[NuovoLab] Voglio la prova che i fatti siano accaduti.....

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Assalto alla Diaz, il Viminale respinge le accuse
01 ottobre 2008

Il Viminale si schiera con gli uomini che operarono a Genova durante il G8 e, tramite l’avvocato distrettuale Domenico Salvemini, respinge al processo per l’irruzione della Polizia nella scuola Diaz le richieste di risarcimento di parti civili e Genoa Social Forum, per un totale di sole provvisionali pari a milioni di euro. Un intervento, quello dell’ avvocato distrettuale, durato oltre sei ore.

Salvemini ha affrontato tutti i profili di reato contestati cercando di scardinare in punto di diritto tutte le contestazioni a carico degli imputati. Per far questo ha affrontato titolo per titolo le contestazioni: dalle lesioni al peculato, dal falso alla calunnia. «Non intendo - ha detto Salvemini - essere difensore di complemento degli imputati. Ma io li difendo nei limiti in cui la difesa è necessaria contro le richieste formulate a carico del responsabile civile. Il Viminale è chiamato a pagare milioni di euro: voglio la prova che i fatti siano accaduti perché questi milioni di euro sono soldi di tutti. E se prova ci sarà non ci saranno problemi a pagare».

L’ avvocato distrettuale ha ricostruito tutto quanto avvenuto prima durante e dopo i fatti della Diaz: dalle riunioni logistico-operative tenute in questura fino al momento in cui i funzionari della polizia chiamarono le ambulanze per i feriti. Ed è partito con una sottolineatura: «L’operazione - ha detto Salvemini, parlando della perquisizione alla Diaz - è stata operata ex articolo 41 del Testo unico di polizia. Una decisione di carattere amministrativo che non può essere oggetto di contestazione in questa sede ma solo davanti al Tar. Quindi, è inaccettabile definirla “operazione truffaldina”».


Da qui, all’ esame dei diversi capi di imputazione. Primo tra tutti le lesioni «che sono state il vero fatto eclatante: di questo processo si è parlato tanto perché sono state fotografate le persone sporche di sangue. Ma io dico che non si è trattato di un solo reato di lesioni, ma di tanti reati di questo tipo. E noi non sappiamo “chi” ha compiuto queste lesioni perché non c’è stata omogeneità di comportamento». Salvemini invoca le prove. Non parla del reato di falso («che non connota richiesta di risarcimento») ma affronta invece il reato di calunnia sostenendo che per «connotarsi deve sussistere la consapevolezza di attribuire falsamente un profilo di reato a qualcuno».

Così, Salvemini affronta uno degli episodi più eclatanti di questo processo, il ritrovamento delle molotov, e da qui - dalle posizioni di Gratteri e Luperi - passa al problema della ”catena di comando”.

«Rifiuto ogni assimilazione con la strage di Sant’Anna di Stazzema - ha detto richiamando le parole dei pm che durante la requisitoria avevano citato, proprio riferendosi alla catena di comando, alcune sentenze dei tribunali internazionali a carico di comandanti nazisti - Ribadisco che il concetto del “non poteva non sapere” è svuotato di contenuto in sede processuale ormai da anni».

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Carlo

Forum Per La Sinistra Europea - Genova

http://versose.altervista.org/

Coordinamento Genovese contro l'Alta Velocità

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