Non essendo iscritto alla lista fare_la_sinistra, provo ad esprimere il
mio pensiero, a riguardo della manifestazione dell11 ottobre, attraverso
altre mailing list.
Forse non è molto corretto, ma insomma
Giacomo Casarino
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Scusate se mi intrometto, forse fuori tempo massimo, nella discussione.
Ho l'impressione, non me ne vogliate, che siete/siamo ancora del tutto
dentro il
trauma della sconfitta elettorale, esacerbato dalle successive, varie
divisioni
e frantumazioni congressuali, che ci collocano nella condizione psicologica
di
diffidare di noi stessi, delle nostre forze/idee, anche se Loris afferma che
"La
> Sinistra in quanto tale c'è esiste".
Certo, se vogliamo metterla su questo
piano, ha minore impatto mediatico ed autodepressivo un eventuale flop in
cento
città che un disastro sulla piazza a Roma. Siamo sinceri: dietro tante
obiezioni
alla manifestazione nazionale dell'11, non c'è (inconscio, forse) questo
spauracchio, la paura di aggiungere sconfitta a sconfitta?
In secondo luogo, non mi pare che si debbano confondere due piani che sono,
per
me, distinti (e lo sono anche nelle intenzioni del Laboratorio di Firenze e
del
Movimento Politico per la Sinistra che hanno promosso l'iniziativa): quello
di
dare visibilità
all'opposizione sociale a Berlusconi ed alla sua "marcia trionfale"
(opposizione
altrimenti inesistente o silente) e quello della formazione di
un'aggregazione,
unitaria e plurale, a sinistra. E qui concordo con Loris quando afferma che
"il
processo di unificazione a sinistra ha delle possibilità di riuscire
> se esce dalle logiche autoreferenziali dei partiti che oggi sono la
sinistra
> extraparlamentare: ma allora non ci si può lamentare della
> "mancata formalizzazione dell'unità", implicitamente e
contraddittoriamente imputata agli stessi partiti
ed ai loro esiti congressuali.
Giacomo Casarino
>
>
>Da
<javascript:open_compose_win('popup=1&to=LORIS+%3Cloris%40viaricad.com%3E&cc
=&bcc=&msg=&subject=&thismailbox=INBOX');> LORIS <loris@???>
>
> Cara Rita,
>
> Credo e i problemi che stiamo cercando di sviluppare debbano essere
> affrontati in maniera separata per poi eventualmente farne una sintesi.
>
> Intanto un chiarimento che solo apparentemente può sembrare lessicale. La
> Sinistra in quanto tale c'è esiste e può avere un problema di
frazionamento,
> di peso numerico, può ampliarsi o contrarsi ma c'è la sua ricostruzione in
> quanto tale come termine rientra nel vago anche se spesso cadiamo
> nell'equivoco.
>
> Quello che intendiamo il più delle volte e sicuramente quello che intendo
io
> è un processo di unificazione tra forze (non necessariamente partiti) che
> concorrono ad un progetto comune.
>
> All'interno della sinistra poi ma esattamente come avviene in altre realtà
> culturali e politiche le differenze anche "feroci" sono un dato di fatto
> incontrovertibile.
>
> Stalinismo trotskismo, socialismo libertario e socialdemocrazia per fare
> degli esempi a sinistra ma basta dare un occhio alla storia della chiesa
tra
> papato e catari tra chiesa conciliare e integralisti Lefebvreviani per
> comprendere che la cosa è assolutamente diffusa.
>
> La cosa grave è che all'interno della stessa area culturale si arriva a
> concepire differenze sostanziali della stessa idea di società. Il primo
> pensiero che mi viene in mente è storico ed è l'esito tragico in Spagna
nel
> 1937 durante la guerra civile tra le milizie anarchiche con le
> collettivizzazioni e le brigate internazionali a innegabile ispirazione
> stalinista. Lo stesso concetto dell'internazionalizzazione del socialismo
> piuttosto che in un paese solo sono due modi diversi di interpretare a
> sinistra.
>
> Oggi è possibile affrontare il confronto sul piano culturale tra posizioni
> diverse ; ci arricchisce sicuramente intellettualmente e umanamente ma
> ricordiamoci (non per alimentare degli asti) che fino a relativamente poco
> tempo fa alcune di queste componenti si prendevano a mitragliate.
>
> Accettiamo quindi pragmaticamente il fatto che all'interno della sinistra
le
> divisioni sono inevitabili (mi preoccuperei se fosse il contrario in
quanto
> sicuramente vorrebbe dire che prevalendo una sull'altra chi è diventato
> minoranza è scomparso soggiogato dall'altra componente.
>
> Quello sul quale ci stiamo misurando allo stato attuale è un
> processo unitario che raccolga il massimo consenso nell'ambito della
sinistra
> e soprattutto abbia una prospettiva condivisa da tutti i soggetti che vi
> concorrono. Mi rendo conto che molto probabilmente questa dialettica può
> essere più praticata con i movimenti che non con i partiti maggiormente
> strutturati, e questa, a mio parere è la ragione per cui da noi, a Genova
> nonostante una pratica unitaria sia stata messa attivamente in moto ben
oltre
> un anno fa, alla fine la difficoltà sulla quale andiamo a scontrarci è la
> mancata formalizzazione che consentirebbe a questo nuovo soggetto di fare
> azione politica sul territorio in modo condiviso.
>
> Comprenderai bene che risulta difficile coniugare chi mette al centro il
> proprio partito (posizione rispettabilissima) da chi decide di rimettersi
in
> discussione partendo dalle realtà che ci circonda.
>
> E, facendo comunque una leggera degressione anche chi condivide questo
> progetto in modo unitario a volte si fa prendere la mano rivendicando
magari
> qualche specificità che comunque alla fine rischia di logorare il percorso
> che è in itineree.
>
> Per queste ragioni ritengo che la manifestazione dell'11 sia uno sbaglio
ma
> ancor di più un grosso inganno perché è troppo facile chiedere a un Don
> Gallo, a un Pietro Ingrao, a un Tortorella di aderire a un appello contro
la
> politica del governo Berlusconi la Loro storia non ha bisogno di aderire a
> questo.
>
> E' dal primo post che ho fatto sull'argomento che chiedo: il 12 ottobre
cosa
> succede? Lo chiedo sia a Nichi Vendola che a Acerbo e Grassi, lo chiedo a
> quegli esponenti di SD che hanno firmato e alla Palermi, lo chiedo a tutti
> quelli che forse per timore di non essere visibili l'adesione l'hanno data
> per default.
>
> Vedi Rita, io non pretendo di detenere la verità sul processo di
> unificazione. Ritengo però che qualsiasi possa essere il metodo deve avere
> una caratteristica imprescindibile: eticamente corretto.
>
> Termino inoltre anche se forse non ce n'è bisogno affermando
tranquillamente
> che il processo di unificazione a sinistra ha delle possibilità di
riuscire
> se esce dalle logiche autoreferenziali dei partiti che oggi sono la
sinistra
> extraparlamentare.