale maggiore. Resteranno gli attuali 11 presidi tecnico operativi a presidio del territorio per garantire la prossimità e la vicinanza tra l' utente e il gestore.



Dopo l'approvazione della nuova Legge regionale potremo lanciare un Piano regionale casa che possa, in tempi ragionevoli, nel giro di qualche anno, fornirci di qualche migliaio di nuovi alloggi in affitto permanente e sociale, a quel momento avremo messo le basi per uscire finalmente dall'emergenza, ovviamente se la situazione economica e sociale non precipiterà. Per fare questo cambieremo radicalmente il sistema dell'affidamento delle risorse ai Comuni, non più bandi in cui ogni comune si prende la sua parte anche quando non è nella condizione di poterla spendere. D'ora in poi si accederà ai finanziamenti solo se si presenteranno progetti immediatamente cantierabili e dentro il decreto di assegnazione ci sarà anche quello di revoca dei finanziamenti qualora non saranno rispettati i tempi di inizio lavori e, in caso di revoca, ci sarà l'immediata riassegnazione ad altro progetto in qualsiasi altra parte della Toscana. Verrà profondamente cambiato anche il sistema di riconoscimento dei costi di costruzione, non più gli attuali massimali ma un sistema premiante che riconosca le diverse specificità locali, le diverse tipologie abitative e promuova la qualità della costruzione e l'ecoefficenza energetica dell'alloggio. L'obiettivo dell'ecoefficienza non sarà più lasciato alla sensibilità individuale di qualche amministratore o gestore ma sarà un obbligo stabilito dalla legge. D'ora in poi si costruirà solo con i criteri di qualità termica, acustica, energetica dell'alloggio per migliorare la qualità dell'abitare in alloggi sociali. Vogliamo superare la storica settorializzazione e separazione tra sovvenzionata e agevolata del sistema ERP per favorire progetti integrati ed un mix di offerta abitativa come fattore di coesione ed integrazione sociale. Saranno scoraggiati interventi esclusivi di sola sovvenzionata quasi sempre destinata nelle periferie più marginali e degradate, basta con creare i ghetti, gli interventi dovranno essere integrati per garantire una offerta articolata ad una domanda altrettanto articolata con la priorità degli alloggi sociali popolari ma questi dovranno essere dentro, integrati e della stessa qualità degli altri, non con il bollino che li contraddistingue come alloggi speciali di serie B per i più disagiati. Infine, vogliamo restituire al sistema un ragionevole margine di mobilità per poter ottimizzare e razionalizzare l'utilizzo del patrimonio ERP .

La legge introdurrà e promuoverà in toscana esperienze pilota o sperimentali di autocostruzione e autorecupero degli alloggi come progetto sociale di coesione e integrazione ma anche come progetto formativo e opportunità per farsi una casa a prezzi molto inferiore a quelli di mercato; promuoverà anche progetti di acquisto e recupero e autorecupero nei borghi montani al fine di ripristinare il presidio umano in montagna finalizzato alla manutenzione e alla conservazione dei paesaggi tradizionali per contrastare l'abbandono con le inevitabili negative conseguenze ambientali e idrogeologiche. Sto lavorando ad un progetto pilota sperimentale di recupero nell'alta Valle del Senio, a breve uscirà il bando per l'assegnazione e il recupero di fabbricati abbandonati e degradati di proprietà della Regione attraverso la metodologia dell'autorecupero per favorire la rinascita di una economia montana, lo sviluppo di attività agroforestali e di produzioni compatibili. La nuova Legge rafforzerà, e cercherà di rendere pratica diffusa, l'autogestione da parte dei cittadini utenti degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, prevedrà anche la realizzazione di progetti pilota sperimentali di condomini solidali e di cohusing per costruire nella società toscana una nuova cultura dell'abitare che sconfigga la solitudine, favorisca le relazioni umane, la mutualità, lo scambio solidale e gratuito di tempo, servizi e prestazioni tra gli abitanti di un condominio.

Se vogliamo però incamminarci sulla strada giusta per uscire dall'emergenza lo strumento della nuova Legge è necessario, anzi essenziale ed urgente, se non si fa questo tutto il resto diventano chiacchiere e, nel migliore dei casi, buone intenzioni senza possibilità alcuna di concretizzarsi.

Chiedere di rilanciare l'edilizia pubblica, di spendere le risorse disponibili e di accorciare i tempi di realizzazione degli alloggi e poi rallentare sull'approvazione della nuova Legge è una contraddizione in termini. Se noi facessimo un nuovo Piano casa con questa Legge, in queste condizioni, con gli stessi criteri e regole è chiaro che otterremo gli stessi identici risultati che oggi siamo costretti a denunciare.

E' chiaro che l'inefficienza del sistema produce danni, non per noi, ma per quelle migliaia di cittadini che attendono da anni una casa e vivono in condizioni di estremo disagio, per questi anche pochi mesi rappresentano mesi in più di vita finalmente vissuta, la fine di una dura e insopportabile sopravvivenza quotidiana.

EDILIZIA SOSTENIBILE:



Il sistema edilizio italiano è il più inefficiente d'Europa; immette nell'atmosfera qualcosa come 80 milioni di tonnellate di CO2, il consumo medio di energia di un edificio in Italia è di 170/190 kwh per metro quadro anno, in Germania la media è di 50kwh a m2. In questo enorme divario ci sta una quantità immensa di energia sprecata immediatamente disponibile. Mettendo in piedi una grande azione di recupero di ecoefficenza energetica del sistema si aprono grandi opportunità per creare uno sviluppo di qualità sostenibile e grandi opportunità di lavoro qualificato Da qualche mese è operativo un coordinamento, un gruppo di lavoro intersettoriale che ha iniziato a produrre idee, proposte e progetti. Prima ogni settore andava per conto proprio senza incontrarsi e parlarsi. I risultati di questa nuova metodologia che ho fortemente voluto già si vedono. In questo campo siamo riusciti a realizzare quello che si dice una buona pratica virtuosa: il progetto di bonifica dei tetti in eternit su 130 condomini ERP sparsi per la toscana a costo zero attraverso la sostituzione con tetti integrati di solare fotovoltaico: 60.000mq circa di tetti fotovoltaici per una produzione annua di 5,5 milioni di kwh ed un utile in venti anni di 9 milioni che servono per ripagare i costi della bonifica. Si rimuove un pericolo potenziale sulla testa dei cittadini e nel contempo si trasformano edifici inefficienti in produttori di energia elettrica con forti risparmi sulla bolletta energetica degli utenti e una riduzione di 3500 tonnellate anno di CO2 in atmosfera. Ho portato in approvazione in Giunta, proprio lunedì scorso, una delibera con la quale si stanziano 350 mila euro destinati ai Soggetti Gestori degli edifici di edilizia popolare affinchè possano finanziare una ricognizione sull'insieme del patrimonio ERP disponibile per individuare gli edifici e realizzare studi di fattibilità per estendere, ovunque sia tecnicamente possibile, l'istallazione degli impianti fotovoltaici.



L'impegno per l'autunno è quello di spingere i comuni (un numero esiguo di comuni l'ha fatto) ad adeguare i loro regolamenti edilizi alle normative regionali che prevedono bonus volumetrici per chi intende realizzare interventi di miglioramento energetico dell'edificio, incentivi e sconti sugli oneri di urbanizzazione ecc. Vogliamo portare sui territori anche in quelli più decentrati, corsi di formazione delle strutture tecniche degli Enti Locali per informarli sulle normative vigenti e spingerli sulla strada del perseguimento dell'ecoefficenza energetica come obiettivo da portare a sistema diffuso e generalizzato nel giro di pochi anni, per recuperare il tempo perso e le distanze accumulate rispetto agli altri paesi europei. Abbiamo già iniziato a farlo ma potenzieremo ancora di più la campagna di informazione ai cittadini e alle imprese sulle opportunità, gli incentivi regionali e nazionali che oggi sono messe a disposizione dalle leggi vigenti, sulle modalità per attivarli e sulle migliori tecnologie esistenti, sosterremo la realizzazione sui territori di buone pratiche per spingere con maggiore determinazione verso l'ecoefficenza il nostro sistema edilizio.





L'Università e la Ricerca. La nuova Legge Regionale



Una premessa è d'obbligo: l'Università è materia di quasi esclusiva competenza statale se poi si considera che l'aspetto che riguarda l'edilizia studentesca e il diritto allo studio è rimasta come delega al settore della pubblica istruzione, al sottoscritto rimangono per l'Università solo funzioni marginali che riguardano i rapporti con il mondo universitario. L'aspetto invece molto più corposo e importante, direi politicamente "pesante" è quello della ricerca che sicuramente è un fattore determinante e strategico per poter dare qualità al nostro futuro. Oggi l'umanità è di fronte ad un bivio, ad un passaggio difficile e decisivo di portata epocale, dobbiamo invertire il senso di marcia del nostro modello di sviluppo prima che sia troppo tardi e si oltrepassi il punto critico di non ritorno. Questo modello di sviluppo ci sta portando alla rovina, sta consumando il capitale naturale terrestre a ritmi frenetici, modifica profondamente le caratteristiche fisiche e bilogiche della terra con conseguenze potenzialmente catastrofiche, continua irresponsabilmente a perseguire una crescita illimitata dentro un ecosistema finito e limitato com'è il pianeta terra. Dobbiamo percorrere con decisione la strada della riqualificazione e dell'innovazione se vogliamo consegnare questo pianeta, che non è nostro, alle future generazioni, da cui lo abbiamo in prestito.

La scelta è obbligata, senza alternative, la direzione è quella della conversione ecologica verso un nuovo modello di sviluppo qualitativo per innovare il nostro sistema produttivo - modificare i cicli della produzione - ridurre la pressione e l'impatto sul territorio dei nostri distretti industriali - ridurre le emissioni in atmosfera, la produzione dei rifiuti - il consumo di energia e lo spreco di risorse - costruire un nuovo sistema energetico da fonti rinnovabili calibrato e autocentrato sulle diverse specificità territoriali - promuovere la sicurezza, la salute e la qualità della vita - il dialogo interculturale, la coesione sociale, la riqualificazione del patrimonio urbano secondo i criteri dell'edilizia sostenibile - un nuovo sistema di mobilità delle merci e delle persone - l'ecoefficienza nel governo del territorio e nella gestione dei servizi.

Una società evoluta ha il dovere di mobilitare tutte le energie disponibili naturali, umane e finanziarie, le sue capacità creative, la sua conoscenza, mettere in gioco e dispiegare tutte le potenzialità di quello che è il suo bene comune più prezioso: l'istruzione, l'Università, la ricerca, la formazione e l'innovazione, per cercare di vincere questa grande sfida epocale, per avanzare in questa direzione con determinazione e senza più indugi. La Regione Toscana ha già intrapreso questo cammino ma deve cercare di far convergere tutte queste energie e risorse, in modo coordinato ed integrato, verso questa direzione, verso quegli obiettivi strategici già fissati nel Piano Regionale di sviluppo per collocare la Toscana del futuro nel segmento di alta innovazione nella divisione internazionale del lavoro.

Con la nuova Legge regionale sulla ricerca si è posto con forza l'obiettivo di modificare l'attuale modello di governance regionale che, per rispondere ed essere all'altezza di questi ambiziosi obiettivi elencati in premessa, dovrà essere meno settorializzata, meno separata e organizzata per compartimenti stagni e rigidi dove ognuno guarda solo davanti a se senza conoscere quello che avviene negli altri settori vicini. In questo modo irrazionale di agire ed operare spesso la mano destra non sa cosa fa la mano sinistra e, allora, non è difficile imbatterci in progetti che si sovrappongono o addirittura in progetti uguali finanziati in tempi diversi da settori diversi.



La nuova governance regionale dovrà essere più flessibile e capace di coordinarsi ed interagire in un grande progetto integrato che si propone di rendere operativo, entro il 2010, lo spazio regionale della ricerca e dell'innovazione con l'obiettivo di favorire la competitività e l'internazionalizzazione del sistema pubblico e privato della ricerca nella nostra regione, per coordinarla e promuoverla, in stretta collaborazione con le Istituzioni universitarie e i centri di eccellenza operativi nel settore, per promuovere la ricerca industriale, il trasferimento tecnologico, l'innovazione, per riqualificare il nostro comparto produttivo i nostri distretti industriali.



Il nostro piano di azione immediato è quello di consolidare i rapporti tra i diversi soggetti di questa rete, per annullare la distanza tra il nostro sistema di imprese e le punte avanzate di eccellenza scientifica e tecnologica, assicurando informazione, supporto e conoscenza ad un sistema produttivo, quello toscano, caratterizzato dalla fortissima presenza di piccole imprese che sono oggettivamente in grande difficoltà nell'identificare e nel realizzare significativi progressi nel campo dell'innovazione anche per mancanza di conoscenza dei traguardi innovativi raggiunti in tanti settori.

Per questo il futuro si gioca anche sulla capacita di mettere in rete le conoscenze, i traguardi scientifici raggiunti, far incontrare la domanda di innovazione delle imprese con l'offerta di trasferimento tecnologico dei risultati della ricerca.

Questa nuova Legge promuove e rafforza molto i legami tra scienza e società, favorisce le iniziative che permettano alle autorità locali e regionali di rafforzare la loro azione in questo settore, per incentivare lo scambio delle migliori pratiche ed esperienze. Ci daremo strumenti comunicativi per informare, far conoscere e diffondere nell'opinione pubblica i risultati raggiunti, i frutti e le ricadute positive a livello economico, sociale e occupazionale della ricerca, vogliamo lavorare per cambiare nell'opinione pubblica ma anche nella politica la percezione dell'importanza della ricerca, per ridarle il prestigio, l'attenzione e l'importanza che merita come fattore strategico determinate per dare qualità al nostro futuro.



Costruire un rapporto forte tra scienza e società è strategicamente decisivo. Nessuna contrapposizione ma grande disponibilità al dialogo e al confronto democratico e percorsi decisionali partecipati

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In autunno metteremo in campo come settore una ventina di milioni di euro per finanziare bandi di ricerca principalmente indirizzati su qualità della vita e qualità dell'ambiente, dalla valorizzazione industriale delle materie prime seconde derivate dalle raccolte differenziate, alla ricerca di nuovi prodotti e imballaggi per ridurre la produzione del rifiuto e facilitare la differenziazione, il riciclaggio e il riutilizzo, alle problematiche legate alle nuove tecnologie per il risparmio energetico nell'abitare, nel produrre e nel distribuire merci e servizi, alla mobilità sostenibile, alla questione strategica per potenziare efficienza ed efficacia delle fonti energetiche rinnovabili, alla ricerca sociale e umanistica per promuovere efficaci politiche di coesione e di integrazione sociale, ecc. ecc.

Risorse che rappresenteranno per molti giovani ricercatori una opportunità per rimanere e non fuggire all'estero. Contrastare la fuga dei cervelli significa realizzare condizioni di lavoro migliori e un trattamento economico più giusto per i nostri ricercatori, per questo proporremo contestualmente all'approvazione in consiglio regionale toscano della Legge sulla ricerca l'adesione della Toscana alla carta europea dei ricercatori che rappresenta un salto di qualità rispetto alla situazione attuale. Nei nuovi contratti finanziati con risorse regionali abbiamo deliberato che non dovranno esserci più contratti atipici ma contratti a tempo determinato per la durata del progetto di ricerca.

Infine, vogliamo inserire un modello standard di contratto in cui la dove sono stati erogati finanziamenti regionali a progetti di ricerca ci siano vincoli stringenti che ne impediscano di vendere i brevetti all'estero per evitare, come è spesso avvenuto in passato e ancora oggi che, a fronte di ingenti finanziamenti regionali in ricerca, una volta scoperto qualcosa di interessante, si è esportato all'estero il processo di industrializzazione e di valorizzazione privando la Toscana delle positive ricadute in termini occupazionali, economici e sociali.



In questi mesi ho sostenuto un continuo e costante dialogo e confronto con tutti i soggetti interessati , le organizzazioni sindacali e di categoria il mondo universitario e i diversi centri di ricerca, per scrivere una buona Legge regionale la più condivisa possibile, dopo qualche intoppo e contrasto l'ho portata in Giunta che l'ha approvata ed inviata al Consiglio per l'approvazione definitiva.



Anche qui però non possiamo ignorare e non essere consapevoli dell'azione politica del nuovo governo che passa sopra la scuola, l'università e la ricerca come un tornado e rischia di produrre una devastazione culturale, sociale e civile senza precedenti nel nostro paese: taglio del 30% dei contratti per i dottorati di ricerca, tagli al finanziamenti ordinari all'università, blocco del processo di stabilizzazione del precariato pubblico che spegne le speranze di migliaia e migliaia di lavoratori precari, decadenza automatica dei contratti attualmente in proroga che metterà letteralmente per strada migliaia di persone, blocco delle assunzioni e del turn over che produrrà un invecchiamento delle nostre università.

Con questi tagli, si costringe le università a trasformarsi in fondazioni di diritto privato per legarle maggiormente alle imprese, introducendo in Italia una nuova forma di università estranea alla nostra tradizione per la quale l'educazione universitaria è un diritto e un servizio dello Stato fornito al cittadino per consentirgli la partecipazione cosciente e critica alla vita democratica del paese. Il rischio che corriamo seriamente è quello di passare ad una "università imprenditoriale", la quale di fatto implica una struttura organizzata per produrre innovazione scientifica immediatamente traducibile in innovazione tecnologica, che consente di produrre merci con maggiore contenuto di conoscenza e di tecnologia, le quali diventino "prototipi di innovazione" e per questo capaci di garantire maggiori profitti. Si tratta di un processo tramite il quale il contenuto intellettuale del lavoro diventa lo strumento della valorizzazione del capitale.

Questo basta e avanza per sviluppare la più ampia e unitaria mobilitazione per salvare la scuola e l'Università dal berlusconismo dilagante.

LE POLITICHE DEI CONSUMATORI

Anche qui una nuova Legge regionale, questa è stata più facile ed è già approvata dal consiglio e dunque operante, (Legge n.9 febbraio 2008) ma il senso di marcia che ho cercato di dare al settore è profondamente innovativo cerca di cambiare radicalmente le tradizionali politiche consumeristiche.

Il senso di marcia è quello di scoprire, promuovere e valorizzare la toscana delle tante buone pratiche per modificare questo nostro modello di consumo sempre più insostenibile. Vogliamo costruire percorsi educativi di crescita culturale e di senso critico, affermando i nostri diritti di cittadini consapevoli. Questo mercato è una giungla dove il cittadino, lasciato solo senza strumenti per difendersi, rischia di perdersi e di subire silenziosamente e passivamente ogni sorta di sopruso. C'è bisogno di difenderci dall'aggressività del mercato globale e questa azione di educazione necessita di profondi cambiamenti anche dei nostri stili di vita, dei nostri comportamenti individuali e sociali, dobbiamo imparare a vivere e a consumare cercando di soddisfare i nostri bisogni inquinando di meno, riducendo i rifiuti, sprecando meno risorse, risparmiando energia.

La sobrietà e la sostenibilità deve essere la nuova frontiera del nostro agire quotidiano, l'educazione ad un consumo consapevole e responsabile, una priorità della nostra azione di amministratori. L'obiettivo? Riuscire ad educare e a costruire una nuova figura di cittadino responsabile e consapevole dotato di senso critico, capacità e autonomia di scelta. Non è facile perché oggi tutti noi viviamo immersi in un mercato sempre più aggressivo, onnipresente che ci propina sistematiche e martellanti campagne pubblicitarie, sempre più pressanti e oppressive che istiga comportamenti individuali e sociali e un modello di consumo insostenibile. Oggi un bambino chiede quello che vede in TV e i genitori spesso comprano quello che il bambino chiede. Un cittadino responsabile e consapevole capace di scegliere in piena autonomia può rappresentare l'antidoto all'omologazione dei comportamenti, all'annullamento del senso critico, all'appiattimento culturale. Ovvio che se questo rimane un comportamento individuale, singolo nemmeno lo si nota e non produce nulla, se invece cresce, coinvolge e responsabilizza, diventa comportamento diffuso, senso comune, massa critica, allora può davvero cambiare e incidere, qualificare la domanda e di conseguenza condizionare l'offerta, responsabilizzare i produttori e il sistema distributivo. Più che le parole in questa direzione servono fatti concreti, i cittadini sono stanchi di chiacchiere, sono diffidenti nei confronti della politica e delle istituzioni, non sono più disponibili ad ascoltare lezione morali astratte. La politica del fare, la realizzazione di buone pratiche è la strada giusta per ridare fiducia alla gente per riconquistare alla politica e alle istituzione la credibilità perduta. Nella nostra regione, e non solo, è un proliferare di buone pratiche, centinaia di famiglie si autorganizzano per fare acquisti insieme, direttamente dal produttore, si creano piccoli distretti locali di economia solidale come autodifesa da un mercato globalizzato che strangola ed elimina tanti nostri produttori agricoli e allevatori., si sviluppano iniziative di filiera corta, si moltiplicano i mercati di prodotti biologici, tipici e locali, gli spacci di carne e i distributori di latte crudo, si sviluppano pratiche di raccolta differenziata, si valorizzano le vecchie fonti mettendo al bando l'acque minerali servite in plastica, si consolidano esperienze di consumo critico, i nonni insegnano ai bambini a coltivare gli orti, tramandando conoscenza, manualità e saggezza e un forte legame con la natura. Questa è la strada giusta, perchè cambiare di stili di vita e abitudini e comportamenti consolidati a livello di massa sono possibili solo se si riesce a far vivere, a realizzare e a consolidare nei territori esperienze concrete, buone pratiche virtuose, capaci con la forza dell'esempio di indicare un modo diverso e responsabile di vivere, di abitare, di produrre, di consumare.

Stiamo lavorando ad un progetto sul costo sociale e ambientale dei consumi dove costruiremo con le popolazioni toscane e con il mondo della scuola un percorso ispirato all'etica dei consumi e delle imprese. L'obiettivo è quello di promuovere, far conoscere, mettere in rete e disseminare tutte le buone pratiche ispirate al principio della sostenibilità ambientale e sociale

E' in preparazione una giornata per il 14 novembre a Firenze, nell'ambito dell'iniziativa "Dire e Fare", organizzata in collaborazione con le associazioni dei consumatori e della rete dei GAS "la Toscana delle buone pratiche". Abbiamo un progetto che coinvolge centinaia di scuole della regione per l'educazione alimentare dei giovani, diversi percorsi educativi di promozione dei prodotti tipici e del biologico della filiera corta. Infine, stiamo svolgendo un'azione di rilievo in ambito nazionale e abbiamo contribuito a scrivere la carta europea del consumo sostenibile, approvata a Barcellona da diversi Enti e Regioni di 11 Stati europei.

CONCLUSIONI

Ricapitolando:

Sulle politiche dei consumatori una nuova Legge è già stata approvata, il regolamento attuativo lo sarà nei prossimi giorni e al settore è già stato dato un nuovo senso di marcia e obiettivi innovativi.

Sull'edilizia sostenibile un lavoro coordinato intersettoriale è già stato messo in campo, e alcuni obiettivi prioritari già evidenziati.

Sulla ricerca la nuova Legge ha già vinto e superato le resistenze dell'apparato dirigenziale ed è già passata di Giunta e inviata per l'approvazione al Consiglio e a questo punto viaggia con le proprie gambe. Ci sarà in seguito da attuarla e soprattutto da costruire e mettere in funzione in tempi brevi gli strumenti operativi previsti.

A questo punto rimane l'obiettivo per me prioritario, il più pesante, impegnativo e politicamente qualificante, perché riguarda il futuro e la qualità della vita di decine di migliaia di famiglie che vivono in condizioni di forte disagio abitativo e sociale.

Una nuova Legge sulla casa o la si fa ora entro dicembre o è chiaro che non la faremo più perlomeno per i prossimi due anni. Sono molti quelli che remano contro, che dicono che non si può fare perché le elezioni sono alle porte, in questa logica perversa si è perso del tempo prezioso già a primavera perché c'erano le politiche, adesso siamo alla vigilia delle amministrative e poi a seguire le europee, la primavera successiva le regionali.

Dopo quattro anni di discussioni che hanno prodotto solo un documento generale di indirizzo, di fronte ad un'emergenza casa che si fa ogni mese più grave alimentata da una crisi economica e sociale che si preannuncia senza precedenti, io ritengo che chi si muove nella logica del rinvio è politicamente miope e irresponsabile, se anche questa volta la politica girerà a vuoto e prevarranno piccoli ed egoistici calcoli di bottega, le conseguenze saranno pesanti per tutti, nessuno escluso.

In questo obiettivo che mi sono posto, entro la fine dell'anno, è legata la mia valutazione, il bilancio della mia azione di governo. Se riusciremo insieme a conquistare questa legge e se questa riuscirà a sbloccare le grandi risorse finanziare immobilizzate e si ricomincerà a recuperare e costruire diverse migliaia di case per la povera gente, in tempi ragionevoli, allora, almeno per me, ne sarà valsa la pena di entrare a far parte di questa Giunta, Tutti noi avremo fatto una cosa concreta, utile per la nostra gente. Chiunque ha avuto modo di assistere all'inaugurazione di qualche condominio popolare e ha visto gli occhi, la gioia e le lacrime di chi dopo anni di attesa ha finalmente tra le mani la chiave dell'alloggio che cambierà la sua vita, sa che anche un anno in più, che si aggiunge al tanto tempo perso colpevolmente dalla politica, è troppo, è un tempo insopportabile.



Eugenio Baronti

Assessore Regione Toscana di Rifondazione Comunista





Capannori 29 settembre 2008





Sul mio Blog potete scaricare tutto il materiale e le proposte di Legge www.eugeniobaronti.it