[Forumlucca] [ CICLO CIRCOLO DEL CINEMA "NEI CUORI DELLA TE…

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Autore: gia nni
Data:  
To: forumlucca@inventati.org
Oggetto: [Forumlucca] [ CICLO CIRCOLO DEL CINEMA "NEI CUORI DELLA TERRA"]

*Nei cuori della Terra
*
Pier Paolo Pasolini... Sokurov e Mikhalkov, i volti mitici di Marlon
Brando e della Marylin, quello, per lo più sconosciuto, di Galina
Vishenevskaya...
S'inizia quest'anno più presto del solito, a fine settembre,
sull'onda di film che vanno "nei cuori" di questo disastrato, ma pur
sempre magnifico, Pianeta. Ci saranno parole e incontri, ma soprattutto
visioni, storie, ritmi, geografie del mondo, esplorazioni: Mosca e la
Cecenia, Rio de Janeiro e le favelas, Pelè e la dittatura militare,
Torino e il Marocco, i rumeni e i padani, i viaggi dentro i sentimenti
e quelli dentro la storia. Pellicole, tutte, con una necessità e uno
stile.
Vi aspettiamo dal 25 settembre, come sempre, al cinema Centrale.


Giovedì 25 settembre 2008
L'anno in cui i miei genitori andarono in vacanza (O ano em que meus
pais saíram de férias)
di Cao Hamburger
con Michel Joelsas, Germano Haiut, Paulo Autran, Daniela Piepszyk,
Simone Spoladore, Caio Blat, Liliana Castro.
Brasile 2006. - Dur: 104'.
"Talmente tanti i motivi per amare /L'anno in cui i miei genitori
andarono in vacanza/ che è difficile sceglierne uno: forse la forza
evocativa dei campionati del mondo di calcio del 1970, quelli che
perdemmo in finale e che il Brasile di Pelè vinse alla grande, o forse
la potenza sommessa di una vicenda che sa mescolare la politica e la
vita privata, la crudeltà di una dittatura militare e i giochi solitari
di un bambino che i genitori rivoluzionari hanno dovuto abbandonare,
oppure l'originalità di un ambiente poco noto, quello degli ebrei di San
Paolo che quel bambino prendono a cuore e proteggono come possono.
Ma se devo essere sincero fino in fondo devo ammettere che questo film
mi ha sciolto il cuore perché mi ha riportato a quegli anni così vicini
e così lontani, anni in bianco e nero, senza sponsor e computer, senza
cartoni giapponesi e pubblicità invadenti, anni in cui un bambino doveva
inventarsi ogni pomeriggio dal nulla della malinconia e della noia".
(Marco Lodoli da "Il diario)

Complesso S. Micheletto, ore 21.30
(speciale anteprima mostra "MOTO & CINEMA" in collaborazione con
Mostre&Mostre srl Associazione Indian)
Martedì 30 settembre 2008
Il selvaggio [The Wild One,)
di Laszlo Benedek
con Marlon Brando, Mary Murphy, Lee Marvin, Robert Keith, Jay C.
Flippen. USA, 1954. B/n. Durata 79',
In una tranquilla cittadina della California spadroneggia una banda di
giovinastri dediti all'ubriachezza, alle gimkane motociclistiche e ad
azioni di teppismo. La banda è capeggiata da Johnny (Marlon Brando) un
duro (all'apparenza) ma dal cuore tenero. Un giorno verrà accusato
ingiustamente di omicidio...
E' un film che ha fatto epoca, sia nel costume (il giubbotto di pelle e
la moto di Brando), che nell'immaginario collettivo, divenendo il
capostipite della denuncia di un certo malessere giovanile.


 Giovedì 2 ottobre 2008
Corazones de Mujer
di Davide Sordella, Pablo Benedetti
con Aziz Amehri, Ghizlane Waldi, Mohammed Wajid. Italia 2007. Dur: 85'.
                           Sarà presente il regista Pablo Benedetti
C'era una volta il miglior sarto di vestiti arabi della città e c'era 
una promessa sposa a cui lui doveva fare il vestito da matrimonio: Zina. 
Il problema era che Zina aveva già perso la verginità e nel mondo arabo 
ciò non è permesso. Saliranno al volante di una vecchia Alfa Romeo 
Spider, da Torino fino in Marocco e... inizieranno il viaggio che le 
salverà la vita.
Paolo Benedetti e Davide Sordella  regalano una bella prova di regia, 
l'ispirazione ad Almodovar è originale e non diventa mai debito, la 
sceneggiatura frizzante ed essenziale ha tanti, ma mai troppi, spunti. 
Un viaggio di formazione sentimentale, di consapevolezza sessuale, di 
incontro e confronto, di vita appassionata e dolente. L'ottima musica 
(Enrico Sabena) accompagna la storia regalandole leggerezza e 
profondità, cifra stilistica di questo melodramma tenero e arguto, che 
pur senza accusare direttamente va al cuore, alla pancia e al cervello 
di chi guarda, con un (sor)riso amaro.


Giovedì 9 ottobre 2008
*12 *
di Nikita Mikhalkov
con Nikita Mikhalkov, Sergei Makovetsky, Sergei Garmash, Aleksei
Petrenko, Yuri Stoyanov, Valentin Gaft.
Russia, 2007. Dur: 149 min.
Dodici uomini in uno stanzone discutono fino allo sfinimento per
decidere se un giovane accusato di aver ucciso il patrigno a coltellate
è colpevole o meno. Il verdetto dev'essere unanime. E la discussione,
anziché andare per le spicce, diventa un confronto a tutto campo fra i
giurati, diversissimi per estrazione sociale, cultura e carattere.
Ognuno di loro getta nel dibattito tutto sé stesso, le sue idee, le sue
esperienze, le sue paure, talvolta inconfessate...
Sebbene sia il remake di un caposaldo della cinematografia Usa, */12/
*offre allo spettatore la sua anima russa, aliena e irriducibile a ogni
omogeneità. Eppure la storia dell'imputato ceceno che aspetta una
condanna già scritta diventa improvvisamente anche la storia dei
pregiudizi di casa nostra: ricorda il romeno, l'albanese, l'immigrato
clandestino. In questo doppio, incessante movimento - dalla paura del
singolo alla paranoia sociale - sta la grandezza di questo film che
mette al centro di sé stesso la necessità etica di una giustizia in
terra. E la dolorosa consapevolezza della sua assenza. Infine, qualche
colpo di scena da istrione navigato e una danza liberatoria, per
scaldarsi nel gelido inverno moscovita.


Giovedì 16 ottobre 2008
Tropa de Elite - Gli squadroni della morte
di José Padilha
con Wagner Moura, Caio Junqueira, Maria Ribeiro, André Ramiro, Fernanda
Machado, Milhem Cortaz.
Brasile, Argentina, 2007. Dur: 115 min.
Davvero incredibile la super-striminzita distribuzione sul nostro
territorio di «Tropa de elite - Gli squadroni della morte», il film che
ha vinto più che giustamente l'Orso d'oro all'ultima Berlinale.
L'opera seconda di José Padilha è ambientata nel 1997, alla vigilia del
viaggio di papa Giovanni Paolo II, quando i quattrocento imbattibili e
incorruttibili agenti del Bope (reparto speciale della polizia di Rio de
Janeiro) intensificano per ragioni d'immagine la loro agghiacciante
«caccia grossa». Scandito dalle ansimanti riprese della macchina a mano,
dal dialogo feroce e urlato e, soprattutto, dal montaggio mozzafiato, il
film sceglie due personaggi-guida, due antieroi noir che rientrano
appieno nella tradizione del poliziesco classico. Da una parte il
Capitano che sta per distruggere se stesso e il nucleo familiare a causa
dello stress insostenibile procurato dai metodi violenti e illegali;
dall'altra il giovane agente-studente, che vive, però, una grave
contraddizione tra l'uniforme nera e la complicità con un gruppuscolo
«rivoluzionario» di giovanotti della Rio bene. E in effetti, la forza di
quest'avvincente ballata criminale sta proprio nel rigore di uno sguardo
che non arretra davanti ai dogmi «di destra o di sinistra» e preferisce
immergere la macchina da presa negli abissi di una ben più preoccupante
disumanizzazione apocalittica.

Giovedì 23 ottobre 2008
Il resto della notte
di Francesco Munzi
con Sandra Ceccarelli, Aurélien Recoing, Stefano Cassetti, Laura
Vasiliu, Victor Cosma, Constantin Lupescu, Valentina Cervi, Susy Laude.
Italia 2008. Dur: 99' min.
Ambientato nella glaciale Torino, tra lussureggianti colline,
quartieracci malavitosi e il centro storico, /Il resto della notte,/ è
un noir dell'immigrazione, un «primo piano» sulla paura e sul
materialismo che uccide l'anima.. Due rumeni immigrati, e un italiano,
(Stefano Cassetti, l'indimenticabile Roberto Succo), impazzito di dolore
dopo aver perso la potestà del figlio, puntano con grimaldelli e pistola
alla bella villa in collina da svaligiare. L'operazione è facile, quasi
inutili le mascherone da thriller made in Usa. Invece...
Scrive Mereghetti: "Al suo secondo film dopo /Saimir/, Francesco Munzi
elimina qualsiasi concessione estetica o sociologica. I suoi personaggi
sono verissimi ma mai sovraccaricati o compiaciuti. Non rappresentano un
«tipo» o una «macchietta» - la moglie frustrata, il drogato paranoico,
l' immigrato malavitoso -, sono volti veri e concretissimi, resi
attraverso un lavoro sugli attori davvero encomiabile: la Ceccarelli mai
così convincente; Recoing o Cassetti perfetti così come i volti rumeni.
E lo stesso lavoro di spoliazione ed essenzialità Munzi lo impone alla
regia, dove ogni immagine e ogni scena si rivelano necessarie, lontane
sia dal naturalismo che dalla bella immagine, ma capaci di restituire la
drammatica durezza di una società che ha perso ogni speranza."

Giovedì 30 ottobre 2008
Alexandra
diAlexksandr Sokurov
con Galina Vishnevskaya, Vasili Shevtsov. Russia 2006. Dur: 92 min.
Una donna, interpretata dalla grande cantante Galina Vishnevskaya,
vedova di Rostropovic, va a visitare il nipote di stanza in Cecenia. La
guerra c'è, è evidente, e non c'è nemmeno bisogno di stare a ricordare
ragioni e perché. Sokurov non banalizza le posizioni in campo ma, come
John Ford, ritiene che agli anziani spetti il compito di fermare la
guerra. /
Alexandra/ è in questo senso il suo film più dolente, annegato in un
beige seppiato che sembra voler strappare via i colori che differenziano
le superfici degli uomini per giungere a ciò che ci rende simili gli uni
agli altri. Un'immensa lezione di cinema che conserva saldamente negli
occhi /Germania anno zero/ di Rossellini e /Furore/ di Ford.


Giovedì 6 novembre 2008
La Rabbia di Pasolini
di Giuseppe Bertolucci. Italia 2008. B/n 83 minuti.
Operazione di recupero realizzata da Giuseppe Bertolucci sulla base
delle indicazioni precise di Pier Paolo Pasolini su singoli punti
specifici. Così vengono ricostruiti i primi 15 minuti monchi
nell'edizione del '62: con al centro la guerra in Corea e la guerra in
genere, le alluvioni e le ricostruzioni, le ideologie e i miti di massa.
Poi hanno inizio i 53' della rabbia pasoliniana. e stavolta è vera
rabbia, I poli tra cui si muove sono quelli della guerra e della
bellezza. Il vertice è raggiunto nel finale con le immagini della morte
di Marylin, sublimi versi di vera bellezza incontaminata, racchiusa nel
fascino immobile di una bambina mai diventata adulta, e con il volo di
Gagarin nell'orbita terrestre e il trionfale ritorno a Terra, vita che
supera la morte e ritorna vita.
/La rabbia/ si conclude con una appendice inedita, /L'aria del tempo,/
di 12 minuti che raccoglie un florilegio di cinegiornali d'epoca dc per
sbeffeggiare Pasolini e creare un prototipo, poi utile in futuro di
«linciaggio mediatico», da Braibanti a Valpreda), comprese le
dichiarazioni finali di Pasolini sugli arrabbiati in Italia, piccoli
arrabbiati perché piccola è la borghesia. Sembra di intuire dietro le
sue parole che non ci sarà più rabbia. E rabbia ormai non c'è più. E'
qualcosa d'altro, che rabbia non è.