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Orbassano: presidio contro la repressione e per la libertà di espressione
Al CPT/CIE chi si ribella viene pestato, umiliato, espulso: l'ultimo pestaggio, l'ultima rivolta è dello scorso 18 agosto, quando un detenuto che protestava contro l'ennesimo sopruso viene picchiato e, in risposta, per qualche ora i reclusi spaccano tutto.
Qualche giorno dopo Orbassano un antirazzista distribuisce volantini di denuncia del pestaggio, dove è scritto "la polizia picchia". Fermato dai carabinieri e portato in caserma viene insultato e denunciato per "oltraggio a corpo politico amministrativo". Gli viene detto che non si può scrivere che "la polizia picchia" e passarla liscia. Per condire il tutto gli viene fatta una multa di 800 euro per affissione abusiva.
Giovedì 11 settembre l'Ereticocollettivo di cui fa parte il compagno denunciato e multato ha indetto un presidio contro la repressione e per la libertà di dissentire in piazza dei caduti a Orbassano alle 18,30.
Saranno presenti anche compagni e compagne dell'Assemblea Antirazzista.
La violenza di polizia e carabinieri contro immigrati, rom e sinti è quotidiana dimostrazione che il razzismo di Stato non si esprime solo nelle leggi ma anche nella pratica quotidiana delle forze del disordine.
Per chi arriva da Torino: usciti dall'autostrada proseguire dritto fino alla rotonda di Pasta, svoltare a sx in direzione Orbassano e proseguire dritto fino al centro cittadino, la prima rotonda proseguire dritto (non svoltare a dx perchè c'è la ztl) alla seconda girare a destra e si arriverà poco dopo a una seconda rotonda dove proseguendo dritto sulla destra si può vedere la piazza (si riconosce dai cannoni e dal monumento ai caduti).
L'ultimo episodio in cronaca - avvenuto a Bussolengo in provincia di Verona - è sintomatico del lavoro che le squadracce in divisa fanno nel nostro paese.
Chi dice che rischiamo il fascismo non vede che il fascismo non è un fantasma del passato ma una realtà del presente.
Un'anziana sinta racconta in un'intervista "arrivavano e fascisti e noi scappavamo perché quelli, se ci prendevano, ci ammazzavano tutti."
Chi pensa che è storia di ieri legga di il racconto di Cristian, uno dei sinti pestati a sangue dai carabinieri a Bussolengo, dove tre famiglie di sinti di nazionalità italiana si erano accampate venerdì 5 settembre.
«Stavamo preparando il pranzo, ed è arrivata una pattuglia di vigili urbani - racconta Cristian - per dirci di sgomberare entro un paio di ore. Abbiamo risposto che avremmo mangiato e che saremmo subito ripartiti. Dopo alcuni minuti arrivano due carabinieri. Ci dicono di sgomberare subito. Mio cognato chiede se quella era una minaccia. Poi cominciano a picchiarci, minorenni compresi».
La voce si incrina per l'emozione: «Hanno subito tentato di ammanettare Angelo - prosegue Cristian - Mia sorella, sconvolta, ha cominciato a chiedere aiuto urlando 'non abbiamo fatto nulla'. Il carabiniere più basso ha cominciato allora a picchiare in testa mia sorella con pugni e calci fino a farla sanguinare. I bambini si sono messi a piangere. È intervenuto per difenderci anche Denis. 'Stai zitta puttana', ha urlato più volte uno dei carabinieri a mia figlia di nove anni. E mentre dicevano a me di farla stare zitta 'altrimenti l'ammazziamo di botte' mi hanno riempito di calci. A Marco, il figlio di nove anni di mia sorella, hanno spezzato tre denti. Subito dopo sono arrivate altre pattuglie: tra loro un uomo in borghese, alto circa un metro e settanta, calvo: lo chiamavano maresciallo. Sono riuscito a prendere il mio telefono, ricordo bene l'ora, le 14,05, e ho chiamato il 113 chiedendo disperato all'operatore di aiutarci perché alcuni carabinieri ci stavano picchiando. Con violenza mi hanno strappato il telefono e lo hanno spaccato. Angelo è riuscito a scappare. È stato fermato e arrestato, prima che riuscisse ad arrivare in questura. Io e la mia compagna, insieme a mia sorella, Angelo e due dei loro figli, di sedici e diciassette anni, siamo stati portati nella caserma di Bussolengo dei carabinieri». «Appena siamo entrati,erano circa le due - dice Cristian - hanno chiuso le porte e le finestre. Ci hanno ammanettati e fatti sdraiare per terra. Oltre ai calci e i pugni, hanno cominciato a usare il manganello, anche sul volto. Mia sorella e i ragazzi perdevano molto sangue. Uno dei carabinieri ha urlato alla mia compagna: 'Mettiti in ginocchio e pulisci quel sangue bastardo'. Ho implorato che si fermassero, dicevo che sono un predicatore evangelista, mi hanno colpito con il manganello incrinandomi una costola e hanno urlato alla mia compagna 'Devi dire, io sono una puttana', cosa che lei, piangendo, ha fatto più volte».
Continua il racconto Giorgio, che ha diciassette anni ed è uno dei figli di Angelo: «Un carabiniere ha immobilizzato me e mio fratello Michele, sedici anni. Hanno portato una bacinella grande, con cinque-sei litri di acqua. Ogni dieci minuti, per almeno un'ora, ci hanno immerso completamente la testa nel secchio per quindici secondi. Uno dei carabiniere in borghese ha filmato la scena con il telefonino. Poi un altro si è denudato e ha detto 'fammi un bocchino'». Alle 19 circa, dopo cinque ore, finisce l'incubo e tutti vengono rilasciati, tranne Angelo e Sonia e Denis, accusati di resistenza a pubblico ufficiale. Giorgio e Michele, prima di essere rilasciati, sono trasferiti alla caserma di Peschiera del Garda per rilasciare le impronte. Cristian con la compagna e i ragazzi vanno a farsi medicare all'ospedale di Desenzano [Brescia].
Sabato mattina la prima udienza per direttissima contro i tre «accusati», che avevano evidenti difficoltà a camminare per le violenze. «Con molti familiari e amici siamo andati al tribunale di Verona - dice ancora Cristian - L'avvocato ci ha detto che potrebbero restare nel carcere di Verona per tre anni».
Sulla stampa nazionale non è uscito un rigo. Solo il sito di Carta riporta la notizia
Facciamo appello a tutti gli antirazzisti ad essere presenti ad Orbassano al presidio di domani. Vogliono tappare la bocca a chi denuncia le violenze della polizia e dei carabinieri: non ci riusciranno!
Federazione Anarchica Torinese - FAI
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