Szerző: FAI Torino Dátum: Címzett: cerchio Tárgy: [Cerchio] Torino: processo ad un antirazzista
Torino: processo ad un antirazzista
Venerdì 19 settembre al tribunale di Torino - corso Vittorio 130 - si svolgerà il processo a Fabio, un antirazzista accusato di resistenza e lesioni. I fatti contestati risalgono al 15 luglio. Quel giorno vennero sgomberate alcune famiglie rumene che avevano occupato una casa in via Pisa. Fabio era tra i compagni subito accorsi in via Pisa: venne pestato e arrestato per aver provato a chiedere di entrare nella casa sgomberata per prendere le poche cose degli immigrati.
Il processo si terrà nell'aula 55 del tribunale di Torino alle 9 del mattino.
Invitiamo tutti a partecipare.
Riportiamo sotto il volantino distribuito in quei giorni.
La politica del Comune per i senza casa: sgomberi, minacce, denunce
Casa per tutti
Il 6 luglio, in via Pisa 5, è stata occupata una casa, una casa abbandonata di proprietà dell'Enel.
Gli occupanti hanno raccontato in un volantino la loro storia: "Ci siamo stancati di questa miseria. Siamo un piccolo gruppo di famiglie rumene, famiglie di lavoratori, con tanti bambini che vanno a scuola.
Fino a ieri abbiamo vissuto in condizioni durissime. Abitavamo nelle baracche di via Germagnano: un campo sovraffollato e sporco, senza acqua né elettricità, con i bambini sempre in pericolo in mezzo ai topi e ai serpenti.
Quando c'è stata l'alluvione, solo un mese fa, al campo l'acqua era dappertutto e sono dovuti arrivare i Vigili del Fuoco per toglierla. Ma tolta l'acqua è rimasto il fango dentro alle nostre case e tanti dei nostri figli si sono ammalati.
Ora ci siamo stancati di questa miseria. Da ora in poi vogliamo vivere una vita normale, come tutti voi. È per questo che abbiamo occupato questa casa: sappiamo che è illegale, ma sappiamo anche che è una cosa giusta.
Questa casa è stata abbandonata e vuota per tanto tempo, ma noi la faremo rivivere e la trasformeremo in un posto bello per viverci, per noi e per i nostri bambini."
Ma le istituzioni, Comune in testa, non potevano certo tollerare un'occupazione, perché via Pisa stava dando coraggio ai tanti che vivono come bestie lungo i fiumi, dove nessuno li vede, come polvere celata sotto il tappeto.
L'Enel non poteva certo rischiare che l'esempio diventasse contagioso: altri avrebbero potuto riprendersi parte di quello che ogni giorno questa società ingiusta sottrae.
Sono arrivati all'alba del 15 luglio. Decine di mezzi di polizia e carabinieri in assetto antisommossa. Hanno scardinato la porta e sono entrati in armi nelle stanze dove dormiva la gente. I bambini hanno cominciato a gridare spaventati, una signora più anziana si è sentita male. Una scena di quelle che abbiamo visto nei film, che abbiamo sentito raccontare dai nostri vecchi, una scena da città occupata dai nazisti, con la gente braccata nelle case. Gli occupanti sono stati caricati su un pullman già pronto e portati nella fogna via Germagnano.
Sgomberati dalla polizia perché occupare è illegale, sono stati deportati con un pullman del comune in un campo abusivo. I giornali, il giorno dopo, hanno osato scrivere, mentendo spudoratamente, che la casa di via Pisa non era sicura. Così - per maggior sicurezza - il comune ha decretato che tornassero in baracche senza acqua né elettricità, in mezzo al fango e ai topi.
Fabio, uno dei compagni subito accorsi in via Pisa, è stato pestato e arrestato per resistenza e lesioni: aveva provato a chiedere di entrare nella casa sgomberata per prendere le poche cose degli immigrati.
Il giorno dopo il compagno è stato liberato in attesa di processo. Al giudice che gli chiedeva dei fatti Fabio ha negato di aver assalito da solo tre energumeni della Digos e ha ribadito con fermezza la propria indignazione di fronte ai poliziotti che ridevano per aver gettato in strada quattro famiglie. Gli occupanti di via Pisa hanno assistito all'udienza, dimostrando che la solidarietà è contagiosa.
Al presidio davanti al Comune fatto dopo lo sgombero di fronte ai bambini che reggevano lo striscione "Casa per tutti. Fabio Libero", Chiamparino, "pescato", mentre andava al bar, ha detto "io non c'entro". Un funzionario del suo gabinetto, durante un incontro successivo e meno informale, ha promesso una casa per il giorno dopo. Ma il successivo mercoledì mattina i funzionari dell'ufficio immigrazione di Corso Novara si sono limitati a intimidire gli immigrati annunciando denunce e arresti se ci fossero state nuove occupazioni. L'unica "proposta" avanzata: prendersi i bambini ed ospitarli in una casa per minori. Più che una proposta una ben evidente minaccia.