Auteur: Aldo Zanchetta Date: À: FORUM LUCCA, forumvalleserchio Sujet: [Forumlucca] la morte di Celia Hart Santamaria e di suo fratello
Alberto
Celia Hart Santamaria era stata ospite a Lucca (al Mattaccio di Tassignano), grazie alla collaborazione della Fondazione Che Guevara, invitata dalla Fondazione Neno Zanchetta, due anni or sono, nell' anniversario della morte di Che Guevara. Celia, figlia di due antesignani della rivoluzione cubana, era una voce libera e dissonante nel panorama politico e idelogico cubano. Trotskista e guevarista, il Partito comunista cubano alcuni anni or sono non le aveva rinnovato la tessera a causa della dissonanza di alcune sue posizioni da quelle del partito stesso. Figlia di due atefici della rivoluzione cubana gpodeva per questo di un certo grado di autonomia ideologica rispetto alle politiche ufficiali.
La vogliamo ricordare qui con le parole di Antonio Moscato:
In ricordo di Celia Hart Santamaria
Nel pomeriggio di domenica 7 settembre Celia Hart Santamaria e suo fratello Abel si sono schiantati con la loro auto contro un albero in un'avenida dell'Avana. Celia aveva 45 anni e Abel 48. La notizia è passata in secondo piano tra quelle della minaccia del ciclone Ike.
Celia era una fisica, figlia di due dirigenti storici della rivoluzione, Armando Hart, segretario del partito unificato al momento della partenza di Guevara e poi ministro della cultura, e Haidée Santamaria, una delle due donne del Moncada (i batistiani le uccisero in modo atroce fratello e fidanzato), poi divenne una straordinaria direttrice della Casa de las Américas. A volte Celia diceva che voleva chiamarsi solo Santamaria, come la madre, e sulla sua vicenda è tornata spesso: Haydée è morta suicida nel 1980, al momento della partenza della seconda grande ondata di esuli, quella di Mariel. Celia ricordava la madre inchiodata ai vetri che si affacciavano sul lungomare, con uno sguardo terribilmente amaro di fronte a quell'esodo di disperati. Il fratello Abel, ora morto insieme a lei, era rimasto ancor più profondamente segnato dalla morte della madre, a cui aveva quasi assistito in diretta (era nella stanza accanto).
Al padre Celia non perdonava invece negli ultimi tempi le raccomandazioni di prudenza, che interpretava come pressioni indebite, ed erano invece frutto di esperienza. In realtà il padre la avvertiva del rischio che le togliessero l'accesso a Internet, e anche di pericoli maggiori, ma intanto la proteggeva come poteva. Armando Hart comunque non aveva potuto impedire che nel 2005 togliessero a Celia la tessera del partito, cosa che a Cuba non è una misura da niente...
Celia aveva assunto da sola, o quasi, un ruolo di coscienza critica, commentando avvenimenti e prese di posizioni ufficiali. In una bella intervista autobiografica a Manuel Talens apparsa sul sito di Rebelión nel marzo 2006 spiegava che il suo impegno politico era cominciato tardi. Quando aveva studiato fisica nella Germania Est era stata disgustata da quella società, e spaventata dai burocrati che le assicuravano che anche Cuba sarebbe stata così, e avrebbe avuto saponette profumate e cioccolata... Se questo è socialismo, non mi interessa. Era entrata in una crisi profonda e quando l'aveva manifestata al padre durante una vacanza, Hart le aveva dato per la prima volta i libri su cui si era formato e che erano inaccessibili per un giovane cubano: prima di tutto la trilogia di Isaac Deutscher su Trotsky, poi alcuni libri dello stesso Trotsky, e alla fine la raccolta segretissima (in 200 copie per i dirigenti) degli scritti di Guevara.
Presto Celia aveva cominciato a scrivere, in maniera inarrestabile. Prima di tutto in difesa del pensiero nascosto e dimenticato del Che (la pubblicazione di parte dei famosi inediti si deve anche e soprattutto alla sua battaglia), e in difesa del ruolo storico di Trotsky. Solo sul sito catalano di "Kaos en la red", ci sono una cinquantina di suoi scritti, alcuni anche ponderosi. Altri (tra cui diversi poemi) se ne possono trovare in Rebelión, in Aporrea e sul sito del Militant. Alcuni sono stati pubblicati in Italia, su Erre, nei quaderni della Fondazione Guevara e anche in appendice al mio libro sul Che inedito.
Di solito erano firmati solo da lei, ma nel marzo di quest'anno aveva fatto una Declaración desde Cuba contro l'assassinio in Ecuador del comandante delle FARC Raúl Reyes, firmata insieme ad alcuni vecchi compagni trotskisti cubani, uno dei quali era stato protagonista della guerriglia sulla Sierra e poi condannato negli anni Settanta a 12 anni di carcere per "calunnie all'Unione sovietica".
Spesso è intervenuta "controcorrente", ad esempio difendendo le FARC che a Cuba non sono ben viste, e polemizzando apertamente con Chávez sulla necessità della lotta armata; ha anche respinto spesso la posizione ufficiale cubana che considera la Cina "socialista".
Tuttavia spesso è stata fraintesa: non era in senso stretto una "dissidente" o un'oppositrice, ma uno spirito critico e libero. Tuttavia non rinunciava ad alcuni omaggi rituali (forse tattici) a Fidel Castro, e a nominare Fidel ogni volta che parlava del Che. Era stata attaccata dal movimento libertario cubano per un articolo di questo genere (che asseriva che non poteva esserci nulla a sinistra di Fidel) ed era stata sollecitata dai dirigenti del partito a rispondere, ma si era rifiutata. Mi spiegò che era in difficoltà perché aveva capito che le critiche di quei compagni erano sostanzialmente corrette, e anche perché aveva saputo che uno di loro era il nipote del Che (Canek, figlio di Hilda Guevara) che lei conosceva benissimo.
Queste ambiguità e contraddizioni avevano una spiegazione particolare: da un lato sono presenti in tanti altri ottimi compagni cubani critici sul presente ma incapaci di affrontare serenamente e apertamente il problema delle responsabilità di Fidel (i cui eccezionali meriti storici non possono cancellare i tanti errori dei tempi recenti), dall'altro si devono a una scelta politica di Celia che ha sempre mantenuto rapporti cordiali con tutte le tendenze trotskiste, (in Italia ha voluto incontrare Turigliatto e Malabarba) ma ha finito poi per legarsi molto al gruppo del Militant, che ha una tattica che si potrebbe definire "opportunista" verso il regime cubano o quello venezuelano, che evita di criticare apertamente.
Lo ricordiamo per spiegare alcune sue oscillazioni, non per giudicare. Il suo ruolo è stato nettamente positivo, anche se, per certe sue rigidità, non è riuscita bene a legarsi ad altri più consistenti gruppi di compagni che a partire dal gennaio 2007 si sono fatti coraggio e hanno cominciato a scrivere mail e a prendere iniziative.
Appena il 1 settembre aveva scritto un testo che prendeva di fatto le distanze da un documento messo in Internet da alcuni dirigenti cubani, non dissidenti, che reclamavano un "socialismo partecipativo e democratico". Tra essi l'ex diplomatico Pedro Campos: Celia scrive che lo conosce bene e ha discusso più volte con lui, sicché "non vale la pena di riferire le discussioni fatte..." Si limita così a polemizzare con l'utilizzazione strumentale del documento da parte del giornale argentino "Clarín". Un po' come aveva fatto con gli anarchici. E una testimonianza in più delle sue contraddizioni che l'hanno forse sottoposta a uno stress che potrebbe forse spiegare l'incidente, avvenuto in una strada deserta e larghissima in pieno giorno.
Certo molti, anche di quelli che hanno polemizzato con lei, la piangeranno e rimpiangeranno. A partire da suo padre, Armando Hart, che ne temeva le imprudenze, ma aveva avuto un ruolo decisivo, non inferiore a quella della straordinaria Haydée, nella sua formazione di rivoluzionaria.