Malmö, Svezia
Il corteo sembra sbucare dal bosco di Rosengard, ampio a sudest del centro tra i palazzoni popolari e il camposanto
Checchino Antonini
inviato "Liberazione"
Il corteo sembra sbucare dal bosco di Rosengard, ampio a sudest del centro tra i palazzoni popolari e il camposanto. Sul prato sono stese centinaia di striscioni e bandiere. Lo striscione viola "Kill the compromise" (ammazza il compromesso) spacca il colpo d'occhio e rivela la striscia consistente di tute e cappucci neri sul verde scuro del prato. E' il blocco antifascista, protagonista del "Reclaim the street" della notte prima che ha fatto titolare i tabloid sulla Gatufesten , la festa di strada, andata fuori controllo: alcune ore di musica e petardi nella centralissima Triangeln, all'ombra dei venti piani dell'Hilton. Per un po' polizia e manifestanti si sono fotografati a vicenda mentre, intorno, si ballava e si giocava a pallavolo usando uno striscione con scritto Smash the capitalism come rete. Andrà a finire con una vetrina di banca in frantumi e molte scritte colorate sulle vetrine dirimpetto di un ufficio della municipalità. Brucia una macchina ma si tratta di un gruppetto di giovanissimi fuori da ogni controllo. La polizia, in forze, con cani, cavalli, ruspe e tute spaziali, non perde la calma e blocca all'ingresso del centro i mille e passa, ragazzini perlopiù. Verso mezzanotte un piccolo scontro, dieci arresti ma nessun ferito, pare, e niente panico da parte del Noc, il comitato organizzatore nordico, artefice del Fse. Il blocco -autonomi, anarchici, squatter, "antifa" - sono considerati una componente del movimento, nessuno si sogna di prendere le distanze anche se il compromesso di cui parla lo striscione viola si riferisce al partito socialdemocratico accusato di aver voluto uno spazio normalizzato per la kermesse altermondialista.
Quando si muove sembra un corteo d'altri tempi con sei filoferrotranvieri coi baffi a reggere bandiere d'epoca, drappi vissuti e solenni. Il sindacato dei trasporti, con Attac e gli Amici della terra - più di sinistra dei loro omonimi italiani - sono le sigle trainanti del Fse nordico. Sull'Amiralgatan, arteria femorale del traffico di Malmö, si riversa un fiume di 30mila persone, la polizia ne vede un terzo (tutto il mondo è paese). E finalmente la città si accorge davvero di quello che sta succedendo. Il forum, a differenza di quelli che lo hanno preceduto, è apparso agli stranieri dispersivo e invisibile. Ieri, invece, la gente è scesa dalle case, ha gonfiato il corteo, lo ha applaudito e fotografato.
Pochi passi e, dietro ai ferrotranvieri scandinavi si materializza una rottura generazionale con gli studenti del Obessu, la rete dei sindacati studenteschi (c'è l'Uds italiana) che balla precedendo la miriade di bandiere socialdemocratiche e sindacali. E' la Ces che, finalmente, si palesa con gli austriaci che portano in piazza la parola d'ordine del "decent work" (oltre la logica dei minimi salariali) risuonata più volte nei seminari. I polacchi hanno inventato manine di plastica per dare il ritmo alla loro marcia. Sfilano i giovani comunisti ungheresi e il social forum magiaro. Uno di loro, Attila, aiuta il cronista a dialogare con Lise Recke, sex worker danese al suo primo Fse. E' lei a chiedere per prima: «Cosa vi succede in Italia?». Poi dice la sua - «Il proibizionismo serve alle mafie, forse avete un governo colluso con la criminalità organizzata».
Molti gli striscioni contro la guerra: i social forum mondiale ed europeo proveranno a replicare il 15 febbraio 2003, giornata di azione globale, in aprile in occasione del 60° della Nato. Quelli del social forum greco cantano Bandiera Rossa in italiano, i turchi Bella ciao nella loro lingua. Gli italiani di Rifondazione rispondono con "Stalingrado", hit degli Stormy six, intonato da tutte le anime del partito. Buon segno. Panaiota ha 33 anni e viene da Atene. Spiega che dopo l'Fse, in Grecia, ci sono stati due anni straordinari di mobilitazione. E gli studenti sono anche riusciti a vincere, bloccando una controriforma costituzionale. Il partito che meglio ha compreso lo spirito del Fse, il Synaspismos, inoltre, è quasi raddoppiato (5%) e i sondaggi lo danno al 15%. Sfilano, intanto, i sindacati di base - Cobas, Sdl, i francesi di Sud e di Ac -, le reti femministe, Glbtq, ambientalisti, contadini di Via Campesina, il Forum ambientalista italiano, Legambiente, l'Arci, Legambiente e parecchie delegazioni del Fsm da Africa, Latinoamerica e India, attirate qui dalla coincidenza del consiglio internazionale che si terrà lunedì a Copenaghen. L'unico striscione a parlare italiano, oltre al Prc, è quello dell'Abruzzo social forum attivo nella costruzione della rete per l'acqua che sarà formalizzata oggi e lancerà il controvertice di Isanbul di marzo quando multinazionali e governi terranno un forum per le privatizzazioni.
Il blocco anticapitalista si mostra compatto e mascherato (il nero in Europa è il colore dell'anarchia), con gli stessi striscioni della notte. Uno di loro spiega a Liberazione che non dovrebbe succedere niente, «non c'è un piano, forse stasera tardi.». Non ce n'è motivo. E poi c'è troppa polizia - l'elicottero è un calabrone metallico che ronza senza sosta da due giorni - venuta da Stoccolma e Goteborg «che non vede l'ora di metterci le mani addosso». Si transita nei luoghi della Gatufesten. Tutto tranquillo. Lo spezzone più grande è quello dei partiti di sinistra, il più internazionalista con delegazioni palestinesi, basche, kurde, turche, colombiane, boliviane, bandiere cubane e venezuelane. La parte del leone la fa il Vänsterpartiet, socio locale della Sinistra europea: «Euroscettici ma consapevoli della partita che si gioca in Europa sulla questione sociale - dice Fabio Amato della direzione nazionale del Prc - ora bisogna organizzare una risposta collettiva alle direttive su orario e lavoro migrante. E in Italia reimmergersi totalmente in una dimensione di movimento. Appuntamento all'11 ottobre».
Scommessa riuscita, o quasi, quella di portare così a Nord il forum sociale europeo. Paolo Beni, presidente dell'Arci, dice di sì, che le reti sono più forti e che la prospettiva debba essere quella di democratizzare l'Europa, che oggi, invece, è uno spazio dove i diritti si restringono. Ha lavorato molto su questo la rete per la Carta dei principi per l'Altra Europa ed è da lì che parte l'idea di una manifestazione a Francoforte contro la Bce.
21/09/2008