[NuovoLab] genova: basta cemento in collina

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Autore: ANDREA AGOSTINI
Data:  
To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] genova: basta cemento in collina
CORRIERE MERCANTILE
30-09-2008

PRIME REAZIONI ALLE LINEE D'INDIRIZZO DEL PUC
Basta cemento in collina. Il Sindaco mantenga le promesse»

Prime reazioni alla proposta della giunta comunale di realizzare nuove case In collina, per l'emergenza abitativa, in 17 aree ancora libere da costruzioni. La proposta è allegata alle linee d'indirizzo del nuovo Puc (Piano urbanistico comunale) e ha allarmato non poco Ester Quadri, architetto, volontaria dell'Osservatorio Verde e socia di Legambiente, che ha appreso «con profondo sgomento» «che la "mitica" linea verde proposta da Renzo Piano oltre la quale nessun intervento edilizio potrà essere realizzato, sarà modificata, salirà verso il cielo, oscillerà verso le nostre colline per
dare maggiore spazio a nuovi interventi edilizi». «Quindi, se abbiamo realmente Inteso - scrive - le nostre belle colline dove ancora respirano tracce di architettura rurale (e non "aree agricole o brulle"), saranno nuovamente devastate per accogliere colate di cemento e cemento ...come sempre». «Si prevede di demolire la diga di Begato e poi -osserva - si propone ancora edilizia residenziale dove invece necessitano servizi per i cittadini, comprensivi di spazi verdi! Mai una volta che l'amministrazione pubblica proponga di salvare il nostro territorio! Mai una volta che il nostro Sindaco mantenga le sue
promesse! Mai e poi mai si promuove una maggiore sensibilizzazione verso il verde, il nostro paesaggio, la nostra terra!». Quadri chiede, quindi, al consiglio comunale di «prevedere in modo concreto la salvaguardia di tutto il nostro paesaggio» e di valutare «se effettivamente esiste la necessità di costruire nuove abitazioni», censendo le case sfitte e vuote, e di fare un censimento del verde pubblico e privato. Infine un suggerimento alla giunta: «Creare una nuova linea, che potrebbe essere gialla (il colore della "sregolatezza")» per indicare il confine fra la saggezza e l'imbecillaggine».


Data      29-09-2008


LA REVISIONE DEL PIANO URBANISTICO COMUNALE
Nuove case in collina "low cost"

Costruite in 17 aree, sarebbero destinate ad alloggi per l'emergenza abitativa

Diciassette aree attualmente lìbere da costruzioni, in zone prevalente collinari della città già urbanizzate, da utilizzare per realizzare nuove case destinate a far fronte all'emergenza abitativa. E' la proposta allegata alla delibera sulle linee d'indirizzo del nuovo Piano urbanistico comunale (Puc), approvata dalla giunta di Tursi nell'agosto scorso e da mercoledì prossimo all'esame dei consiglieri comunali.
"Modifiche alla Linea Verde proposte dalla direzione Politiche della Casa in merito all'individuazione di aree da comprendere nel costruito" è il titolo dell'allegato, che contiene l'elenco e la documentazione cartografica relativi appunto alle 17 aree. La Linea Verde, com'è noto, è quella che, secondo le indicazioni di Renzo Piano acquisite nelle linee d'indirizzo del nuovo Puc, deve segnare il confine fra costruito e ambiente verde oltre il quale la città compatta non deve più espandersi. Nei casi di queste 17 aree si chiede che il tracciato proposto per la Linea Verde sia in parte modifi-
cato per includerle nella città costruita ed utilizzarle per costruire case che possano aumentare - di quanto non è ancora ipotizzato - la disponibilità del Comune per far fronte all'emergenza abitativa, con alloggi destinati esclusivamente o in gran parte alla locazione a condizioni agevolate per le fasce più deboli (canone concordato, moderato, ecc.), oppure a residenze protette per alcune tipologie di persone in difficoltà.
Cinque di queste aree erano già inserite nel Piano di zona di Begato, due nel Piano di zona di Prà-Voltri, una nel Piano di zona di S. Eusebio, le altre si trovano in via dell'Acciaio a Sestri Ponente, in via S. Pantaleo a Righi, in via Fedelini a Prà, in via Pino Sottano a Mo-
lassana, in via Mendozza a Quinto, sotto Costa degli Ometti a Quarto, in via Ber-ghini a San Fruttuoso, in via Negrotto Cambiaso e in via Vezzani a Rivarolo. «Si tratta di aree libere, in zone già urbanizzate, che sono di proprietà del Comune oppure di privati che hanno presentato
proposte da inserire nei progetti per l'emergenza abitativa» spiega Maria Caterina Ci-fatte, direttore della direzione
Politiche della casa del Comune. Alcune di queste aree hanno già una destinazione d'uso abitativa, mentre altre sono destinate a servizi o ad altro e, quindi, bisognerebbe cambiarne la destinazione d'uso, anche se, per esempio, il cosiddetto "housing sociale", per legge, va inserito nella quota di servizi prevista dagli standard urbanistici
«Il territorio genovese è molto frastagliato e, quindi, è diffìcile perimetrare la linea di demarcazione fra costruito e non costruito - spiega Cifatte -Noi abbiamo chiesto di inserire queste aree all'interno della linea verde, perché si trovano tutte in zone già fortemente urbanizzate e, spesso, già destinate ad usi urbani. Fra queste non ci sono aree verdi a bosco o di pregio, ci sa no aree agricole o brulle circondate dall'abitato e in qualche modo già comprese nei servizi a rete. Si tratta, comunque, soltanto di ipotesi e proposte,
visto che la delibera non è ancora stata definitivamente approvata». Proprio per questo il dibattito, in consiglio comunale e fuori, si preannuncia approfondito e vivace, anche perché negli indirizzi di pianificazione relativi alla Linea Verde inseriti nella delibera, si insiste molto sulla necessità di
salvaguardare e potenziare le superficì verdi laddove il confine fra linea verde e tessuto urbano non sia netto e regolare E, inevitabilmente, la preoccupazione che aleggia da qualche parte è che. invece, con questi eventuali nuovi insediamenti edilizi, se pure solo di "ricucitura", in spazi ancora liberi, si prosegua, comunque, con le tanto criticate costruzioni in collina.
«Bisognerà valutare caso per caso, ma quello che noi chiediamo è che, alla fine, la quantità di aree cementificate o comunque impermeabilizzate sia almeno pari, se non inferiore, a quella attuale, per la sicurezza idrogeologica della città» commenta Antonio Brano, capogruppo di Se-Re in consiglio comunale, mentre il dibattito sta per cominciare.
ANNAMARIA COLUCCIA

Data      29-09-2008


OPERE PUBBLICHE E CONSENSO: L'OPINIONE Di PITTAMIGLIO
«Prima di decidere si valuti l'opzione zero»

Il docente di Sociologia urbana interviene nel dibattito aperto dal convegno dei giovani di Ance Liguria
Decidere va bene, e realizzare le opere che si è deciso di fare anche, ma non senza prendere in considerazione - prima di decidere -anche l'opzione zero, ovvero la possibilità di non realizzarle. Lo afferma Fabio Pittamiglio, docente di Sociologia urbana alla facoltà di Ingegneria di Genova e al Politecnico di Torino, che venerdì scorso ha partecipato al dibattito organizzato dal Gruppo Giovani di Ance (Associazione nazionale costruttori edili) Liguria su "Politica e consenso: l'arte di non decidere". Ed è proprio ad alcune affermazioni fatte durante quel dibattito che
Pittamiglìo vuole replicare.
«Premesso che è assolutamente doveroso decidere e poi attuare quanto si è deciso - sostiene - è necessario, però, che prima di prendere una decisione si prenda in considerazione l'opzione zero, per ragioni di correttezza scientifica e di onestà intellettuale. Se si esclude un'opzione dal ventaglio di quelle possibili, in questo caso quella di non realizzare un'opera, si invalida, da un lato, la correttezza del metodo scientifico e, dall'altro, si discute partendo da una posizione pregiudiziale, perché vuol dire che si è già deciso che quell'opera va fatta comun-
que». E la partecipazione dei cittadini ai processi di trasformazione urbanistica «non può essere attivata e disattivata a comando, a seconda delle convenienze o dell'interesse di qualcuno -osserva -1 cittadini si esprimono come e quando lo ritengono, sta a chi ha la responsabilità di decidere saper cogliere le esigenze e le contraddizioni della città e dei cittadini e dare risposte adeguate, altrimenti non si trovano soluzioni accettabili per i costi e per le esigenze della democrazia». Pittami-glio ricorda anche che «cittadini siamo tutti noi, mentre spesso se ne parla come se fossero altro. E a tutti noi -
sottolinea - può capitare di trovarci al posto di chi protesta». Quanto poi al moltipllcarsi di proteste a Genova, negli ultimi anni, contro interventi edilizi e urbanistici, «credo sia dovuto al fatto che - osserva Pittamiglio -negli ultimi anni si sono realizzate più opere che nei decenni precedenti e si tratta di opere che, per la loro tipologia, sono più difficilmente condivisibili da tutti. E poi -conclude - spesso nella progettazione e nella comunicazione non si è tenuto conto dell'impatto sociale di queste opere e non si sono valutate adeguatamente le esigenze dei cittadini».
[a.c]