[NuovoLab] Napolitano e lo sciopero generale della scuola.

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Autore: Sergio Casanova
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To: forumgenova
Oggetto: [NuovoLab] Napolitano e lo sciopero generale della scuola.

Il "garante" della Costituzione, il Presidente Napolitano, interviene pesantemente sull'attacco sferrato dall'attuale governo al diritto allo studio e si colloca, oggettivamente, al fianco della Gelmini.
Poco importano, infatti, i sofismi e le alchimie linguistiche.
Il messaggio è chiarissimo: la "riforma" Gelmini è dalla parte del "nuovo" (...magari migliorabile, come dice il governo!) e la difesa del diritto allo studio (soprattutto se fa intravvedere di potersi tradurre in conflitto!) è svilito a pura "difesa dell'esistente".
E' un intervento del tutto estraneo al ruolo che la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica, che non è certo quello di dare indicazioni sul come si devono (...o NON si devono!) impostare le lotte per la difesa dei diritti fondamentali!
Ma non è una novità, altre volte Napolitano è -veltronianamente - intervenuto per "scongiurare" qualsiasi conflittualità, anche se solo ventilata, nei confronti delle politiche (e, quindi, anche della cultura) del centrodestra.

Alla luce di questo nuovo pronunciamento contrario alla costruzione di un'opposizione sociale alle politiche di destra, mi sembra ancora più interessante l'intervento che incollo sotto.

Dal sito www.retescuole.net un articolo di Michele Corsi sullo sciopero del 17 ottobre. Michele Corsi è RSU CGIL in un istituto superiore di Milano, oltre che una delle anime di Retescuole. Milano, 28/09/2008

Sciopero generale della scuola, tempo scaduto.
di Michele Corsi



Gli avversari della scuola stanno correndo a passo di carica, ma quelli che dovrebbero contrastarli, in primis le organizzazioni sindacali maggioritarie, rimangono prigionieri di tempi da prima repubblica. E questo è particolarmente grave per la Cgil che al contrario di Cisl e Uil ha una vasta base di iscritti che non è abituata a starsene con le mani in mano mentre la destra combina sfracelli. I "un momento, stiamo sondando", e anche i "se proprio non ci stanno allora, forse, andremo da soli", e pure i "non possiamo apparire come quelli che rompono l'unità sindacale", non possono più essere considerati solo parte di una stanca liturgia: aiutano direttamente, anche se involontariamente, l'avversario. Non possiamo nasconderci che il ritardo con cui le confederazioni stanno rispondendo alla soppressione di 130.000 posti di lavoro nella scuola pubblica, con tutte le conseguenze sulla qualità della stessa che ciò comporta, abbia incoraggiato la determinazione del governo ad andare dritto per la sua strada. Lo sciopero doveva essere proclamato subito dopo l'annuncio dei tagli, quindi un mese fa. Ogni giorno che passa senza una iniziativa di lotta degna di questo nome rafforza la convinzione dell'avversario di aver fatto bene ad osare, che il potere sindacale che tanto temeva alla fine è solo un gigante d'argilla e che tanto più forte lo schiaffo che gli si assesta tanto più lo si paralizza. Lo stesso ragionamento l'avevano messo in pratica dei tipi in camicia nera settant'anni fa, e hanno vinto.Sono circolati vari appelli interni alle confederazioni che chiedevano di indire lo sciopero generale della scuola e che hanno raccolto in pochi giorni migliaia di adesioni. Del resto, nelle assemblee che le stesse confederazioni stanno promuovendo non si fa che evocare la parola sciopero, e ieri, 27 settembre, il presidio convocato dalla Cgil a Milano contro le politiche governative, una iniziativa che di solito porta in piazza qualche decina di funzionari, ha fatto il pienone e s'è dovuto improvvisare un corteo per le vie cittadine. Eppure Epifani nella manifestazione romana dello stesso giorno diceva "SE le cose non cambiano nella scuola andremo allo sciopero generale", SE le cose non cambiano? Ma le cose stanno cambiando ogni giorno: in peggio. Che aspettano: che la Gelmini tiri fuori una mitragliatrice? Abbiamo aspettato abbastanza.Lo sciopero di Cub, Sdl e Cobas del 17 ottobre è stato proclamato contro la politica del governo su una piattaforma che certo non poteva comprendere la massa degli iscritti alle confederazioni. Del resto era stato redatto prima dei provvedimenti più gravi della Gelmini e dunque non aveva la scuola al suo centro, nè ce l'ha attualmente. Non si può però negare che quell'appuntamento sta crescendo nelle scuole, proprio a causa dell'inerzia confederale. In assenza di un canale dove esprimere la rabbia e lo sconcerto la gente utilizza, come sempre è accaduto, quel che le si offre. E' successo molti anni fa anche in occasione della lotta contro il concorsone. All'epoca la base degli iscritti alle organizzazioni confederali sfuggì alle strutture e scioperò coi cobas, autorganizzando a Milano, dove i cobas non esistevano, una manifestazione così grande che contribuì a far retrocedere immediatamente ministero e vertici sindacali. Credo che oggi si debba fare lo stesso.Lo sciopero del 17 sarà vissuto non solo dentro la scuola, ma anche fuori, anche dai nostri avversari, come il primo terreno di verifica della capacità di reazione del mondo della scuola. Per questo non solo vi dobbiamo partecipare, ma dobbiamo convincere i nostri colleghi a scioperare e dobbiamo agire in modo che la scuola il 17 sia ben visibile. Dobbiamo darci da fare perché quello sciopero sia un successo. So che molti temono che semplicemente possa servire per darsi visibilità a sigle sindacali di cui non si condividono posizioni o modalità. A costoro dico che se lo sciopero del 17 nella scuola sarà un successo di massa, nessuno, tantomeno la Gelmini, potrà seriamente sostenere che si è trattato solo del successo di sigle di cui la gran parte dei lavoratori ignora l'esistenza. Del resto, se un po' di visibilità quelle sigle se la guadagneranno, lasciatemi dire che, beh, se la meritano, dato che han fatto quello che altri avrebbero dovuto fare.E' chiaro che lo sciopero del 17 non potrà essere l'appuntamento decisivo del movimento antigelmini. Quegli appuntamenti dovranno essere stabiliti dai movimenti nelle sedi che si stanno costruendo per ora a livello cittadino, poi a livello nazionale. Dovranno essere appuntamenti che coinvolgano in pieno la massa dei genitori e degli studenti. E uno sciopero della scuola non è in grado di coinvolgere i genitori. Sappiamo molto bene che l'attacco ha una tale dimensione e l'avversario è così forte che questa battaglia non riusciremo a vincerla senza la partecipazione diretta di tutto il popolo della scuola. E non possiamo nasconderci che la coscienza della gravità dell'attacco alla scuola pubblica è ormai avanzata tra i docenti, ma ancora arretrata tra i genitori, spesso condizionati dalla propaganda governativa che vorrebbe far loro credere che le misure della Gelmini colpiscono solo una massa di fannulloni, e non il destino e la felicità dei loro figli. C'è ancora molto lavoro da fare a quel livello. Ma se come lavoratori della scuola direttamente colpiti dall'attacco non dimostreremo una capacità di reazione immediata, che speranza avremo di costruire un'alleanza più ampia e più forte?Circolano vari appelli che condivido e che chiedono alle confederazioni di convergere sulla data del 17 ottobre. Credo che se ciò accadesse sarebbe un segnale davvero positivo, per noi, e allarmante per la controparte. Significherebbe che nell'emergenza si lasciano da parte le preoccupazioni di sigla, ci si accinge ad ignorare con un'alzata di spalle i prevedibili attacchi dei media ("la Cgil prigioniera delle posizioni radicali!") e ci si rimette in sintonia con la propria base. Eppure ho il sospetto che il tempo degli appelli sia scaduto e che ognuno, qualsiasi posizione occupi, debba semplicemente assumersi le proprie responsabilità. Per questo anche gli iscritti alle confederazioni credo debbano dichiarare pubblicamente e nelle proprie scuole che il 17 sciopereranno e penso che le mozioni nelle scuole durante le assemblee che si stanno organizzando dovrebbero essere orientate in questo senso. Così che sia chiaro a chiunque che tutti speriamo che i sindacati ai quali siamo iscritti ci seguiranno, ma, se questo non accadrà, sciopereremo lo stesso.



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