se VI VA DI LEGGERLO vi incollo l'articolo di legge incriminato.
In
effetti questo articolo sovverte il quadro logico per il quale i comuni
gestiscono in proprio i servizi e solo se non sono in grado di farlo li
esternalizzano. In nome del dio mercato ora i comuni devono
giustificarsi se trattengono all'interno la gestione dei servizi non
affidandoli al privato.Non sono sicuro però che questo articolo
riguardi anche l'acqua.
Per rispondere a tibi devo precisare che è lo
stato a fissare le norme relative alle modalità di affidamento dei
servizi pubblici (per le gare di una certa rilevanza economica lo fa
recependo le disposizioni comunitarie) alle quali tutti gli enti
pubblici (e quindi anche i comuni) devono adeguarsi
DL 25/06/2008 n.
112 - Art. 23 Bis (testo vigente) Vedi testo storico
Art. 23
Art. 24
Servizi pubblici locali di rilevanza economica (1)
Art.
23-bis.
1. Le disposizioni del presente articolo disciplinano
l'affidamento e la gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza
economica, in applicazione della disciplina comunitaria e al fine di
favorire la piu' ampia diffusione dei principi di concorrenza, di
liberta' di stabilimento e di libera prestazione dei servizi di tutti
gli operatori economici interessati alla gestione di servizi di
interesse generale in ambito locale, nonche' di garantire il diritto di
tutti gli utenti alla universalita' ed accessibilita' dei servizi
pubblici locali ed al livello essenziale delle prestazioni, ai sensi
dell'articolo 117, secondo comma, lettere e) e m), della Costituzione,
assicurando un adeguato livello di tutela degli utenti, secondo i
principi di sussidiarieta', proporzionalita' e leale cooperazione. Le
disposizioni contenute nel presente articolo si applicano a tutti i
servizi pubblici locali e prevalgono sulle relative discipline di
settore con esse incompatibili.
2. Il conferimento della gestione
dei servizi pubblici locali avviene, in via ordinaria, a favore di
imprenditori o di societa' in qualunque forma costituite individuati
mediante procedure competitive ad evidenza pubblica, nel rispetto dei
principi del Trattato che istituisce la Comunita' europea e dei
principi generali relativi ai contratti pubblici e, in particolare, dei
principi di economicita', efficacia, imparzialita', trasparenza,
adeguata pubblicita', non discriminazione, parita' di trattamento,
mutuo riconoscimento, proporzionalita'.
3. In deroga alle modalita'
di affidamento ordinario di cui al comma 2, per situazioni che, a causa
di peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e
geomorfologiche del contesto territoriale di riferimento, non
permettono un efficace e utile ricorso al mercato, l'affidamento puo'
avvenire nel rispetto dei principi della disciplina comunitaria.
4.
Nei casi di cui al comma 3, l'ente affidante deve dare adeguata
pubblicita' alla scelta, motivandola in base ad un'analisi del mercato
e contestualmente trasmettere una relazione contenente gli esiti della
predetta verifica all'Autorita' garante della concorrenza e del mercato
e alle autorita' di regolazione del settore, ove costituite, per
l'espressione di un parere sui profili di competenza da rendere entro
sessanta giorni dalla ricezione della predetta relazione.
5. Ferma
restando la proprieta' pubblica delle reti, la loro gestione puo'
essere affidata a soggetti privati.
6. E' consentito l'affidamento
simultaneo con gara di una pluralita' di servizi pubblici locali nei
casi in cui possa essere dimostrato che tale scelta sia economicamente
vantaggiosa. In questo caso la durata dell'affidamento, unica per tutti
i servizi, non puo' essere superiore alla media calcolata sulla base
della durata degli affidamenti indicata dalle discipline di settore.
7. Le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle rispettive
competenze e d'intesa con la Conferenza unificata di cui all'articolo 8
del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive
modificazioni, possono definire, nel rispetto delle normative
settoriali, i bacini di gara per i diversi servizi, in maniera da
consentire lo sfruttamento delle economie di scala e di scopo e
favorire una maggiore efficienza ed efficacia nell'espletamento dei
servizi, nonche' l'integrazione di servizi a domanda debole nel quadro
di servizi piu' redditizi, garantendo il raggiungimento della
dimensione minima efficiente a livello di impianto per piu' soggetti
gestori e la copertura degli obblighi di servizio universale.
8.
Salvo quanto previsto dal comma 10, lettera e) le concessioni relative
al servizio idrico integrato rilasciate con procedure diverse
dall'evidenza pubblica cessano comunque entro e non oltre la data del
31 dicembre 2010, senza necessita' di apposita deliberazione dell'ente
affidante. Sono escluse dalla cessazione le concessioni affidate ai
sensi del comma 3.
9. I soggetti titolari della gestione di servizi
pubblici locali non affidati mediante le procedure competitive di cui
al comma 2, nonche' i soggetti cui e' affidata la gestione delle reti,
degli impianti e delle altre dotazioni patrimoniali degli enti locali,
qualora separata dall'attivita' di erogazione dei servizi, non possono
acquisire la gestione di servizi ulteriori ovvero in ambiti
territoriali diversi, ne' svolgere servizi o attivita' per altri enti
pubblici o privati, ne' direttamente, ne' tramite loro controllanti o
altre societa' che siano da essi controllate o partecipate, ne'
partecipando a gare. Il divieto di cui al periodo precedente non si
applica alle societa' quotate in mercati regolamentati. I soggetti
affidatari diretti di servizi pubblici locali possono comunque
concorrere alla prima gara svolta per l'affidamento, mediante procedura
competitiva ad evidenza pubblica, dello specifico servizio gia' a loro
affidato. In ogni caso, entro la data del 31 dicembre 2010, per
l'affidamento dei servizi si procede mediante procedura competitiva ad
evidenza pubblica.
10. Il Governo, su proposta del Ministro per i
rapporti con le regioni ed entro centottanta giorni alla data di
entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto,
sentita la Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281, e successive modificazioni, nonche'
le competenti Commissioni parlamentari, emana uno o piu' regolamenti,
ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400,
al fine di:
a) prevedere l'assoggettamento dei soggetti affidatari
diretti di servizi pubblici locali al patto di stabilita' interno e
l'osservanza da parte delle societa' in house e delle societa' a
partecipazione mista pubblica e privata di procedure ad evidenza
pubblica per l'acquisto di beni e servizi e l'assunzione di personale;
b) prevedere, in attuazione dei principi di proporzionalita' e di
adeguatezza di cui all'articolo 118 della Costituzione, che i comuni
con un limitato numero di residenti possano svolgere le funzioni
relative alla gestione dei servizi pubblici locali in forma associata;
c) prevedere una netta distinzione tra le funzioni di regolazione e
le funzioni di gestione dei servizi pubblici locali, anche attraverso
la revisione della disciplina sulle incompatibilita';
d) armonizzare
la nuova disciplina e quella di settore applicabile ai diversi servizi
pubblici locali, individuando le norme applicabili in via generale per
l'affidamento di tutti i servizi pubblici locali di rilevanza economica
in materia di rifiuti, trasporti, energia elettrica e gas, nonche' in
materia di acqua;
e) disciplinare, per i settori diversi da quello
idrico, fermo restando il limite massimo stabilito dall'ordinamento di
ciascun settore per la cessazione degli affidamenti effettuati con
procedure diverse dall'evidenza pubblica o da quella di cui al comma 3,
la fase transitoria, ai fini del progressivo allineamento delle
gestioni in essere alle disposizioni di cui al presente articolo,
prevedendo tempi differenziati e che gli affidamenti diretti in essere
debbano cessare alla scadenza, con esclusione di ogni proroga o
rinnovo;
f) prevedere l'applicazione del principio di reciprocita'
ai fini dell'ammissione alle gare di imprese estere;
g) limitare,
secondo criteri di proporzionalita', sussidiarieta' orizzontale e
razionalita' economica, i casi di gestione in regime d'esclusiva dei
servizi pubblici locali, liberalizzando le altre attivita' economiche
di prestazione di servizi di interesse generale in ambito locale
compatibili con le garanzie di universalita' ed accessibilita' del
servizio pubblico locale;
h) prevedere nella disciplina degli
affidamenti idonee forme di ammortamento degli investimenti e una
durata degli affidamenti strettamente proporzionale e mai superiore ai
tempi di recupero degli investimenti;
i) disciplinare, in ogni caso
di subentro, la cessione dei beni, di proprieta' del precedente
gestore, necessari per la prosecuzione del servizio;
l) prevedere
adeguati strumenti di tutela non giurisdizionale anche con riguardo
agli utenti dei servizi;
m) individuare espressamente le norme
abrogate ai sensi del presente articolo.
11. L'articolo 113 del
testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui al
decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, e successive modificazioni,
e' abrogato nelle parti incompatibili con le disposizioni di cui al
presente articolo.
12. Restano salve le procedure di affidamento
gia' avviate alla data di entrata in vigore della legge di conversione
del presente decreto.
----Messaggio originale----
Da: romina.
savio@???
Data: 23-set-2008 1.55 PM
A: "Lista del coordinamento dei
GAS milanesi"<intergas@???>
Ogg: [Intergas] sull'acqua
Ciao,
ieri sera quando parlavo dell'acqua mi riferivo a questa mail che
mi è
stata girata con un intervento di Alex Zanotelli..
Effettivamente
questo decreto legge...esiste.
Voi che dite?
Romina
www.alNaturale.it
[26 Agosto 2008]
Nel cuore di questa estate torrida e di questa terra
calabra,
lavorando con i giovani nelle cooperative del vescovo
Brigantini
(Locride) e dell'Arca di Noè (Cosenza), mi giunge, come un
fulmine a
ciel sereno, la notizia che il governo Berlusconi sancisce la
privatizzazione dell'acqua. Infatti il 5 agosto il Parlamento italiano
ha votato l'articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro
G. Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici
deve essere sottomessa alle regole dell'economia capitalistica. Tutto
questo con l'appoggio dell'opposizione, in particolare del Pd, nella
persona del suo corrispettivo ministro-ombra Lanzillotta. (Una
decisione che mi indigna, ma non mi sorprende, vista la risposta
dell'on. Veltroni alla lettera sull'acqua che gli avevo inviata
durante
le elezioni!)
Così il governo Berlusconi, con l'assenso
dell'opposizione, ha
decretato che l'Italia è oggi tra i paesi per i
quali l'acqua è una
merce.
Dopo questi anni di lotta contro la
privatizzazione dell'acqua con
tanti amici, con comitati locali e
regionali, con il Forum e il
Contratto Mondiale dell'acqua, queste
notizie sono per me un pugno
allo stomaco, che mi fa male. Questo è un
tradimento da parte di tutti
i partiti! Ancora più grave è il fatto,
sottolineato dagli amici
Rosario Lembo e Riccardo Petrella, che il
"Decreto modifica la natura
stessa dello Stato e delle collettività
territoriali. I Comuni, in
particolare , non sono più dei soggetti
pubblici territoriali
responsabili dei beni comuni, ma diventano dei
soggetti proprietari di
beni competitivi in una logica di interessi
privati, per cui il loro
primo dovere è di garantire che i dividendi
dell'impresa siano i più
elevati nell'interesse delle finanze
comunali".
Ci stiamo facendo a pezzi anche la nostra costituzione!
Concretamente cosa significa tutto questo? Ce lo rivelano le
drammatiche notizie che ci pervengono da Aprilia (Latina)
dimostrandoci
quello che avviene quando l'acqua finisce in mano ai
privati.
Acqualatina, (Veolia, la più grande multinazionale dell'acqua
ha il 46,5
per cento di azioni) che gestisce l'acqua di Aprilia, ha
deciso nel
2005 di aumentare le bollette del 300per cento! Oltre
quattromila
famiglie da quell'anno, si rifiutano di pagare le bollette
ad
Acqualatina, pagandole invece al Comune. Una lotta lunga e dura di
resistenza quella degli amici di Aprilia contro Acqualatina! Ora nel
cuore dell'estate, Acqualatina manda le sue squadre di vigilantes
armati e carabinieri per staccare i contatori o ridurre il flusso
dell'acqua. Tutto questo con l'avallo del Comune e della provincia di
Latina! L'obiettivo? Costringere chi contesta ad andare allo sportello
di Acqualatina per pagare.
E' una resistenza eroica e impari questa di
Aprilia: la gente si sente
abbandonata a se stessa. Non possiamo
lasciarli soli!
L' estate porta brutte notizie anche dalla mia Napoli
e dalla regione
Campania.
L'assessore al Bilancio del Comune di
Napoli, Cardillo lancia una
proposta che diventerà operativa nel
gennaio 2009. L'Arin, la
municipalizzata dell'acqua del Comune di
Napoli, diventerà una
multi-servizi che includerà Napoligas e una
compagnia per le energie
rinnovabili. Per far digerire la pillola,
Cardillo promette una
"Robintax" per i poveri (tariffe più basse per le
classi deboli). Con
la privatizzazione dell'acqua si creano
necessariamente cittadini di
seria A (i ricchi) e di serie B (i
poveri), come sostiene l'economista
M. Florio dell'università degli
studi di Milano.
Sono brutte notizie queste per tutto il movimento
napoletano che nel
2006 aveva costretto 136 comuni di ATO 2 a ritornare
sui propri passi
e a proclamare l'acqua come bene comune. Invece
dell'acqua pubblica,
l'assessore Cardillo sta forse preparando un bel
bocconcino per A2A
(la multiservizi di Brescia e Milano) o per Veolia,
qualora
prendessero in mano la gestione dei rifiuti campani? Sarebbe il
grande
trionfo a Napoli dei potentati economico-finanziari.
A questo
bisogna aggiungere la grave notizia che a Castellamare di
Stabia (un
Comune di centomila abitanti della provincia di Napoli), 67
mila
persone hanno ricevuto, per la prima volta, le bollette dalla
Gori,
(una SPA di cui il 46 per cento delle azioni è di proprietà
dell'Acea
di Roma). Questo in barba alle decisioni del Consiglio
Comunale e dei
cittadini che da anni si battono contro la Gori, che
ormai ha messo le
mani sui 76 Comuni Vesuviani (da Nola a Sorrento).
"Non pagate le
bollette dell'acqua!", è l'invito del Comitato locale
alle famiglie di
Castellamare. Sarà anche qui una lotta lunga e
difficile, come quella
di Aprilia. Mi sento profondamente ferito e
tradito da queste notizie
che mi giungono un po' dappertutto.
Mi chiedo amareggiato: Ma dov'è
finita quella grossa spinta contro la
privatizzazione dell'acqua che ha
portato alla raccolta di 400 mila
firme di appoggio alla Legge di
iniziativa popolare sull'acqua? Ma
cosa succede in questo nostro paese?
Perché siamo così immobili?
Perché ci è così difficile fare causa
comune con tutte le lotte
locali, rinchiudendoci nei nostri territori?
Perché il Forum
dell'acqua non lancia una campagna su internet, per
inviare migliaia
di sollecitazioni alla Commissione Ambiente della
Camera dove dorme la
Legge di iniziativa popolare sull'acqua ?
Non è
giunto il momento di appellarsi ai parlamentari di tutti i
partiti per
far passare in Parlamento una legge-quadro sull'acqua?
Dobbiamo darci
tutti una mossa per realizzare il sogno che ci
accompagna e cioè che
l'acqua è un diritto fondamentale umano, che
deve essere gestita dalle
comunità locali con totale capitale
pubblico, al minor costo possibile
per l'utente, senza essere SPA.
"L'acqua appartiene a tutti e a nessuno
può essere concesso di
appropriarsene per trarne "illecito" profitto–ha
scritto l'arcivescovo
emerito di Messina G. Marra. Pertanto si chiede
che venga gestita
esclusivamente dai Comuni organizzati in società
pubblica, che hanno
da sempre il dovere di garantirne la distribuzione
per tutti al costo
più basso possibile".
Quando ascolteremo parole del
genere dalla Conferenza Episcopale
Italiana? Quand'è che prenderà
posizione su un problema che vuole dire
vita o morte per le nostre
classi deboli ma soprattutto per gli
impoveriti del mondo? (Avremo
milioni di morti per sete!)
E' quanto ha affermato nel mezzo di questa
estate, il 16 luglio, il
Papa Benedetto XVI: "Riguardo al diritto
all'acqua, si deve
sottolineare anche che si tratta di un diritto che
ha un proprio
fondamento nella dignità umana. Da questa prospettiva
bisogna
esaminare attentamente gli atteggiamenti di coloro che
considerano e
trattano l'acqua unicamente come bene economico."
Quand'è
che i nostri vescovi ne trarranno le dovute conseguenze per il
nostro
paese e coinvolgeranno tutte le parrocchie in un grande
movimento in
difesa dell'acqua?
L'acqua è vita. "L'acqua è sacra, non solo perché è
prezioso dono del
Creatore–ha scritto recentemente il vescovo di
Caserta, Nogaro – ma
perché è sacra ogni persona, ogni uomo, ogni donna
della terra fatta a
immagine di Dio che dall'acqua trae esistenza,
energia e vita."
Sull'acqua ci giochiamo tutto!
Partendo dal basso,
dalle lotte in difesa dell'acqua a livello locale,
dobbiamo ripartire
in un grande movimento che obblighi il nostro
Parlamento a proclamare
che l'acqua non è una merce, ma un diritto di
tutti.
Diamoci da fare
perché vinca la vita!
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